Un complotto. Nient'altro che una manovra ordita per creare un danno alla società. L'avvocato Lorenzo Vitali, il legale che ha preparato e firmato per la Roma la lettera di licenziamento alla dipendente e al suo fidanzato dopo che un loro video hard privato era stato diffuso (senza che lo sapessero) tra i giocatori e lo staff del centro sportivo di Trigoria, ieri è stato ascoltato dalla Procura della Figc, la Federazione giuoco calcio. Un colloquio con il procuratore capo Giuseppe Chiné che non è durato molto. Accompagnato a sua volta da Antonio Conte, legale del club, Vitali, infatti, si è limitato a ribadire punto dopo punto, comunicato stampa alla mano, quanto già sostenuto pubblicamente dalla società nei giorni scorsi senza aggiungere molto altro. Anzi.
Video hard alla Roma, la dipendente licenziata: «Io umiliata, pronta a fare tutti i nomi»
INCREDULO
Mostrandosi particolarmente incredulo rispetto al fatto che «di fronte a una questione che attiene meramente al giudice del lavoro» si sia mossa la giustizia sportiva.
Se la Roma si dice intenzionata ad andare fino in fondo davanti al giudice del lavoro (avrebbe rifiutato anche una proposta d'accordo dietro un risarcimento proposto dalla coppia subito dopo il provvedimento, a novembre), la dipendente e il suo compagno si dicono altrettanto decisi a non cedere il passo. Respingendo con forza il teorema del complotto, come già spiegato allo stesso Chiné nell'incontro in Figc di lunedì scorso, quando hanno ripercorso la loro vicenda facendo perno su due aspetti principali: il furto del video estratto di nascosto dal telefonino della ragazza e la «lampante» violazione della privacy patita, in particolare, dalla donna che si dice vittima di un comportamento discriminatorio nei suoi confronti.
Non un complotto, dunque, ma semplicemente una richiesta di aiuto tramite un primo approccio con i sindacalisti della Filcams Cgil, presenti come anche Cisl e Uil in maniera radicata tra i lavoratori del team capitolino rispetto a quello che viene ritenuto un licenziamento «ingiusto» e quindi «nullo». La coppia, al contrario, replica di essere l'unica vittima nella vicenda e di non avere ricevuto alcun beneficio dalla bomba mediatica, anzi solo una maggiore fonte di stress psicologico.
Ma davvero la giustizia sportiva poco o nulla può rispetto all'affaire che sta scuotendo Trigoria, dalla Primavera alla prima squadra? Secondo uno dei massimi esperti in diritto sportivo, l'avvocato Mattia Grassani, non esiste una normativa specifica ma viene genericamente richiamato l'articolo 4 del codice di giustizia sportiva che riguarda i principi della lealtà e della correttezza.