Ivan Basso non ha dubbi e lancia Pogacar: «Ha tutto per fare doppietta Giro-Tour»

L'ex campione ha parole al miele per Napoli e la Campania

Ivan Basso ha vinto le edizioni 2006 e 2010 del Giro d'Italia. Assieme ad Alberto Contador guida il progetto tecnico del Team Polti-Kometa
Ivan Basso ha vinto le edizioni 2006 e 2010 del Giro d'Italia. Assieme ad Alberto Contador guida il progetto tecnico del Team Polti-Kometa
di Silver Mele
Giovedì 16 Maggio 2024, 19:30 - Ultimo agg. 17 Maggio, 16:47
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Corsi e ricorsi storici. Emozioni lunghe una vita, pronte a tornare perché il ciclismo è così e la bicicletta non si accantona mai. Anche quando sembra che le gambe abbiano smesso di pedalare o non vogliano più saperne. Due campioni iconici degli ultimi decenni hanno messo insieme idee e forze, oltre all’occhio lungo di scopritori di talenti, per sbarcare da direttori sportivi nel mondo che hanno onorato con vittorie memorabile.

Così se per Francesco Polti era stato folgorante l’incontro con Dino Zandegù per aprire le porte della sua azienda al ciclismo, per la figlia Francesca che ora guida lo storico marchio è stata determinante una chiacchierata con Ivan Basso e Alberto Contador. Due eccellenze del pedale che alle spese folli   prediligono la scoperta dei talenti e il piacere di una scommessa che gratifica anche con le vittorie. E’ già capitato proprio al Giro d’Italia 2023 con i sigilli prestigiosi di Fortunato sullo Zoncolan e Davide Bais al Gran Sasso.

E anche in questa edizione la squadra che conta sui numeri di tanti giovani ed altri uomini esperti continua a sgomitare per un posto al sole. Il Basso 2.0 è incominciato da tempo.  

«È il momento delle grandi responsabilità. Nel mio post carriera a lungo ho pensato a come restituire al ciclismo ciò che il ciclismo di tanto straordinario mi ha dato. Credo che alla fine il modo migliore sia proprio questo, ovvero creare una struttura che offra ai giovani talenti l’opportunità di esprimersi ai massimi livelli. Gli anni sono volati ed ora che siamo al settimo di vita le soddisfazioni raccolte sono già tante: questo è per noi il quarto Giro d’Italia e le due tappe vinte lo scorso anno sono al momento il punto più alto. Il passato del team è glorioso e noi vogliamo dimostrarci all’altezza della storia della famiglia Polti». 

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Nell’epoca dell’iper professionismo, della cura spasmodica e quasi maniacale del dettaglio, delle biciclette super leggere e delle diete alimentari ferree è più facile o più difficile arrivare alla serie A del pedale? 
«L’esasperazione è oggi propria di tutti gli sport. Si è abbassata l’età degli atleti cui si chiede il raggiungimento precoce di livelli altissimi di prestazione. Tutto questo è molto difficile da gestire anche per noi. E diviene pericoloso per questi ragazzi cui viene richiesto subito tutto, col rischio che possano non essere pronti e accumulare delusioni. Con tutte le reazioni del caso, come ad esempio l’abbandono dell’attività. Quindi il nostro dovere è quello di tenere ovviamente alta l’asticella ma allo stesso tempo anche di aspettare e rispettare il talento».

Quando incroci i campioni è inevitabile che si apra la porta all’amarcord. Ivan Basso vinse due edizioni del Giro d’Italia, nel 2006 e nel 2010. Chiedere di scegliere è un po’ come sparigliare nelle ragioni del cuore. 
«Non faccio differenza perché sono passati tanti anni. Per me quello di importante che è rimasto non sono tanto i trofei ma le emozioni che i miei tifosi mi hanno dato e ancora oggi mi lasciano. Ritengo che questa sia la cosa più bella, privilegio rarissimo per un uomo di sport. Ricordo ad esempio lo spettacolo del 2009 quando si attaccò il Vesuvio nella salita che tornava ad essere arrivo di tappa dopo tanti anni. Chiusi a 35 secondi da Sastre ma il tifo, la passione, gli incitamenti di quel giorno li sento ancora sulla pelle. D’altronde il calore di Napoli e della Campania è un mantra, balsamo per i corridori, dal primo all’ultimo».

Sulla famelicità di Tadej Pogacar cos’altro si può dire che non sia stato già detto? 
«È senza alcun dubbio uno dei pochi atleti che può ambire oggi alla doppietta Giro-Tour. Ha dimostrato un’attitudine rarissima alle vittorie, nella facilità sorprendente con cui gli riescono le cose. Penso davvero che quest’anno abbia la grande chance per fare doppietta ed entrare per sempre nella storia».

Ogni nuova classica monumento sembra ormai destinata a segnare un nuovo record di velocità media. Solo per restare alle ultime tre corse, la Milano-Sanremo (46.11 km/h) il giro delle Fiandre (44.481 km/h) e la Paris-Roubaix (47.802 km/h) hanno visto la propria velocità media record storica aggiornata. Come lo spiega la guida tecnica del Team Polti-Kometa? 
«L’evoluzione c’è stata non solo nelle biciclette ma anche negli allenamenti, nell’alimentazione, di conseguenza nelle prestazioni. Soprattutto le squadre hanno lavorato molto di più negli ultimi anni e c’è stato un miglioramento esponenziale nella performance sul mezzo meccanico, sulle ruote, sui body, sul casco. Poi, o meglio in testa al discorso, c’è il calibro degli atleti che oggi è davvero notevole».

Quale messaggio va a destinare Ivan Basso ai giovani? 
«Ci vuole dedizione totale al lavoro. Un consiglio è migliorarsi nella cronometro, specialità importante per provare a fare la differenza nelle corse a tappe ma anche nelle sortite da lontano. Agli appassionati della Campania invece non bisogna dir nulla: restino sempre quel che sono, unici. Continuino solo a tifare perché sono patrimonio del Giro d’Italia».

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