Enzo Iacchetti ha temuto di non farcela. Ha avuto paura. Non lo nasconde al Corriere della Sera. Colpa del Covid e dell'età ormai fragile. «Ho preso due Covid quasi di fila, per la prima volta in vita mia ho creduto di morire. Sono stato malissimo, non ho dormito per intere notti. Per fortuna avevo fatto già tre vaccini. Sono ormai tra i “fragili”, all’epoca avevo quasi 69 anni e forse se non mi fossi vaccinato sarei finito in terapia intensiva».
Il libro
Si torna indietro col tempo, con la memoria.
Ma già in quel periodo chiuso in casa uno degli storici conduttori di Striscia la notizia aveva paura. «Era paura per me e per le persone a me care, certo. Ma avevo paura anche per quei poveretti che le ambulanze trasportavano senza sosta». Forse «mi prenderete per matto, ma ve lo racconto: ho letteralmente tappezzato casa mia di post-it nei quali scrivevo pensieri tra i più disparati. Di dolore, di speranza, di nostalgia, di illusione. Quando finalmente si riaprirono le porte del mondo li ho raccolti e trascritti in un libro. Che ho scritto e stampato con soldi miei, tramite la mia società».
La scelta di donarla a Bergamo non è un caso: «Vorrei che nessuno dimenticasse l’immagine delle bare trasportate sui mezzi militari. Perché i no vax mi fanno incazzare, specie quelli che dicono che era tutta una messa in scena. Bergamo è stata una delle città più colpite dalla pandemia al mondo. Lo sa che tanti miei amici se ne sono andati in una settimana? Io mi considero un sopravvissuto».