Teatro San Carlo, i tre Soprani cantano per la Serao

Teatro San Carlo, i tre Soprani cantano per la Serao
di Donatella Longobardi
Martedì 22 Maggio 2018, 07:00
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Tre soprani campani, tre voci mai ascoltate tutte insieme fino ad ora. Rosa Feola, Carmen Giannattasio e Maria Grazia Schiavo sono le protagoniste musicali della serata del Premio Serao al San Carlo, un teatro dove cantano spesso e dove ora tornano col piacere di sentirsi a casa. Il riconoscimento, che da quest'anno ha l'Alto Patronato del presidente della Repubblica, sarà consegnato lunedì prossimo,28 maggio, nel corso di un gala-spettacolo dedicato alle eccellenze femminili con la partecipazione anche di Carolina Rosi e Lina Sastri. Nell'occasione, con la premiazione della vincitrice, la scrittrice iraniana Azar Nafisi, sarà presentata anche la nuova grafica del quotidiano.

«E in più siamo anche amiche», racconta la Feola reduce da un successo personale nei panni di Norina nel «Don Pasquale» alla Scala con la discussa regia di Livermore. Difficile trovare un'opera adatta contemporaneamente alle caratteristiche vocali di Rosa, Carmen e Maria Grazia, ma Feola e Schiavo sono state insieme nel «Don Giovanni» al Regio di Torino, mentre Giannattasio e Feola hanno condiviso una tournée della Scala in Kazakistan come allegre comari di «Falstaff».

E ora eccole pronte a calcare il palcoscenico in un concerto che rimanda al femminile l'esperienza dei Tre Tenori, Pavarotti, Domingo e Carreras tutto giocato sulle melodie di Verdi e Puccini. «Condividere la scena è un onore, ci legano l'arte e le radici, il senso di appartenenza a una terra e a una cultura musicale antica», nota la Feola, casertana, lanciata dal concorso Operalia di Domingo nel 2010 e l'anno dopo da Muti al Festival di Pentecoste a Salisburgo in «I due Figaro» di Mercadante. Da allora una fulminante carriera in tutti i maggiori teatri e il prossimo anno il debutto al Metropolitan di New York nel «Rigoletto» nei panni di Gilda. Uno dei ruoli da soprano lirico che più caratterizzano la sua attività anche se recentemente il suo repertorio s'è aperto al belcanto con «Lucia» e «Sonnambula». «Poi chissà, vedremo dove mi portano le possibilità vocali e le offerte dei teatri», dice il soprano che nonostante il lavoro in giro per il mondo non ha mai lasciato la casa di San Nicola la Strada dove vive con il marito, il baritono Sergio Vitale. «Devo molto a lui, è il mio più fidato consigliere insieme con mio fratello Carlo che pure è baritono, ma devo tantissimo a Muti che mi ha forgiata e a Renata Scotto che ho seguito nei corsi dell'Opera Studio».
 
Lo stesso Muti e il Festival di Pentecoste a Salisburgo, dedicato alla riscoperta di capolavori nascosti del Settecento napoletano, hanno consacrato sulla scena internazionale l'arte di Maria Grazia Schiavo, chiamata dal maestro come Dircea nel «Demofoonte» di Jommelli e poi nel 2009 per il concerto di riapertura del San Carlo dopo i lavori. Specialista del repertorio barocco, il soprano napoletano era stata scoperta giovanissima da Roberto De Simone che la volle come protagonista della sua «Gatta Cenerentola» nella ripresa del 1997. Poi l'ingresso nella classe di Antonio Florio al San Pietro a Majella e una lunga collaborazione nella messa in scena di autori partenopei. E gli incontri importanti con Abbado, Maazel, Bruno Campanella, Placido Domingo alla Scala e tanti gruppi di musica antica. «Da ogni direttore, da ogni collega illustre prendo qualcosa», ripete lei, pure attaccata alle radici, alla casa nel centro antico, ai figli e al marito Stefano Serao, lo stesso cognome della fondatrice de «Il Mattino». «Solo una coincidenza, una bella coincidenza», dice. «In effetti con donna Matilde ho sempre avuto un feeling neppure tanto nascosto. Amo leggere e ho divorato tutti i suoi libri, era fantastica, intraprendente, per i suoi tempi una grande innovatrice, una figura di riferimento per chi è venuto dopo».

«Se non mi fossi iscritta al conservatorio avrei certamente studiato Lettere, la lettura mi aiuta molto a stemperare la tensione della scena, come mi aiuta la famiglia, un punto di riferimento importante», aggiunge Maria Grazia che quando è a Napoli segue personalmente i suoi due bambini ed è anche rappresentante di classe del primogenito Francesco. Da sempre contraria a ogni forma di divismo, ama trasformarsi sulla scena nell'interpretazione delle varie eroine romantiche che impersona. Una passione ancora più intensa ora che il suo repertorio si è allargato alle superstar come Lucia o Violetta che tornerà ad incarnare a giugno nelle repliche di «Traviata» al San Carlo.

Nella prossima stagione sancarliana, invece, il ritorno a Napoli di Carmen Giannattasio dopo la fortunata Violetta firmata Ozpetek. «Sarò la protagonista dell'Ermione di Rossini, opera scritta dal compositore pesarese proprio per Napoli», annuncia il soprano avellinese. «Ho registrato anni fa questo titolo con OperaRara a Londra e con quel disco ho vinto il Grammophone Award nel 2011. Sono sicura che il pubblico napoletano amerà quest'opera poco eseguita, molto sanguigna, dove gli intrighi di corte e di guerra dell'antica Grecia si intrecciano a storie di tradimenti, adulteri e passioni». Per lei - Cavaliere della Repubblica, testimonial di Bulgari e di importanti marchi del made in Italy - un ritorno al passato proprio mentre grazie a una voce più matura, allarga il repertorio. Dopo Margherita nel «Mefistofele» di Boito alla Bayerische Staatsoper di Monaco, si prepara all'importante debutto come Floria Tosca nell'opera di Puccini alla San Francisco Opera dove per lei si realizzerà una nuova produzione: «Sono molto orgogliosa e felice sopratutto di cantare quello che per un soprano è uno dei ruoli più amati», dice Carmen, attesa a Parigi con «Maria Stuarda», a Monaco con «Norma», di nuovo «Tosca» a Berlino e «Giovanna d'Arco» a Madrid al fianco di Placido Domingo. Un tour de force che non le ha impedito di essere a Napoli in occasione del Premio Serao: «Sono davvero felice di partecipare e ringrazio il direttore Alessandro Barbano della brillante idea di voler mettere insieme tre soprani campani che portano alto il nome della nostra regione in giro per il mondo. Peccato non siano state libere anche Anna Pirozzi e Maria Agresta, campane come noi. E lancio un'idea per la prossima volta: facciamo i Cinque Soprani, una squadra di basket canora, del resto giochiamo tutte in quello che può essere considerato l'Nba della lirica!».
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