Michela Andreozzi torna a Napoli: «Qui ho anche ritrovato il portafogli»

Michela Andreozzi torna a Napoli: «Qui ho anche ritrovato il portafogli»
di Francesca Cicatelli
Venerdì 6 Aprile 2018, 12:44 - Ultimo agg. 13:05
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Parola d'ordine leggerezza. Proprio non ci sta a farsi dettare regole, ad accettare status symbol, a farsi annebbiare il sorriso dal tempo e dalle circostanze anche se «lo scorrere del tempo fa abbastanza schifo». Michela Andreozzi, sangue per metà partenopeo (la madre è della Sanità e il padre originario di Aversa con avi a piazza dei Martiri), è geneticamente imperturbabile all'abbattimento, ai rimpianti e plana sulla vita. Come dice la madre «ne basta una» così lei non si fa carico del fardello delle aspettative nei suoi confronti, neppure quelle legate alla maternità: ride e va avanti, come ora che sta per uscire con un film di un comico «molto famoso», un libro tutto suo e sta per scrivere un altro lungometraggio oltre a partecipare ad una serie comedy, perché, da quando la scoprì Gianni Boncompagni, non si è più fermata, anche se deve il debutto sul grande schermo a Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo. Ha legato il proprio nome all'introspezione femminile come in Nove lune e mezza, in programmazione su Sky Cinema e ora porta “Maledetto Peter Pan” al teatro Bracco di Napoli. Tema: la crisi maschile di mezza età e le sue disastrose conseguenze in uno spettacolo in scena il 7 e l' 8 aprile in anteprima assoluta in città per la regia di Massimiliano Vado.

La storica sala della Pignasecca, diretta da Caterina De Santis, ospiterà per due giorni il testo nato come fumetto dalla geniale matita di Florence Cestac (il titolo in originale è “Le Demon de Midi”) e divenuto poi un fortunato spettacolo francese. “Maledetto Peter Pan” deve la sua trasposizione teatrale all’attrice comica Michele Bernier e alla regista Marie Pascale Osterrieth. Divenuto successivamente un film, è dunque un progetto tutto al femminile, che punta ad indagare il complesso psicodramma senza tempo delle “corna”, dei tradimenti, dal punto di vista delle donne. «Le aspettative ci fregano – dice - ci illudiamo di trovare compagni perfetti, in grado di dare il massimo ma quasi sempre crollano. Poi la scienza e la longevità permettono agli uomini monogamie seriali, in una vita ne possono vivere anche tre, trovare nuove partner e fare figli tardi». Sul palco la Andreozzi interpreterà anche un uomo, assecondando così il suo «grande amore per il lato maschile, dalla pipì in piedi - ironizza - alla parità di retribuzione. Gli uomini badano di più al sodo, sono diretti, dovremmo scambiarci certe caratteristiche del Dna». E sul fatto che le ragazze di oggi siano viste nell’immaginario collettivo come femme fatale, aggiunge: «La ventenne con l'uomo maturo pensa che tutto sia divertente e patinato come nelle fiction o su Instagram, poi arriva la fine. La vita si affronta facendo squadra, altrimenti si resta la coccarda di un campione. Oggi però c'è un ritorno ai valori e al sentimento, anche Fedez si è fidanzato».

A metà tra una commedia, uno stand-up e un monologo, Maledetto Peter Pan è dunque un testo tutto da ridere.
 


La crisi di mezza età è una malattia che colpisce solo gli uomini?
«È una sindrome diffusa che colpisce tutti ma negli uomini è più evidente. Si manifesta con sintomi chiari: quando i mariti tornano a casa con cataloghi di moto, si fanno crescere i capelli, le basette, si fanno l'orecchino e il tatuaggio arriva anche la segretaria ventenne»

Modi differenti tra uomini e donne di affrontare la crisi.
«Di solito gli uomini vengono colpiti dalla sindrome di Peter Pan, le donne o si buttano sul playboy o sulla chirurgia estetica e diventano bellissime ma perdono l'uso delle labiali».

Tutti a consolarsi che non bisogna temere il tempo che passa che anzi fa scoprire cose nuove di se e del mondo. Non ci vorrebbe meno buonismo e più cinismo nell'affrontare l'argomento?
«Il tempo che passa credo faccia schifo. Però la scienza ha allungato la vita e questo ha creato problemi. Ora si rivive e ricomincia più volte. Dovremmo nascere vecchi e morire giovani».

Hai dichiarato di non volere figli. Come si risponde all'appello interiore del rimpianto poi di non aver visto cosa sarebbe uscito da se stessi?
«L'idea di riprodurmi non mi ha mai entusismata. Come dice mia madre ne basta una. Non è che no voglio figli in assoluto ma rivendico il diritto di una donna di scegliere di non fare figli. Sul rimpianto devo pensarci ma sono arrivata intorno alla cinquantina e per ora non mi è venuto».

È colpa dello Stato se le donne devono rinunciare alla femminilità e alla maternità ?
«Sono due cose diverse che manifestano un modo di essere donna. Lo Stato non aiuta a mettere al mondo figli nell'età biologica. E poi un tempo c'era il progetto famiglia: ora una donna sa che dovrà fare un figlio con un uomo di cui si fida, non con l'uomo con cui starà tutta la vita».

L'overworking è un modo per mettere a tacere i pensieri?
«È un modo per mettere a tacere le ansie che tutti ci portiamo dietro».

Aneddoti divertenti legati a Napoli
«Di Napoli vivo il contrario dei luoghi comuni.
Li potrei sfatare. Qui mi hanno rubato il portafoglio ma non solo l'ho ritrovato ma ogni centesimo era al suo posto».

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