Bob Sinclar: «Lo sballo? Il mixer e la gente che balla, non le droghe»

Bob Sinclar: «Lo sballo? Il mixer e la gente che balla, non le droghe»
di Giovanni Chianelli
Sabato 7 Luglio 2018, 09:08 - Ultimo agg. 10 Luglio, 09:38
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Quelli sotto i 40 l'hanno ballato di sicuro, da «Gym tonic» a «Love generation», «World, hold on» e «Rock this party (everybody dance now)», qualcuno non si è fatto scappare il suo sabato sera al Pacha di Ibiza. Per gli over 40 italiani il superdj francese è quello del remix di «A far l'amore comincia tu», ovvero Raffaella Carrà reloaded, finita anche nella colonna sonora di «La grande bellezza» di Sorrentino. «Believe» è il suo nuovo singolo, appena uscito.
Un singolo, una canzone d'amore: «Non sei sola, tutti hanno bisogno di credere in qualcosa, io credo in te», dice il testo. Ma in che cosa crede Bob Sinclar?
«Io credo nella famiglia, nei figli, nella salute, nella vita sana. E nella musica che è la cosa più importante della mia vita, dopo gli affetti, ovviamente».

Come ha iniziato? Ricorda la prima notte al mixer?
«Avevo 17 anni quando sono entrato per la prima volta in un club, a Parigi. Ho percepito il rito, mi sono venuti i brividi e ho capito in quel preciso momento che sarebbe stata la mia vita. Ne ho parlato con mia madre, una donna speciale. Mi ha risposto: Figlio mio, fai quello che senti, se la musica ti rende felice prova con tutte le tue forze. Così è stato».

Volere è potere?
«Ho cominciato a comprare vinili, davo lezioni di tennis per pagarmi i dischi. Ascoltavo qualsiasi tipo di musica, qualsiasi genere. Sono andato avanti senza pensare al futuro».

Quante notti lavora all'anno?
«Almeno 150 all'anno: quando sono dietro la console dimentico tutto. Un paio di anni fa, in Brasile, giocai a tennis all'ora di pranzo, sotto un sole battente: la sera mi venne la febbre a 40, Un'insolazione, non mi reggevo in piedi. Ero a letto distrutto, quasi incosciente. Ma 9.000 persone che mi attendevano, non potevo deluderle. Mi portarono di peso al mixer, quando guardai il pubblico e suonai per due ore come se niente fosse successo. Appena mi riportarono in hotel crollai, restando a letto per 48 ore».
 
Nel 1998 l'hip hop ha cambiato la sua vita.
«L'hip hop ha cambiato la musica e anche la mia. Ha rivoluzionato gli schemi, ha aperto nuove strade, lanciato nuovi artisti».

Soldi, fans, donne: com'è cambiata la sua vita diventando un djstar?
«Si è trasformata perché viaggio in continuazione. L'estate suono anche 40 notti di seguito. Ma resto la stessa persona di sempre, quando sono a casa accompagno i miei figli a scuola, ceno con la mamma, una vita normalissima, tra famiglia e sport».

Si definisce un dj da club piuttosto che da festival: perché?
«In un club mi sento come a casa mia: il pubblico è vicino, più raccolto, tutti sono lì per sentire la tua musica. I festival sono molto importanti, ma meno coinvolgenti».

Che cosa balleremo in quest'estate 2018?
«È difficile dirlo. Di sicuro la dance è in ribasso, funziona il pop, il suono latino, il trap, ma io resto un paladino della house, che rimane il mio sound preferito».

Quanta droga gira nel mondo del nightclubbing?
«Le droghe non fanno parte della mia vita, la musica è la mia droga, la mia adrenalina. Mi piace essere presente, godere di ogni momento e sapere perché sono felice, perché ho i brividi. È così triste vedere tante vite rovinate dalla droga: bisogna essere se stessi, lottare per quello che si ama e vivere. Per vivere non c'è bisogno di droghe».

I dj sono le nuove rockstar?
«La figura del dj è cambiata moltissimo negli anni. Quando ho iniziato era quella figura in fondo alla sala che metteva musica, nessuno sapeva chi fosse, nessuno se ne interessava. Oggi è diventata una professione seria ed impegnativa, che offre soldi e popolarità. Siamo figure internazionali, a volte sopravvalutate. C'è bisogno di professionismo e serietà: pochi vizi, molto lavoro e disciplina, altrimenti non puoi reggere il ritmo della vita da dj di oggi».

Se suo figlio volesse fare il dj che cosa gli direbbe?
«Mio figlio è un ragazzo davvero speciale, ama la musica, mi segue, ma è più attratto dalla fotografia e dal cinema. Vedremo: io sono sempre al suo fianco».

A proposito di cinema: ha «recitato» in «Vacanze a Cortina»?
«Un'esperienza bella e diversa, in un mondo che mi affascina. Ricordo la gentilezza e la professionalità di De Laurentiis».

Ha amici dj in Italia? E a Napoli?
«Prima di tutto Albertino, un vero amico, poi Benny Benassi, Tommy Vee. A Napoli i Daddy's Groove».

Conosce Napoli?
«Ci sono stato diverse volte per lavoro, proprio con i Daddy's Groove. Purtroppo nelle mie serate non ho mai tempo per visitare i posti dove mi esibisco, lo farò quando smetterò di lavorare».

La Carrà e Sorrentino?
«Raffaella è la regina d'Italia, la regina della mia vita. Una donna eccezionale, simpatica, piena di energia, professionale, un mito. Un'icona in tutti i sensi. Paolo non lo conosco, mi piacerebbe incontrarlo, sono certo che sia una persona speciale».
 
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