«Ciro», la nuova hit di Enzo Dong tra babygang e periferie

«Ciro», la nuova hit di Enzo Dong tra babygang e periferie
di Veronica Bencivenga
Giovedì 29 Marzo 2018, 13:40
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Ciro abitava dove il sole nei vicoli non c'è. Inizia così Ciro, il nuovo singolo del rapper napoletano Enzo Dong, online su Spotify, che anticipa l’uscita del suo primo album in programma in estate. Il videoclip ufficiale della canzone ha già superato mezzo milione di visualizzazioni su YouTube in soli 5 giorni.

Il singolo racconta la realtà che tanti bambini e ragazzi dei quartieri di Napoli vivono ogni giorno. Per Enzo Dong, Ciro è un nome comune a Napoli, legato a tanti episodi della città, reali e cinematografici. Circostanze nelle quali i protagonisti sono ragazzi di periferia, che intraprendono un cammino sbagliato, vizioso e viziato, un vortice senza uscita fatto di sofferenze che spesso li indirizzano verso un triste destino criminale. Ciro rappresenta i ragazzini di Forcella e di Scampia e che spesso vengono facilmente etichettati come babygang a prescindere dalle loro storie personali. Ma è anche il nuovo movimento musicale napoletano, che nasce e cresce nelle periferie dimenticate e in quegli stessi sobborghi coltiva il grido di ribellione che caratterizza la nuova scena rap partenopea. Ciro è un singolo che segna la crescita artistica di Enzo Dong, conosciuto per le hit ironiche come Higuain e che ora si mette alla prova con un testo e un video impegnati, dedicati al disagio giovanile.
 

«Ho scritto questo pezzo – spiega Enzo Dong - pensando a quei ragazzi che vengono abbandonati sia dalla società che dai genitori, che sono costretti a crescere troppo presto, sin da piccoli. In questo caso Ciro è un simbolo molto forte che emerge chiaramente accostando il testo della canzone al videoclip», racconta Enzo Dong. La prima scena del video riprende, infatti, il volto di un bambino che guarda attonito il cadavere di un uomo. Sullo sfondo ci sono i grandi casermoni abitativi di Scampia. Questa scena è tratta dalla vita del rapper napoletano che da bambino visse lo stesso momento: un lenzuolo bianco a ricoprire il corpo di uomo ucciso dalla criminalità organizzata. «Alla fine del videoclip Ciro muore. Dopo quell’episodio si sentiva un gangster, attratto dai guadagni facili, era pronto a morire. Morire per niente. Ciro potevo essere io. E invece voglio dimostrare che con lo studio, con la musica, con il rap e con la trap si può reagire, senza dimenticare i luoghi nei quali si nasce e si vive, anche se sono quartieri malfamati. Io ho cambiato il mio corso e tanti, come me, possono farlo, non solo grazie alla musica. Molti mi chiedono se Ciro sia Ciro Esposito o Ciro di Marzio di Gomorra. La mia canzone rappresenta tutti loro allo stesso modo. Perché, come dico nella mia canzone, morto un Ciro nasce un altro Ciro. Un Ciro che deve riscattarsi».
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