Avicii, il dj trovato morto in Oman: aveva 28 anni

Avicii, il dj trovato morto in Oman: aveva 28 anni
di Marco Pasqua
Venerdì 20 Aprile 2018, 19:48 - Ultimo agg. 23 Aprile, 12:57
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«Non ho paura di chiudere i miei occhi. Svegliatemi quando sarà tutto finito, quando sarò più saggio e più vecchio». Le parole di quel successo planetario chiamato Wake Me Up (Svegliatemi), hanno iniziato a rimbombare sui social poco prima delle 20 di ieri, ora italiana, quando la notizia della morte di Avicii, fa il giro del mondo in un clic. È Diana Baron, portavoce del dj, re dell'elettronica, a condividere con il mondo (e i fan) la notizia della morte del 28enne di Stoccolma. «È con profondo dolore che annunciamo la scomparsa di Tim Bergling, anche conosciuto come Avicii il comunicato della publicist è stato trovato morto a Muscat, in Oman, venerdì pomeriggio. La famiglia è distrutta e chiediamo a tutti di rispettare il loro bisogno di riservatezza in questo difficile momento. Non ci saranno altri comunicati».
 
Aveva iniziato a fare musica all'età di 16 anni, nella sua casa di Osterlmam, affidandosi alla piattaforma di Myspace per diffonderla tra quello che, mese dopo mese, sarebbe diventato un esercito globale di fan in costante espansione. Due anni dopo avrebbe già dato vita al suo primo tour. E se per molti dj, entrare nella top 100 dei re della consolle, rappresenta un sogno lungo una vita, Tim poteva dire di averlo già coronato a 22 anni, quando si piazzò al sesto posto (schizzando l'anno dopo al terzo, in un crescendo di affermazioni internazionali).

L'ultimo post del dj sulla sua pagina Facebook



L'INCANTATORE
Macinava milioni di visualizzazioni, di like e share, perché possedeva quella dote che fa la differenza tra il dj che è accessorio rispetto ad una serata e un dj che, invece, rappresenta l'unico motivo per partecipare alla serata: sapeva creare un legame unico con il suo pubblico. Parlava quella lingua speciale che unisce tutti, quella musica che ha colorato le estati di Ibiza, per citare uno dei luoghi cult della movida estiva, facendo da colonna sonora alle vite di quanti seguivano con fedele devozione le sue gesta musicali. Ma Tim non era felice e combatteva con gli effetti collaterali della vita notturna, dove, talvolta, è difficile controllare certi eccessi. Anche quando si ha un volto angelico come il suo. Aveva combattuto con una pancreatite. Nel 2014 gli era stata rimossa la cistifellea. Combatteva contro la dipendenza dall'alcol. Da un anno e mezzo aveva deciso di ritirarsi dalle scene e non nascondeva di vivere con ansia la dimensione dei live.
 
 

«Noi tutti raggiungiamo un punto nella vita e nella carriera in cui capiamo cosa è più importante per noi. Per me è creare musica. È quello per cui vivo, quello per cui sento di essere nato. La fine dei live, non ha significato la fine di Avicii o della mia musica. Sono tornato nella dimensione dove tutto ha avuto un senso: lo studio. Il prossimo passo riguarderà il mio amore nel fare musica per voi. È l'inizio di qualcosa di nuovo. Spero che vi piaccia tanto quanto me», la scritta che campeggia sul suo sito ufficiale. Era tornato in studio. Ed era tornato a raccogliere nomination. Il suo ultimo post, su Facebook, è del 17 aprile: «Sono onorato di essere stato nominato per i Billboard Music Awards». Nomination conquistata con l'ep Avicii (01), uscito lo scorso agosto. L'ultimo riconoscimento di una lunga serie: aveva vinto due Mtv Music Awards, un Billboard Music Award e conquistato due nomination ai Grammy.

 

IL VIAGGIO
«Quando mi guardo indietro, penso: wow, ho fatto io tutto questo? È stato il momento migliore della mia vita, il miglior viaggio, ma a caro prezzo: molto stress e molta ansia», aveva detto tempo fa.
Tanti i successi che lo hanno reso una star, tra hit radiofoniche, concerti sold out e ospitate in festival prestigiosi: Le7els del 2011, la multiplatino Wake Me Up del 2013, Hey Brother (2013), The Nights (2015), Addicted To You (2013), per citarne solo alcune. La sua popolarità viaggiava sulla stessa lunghezza d'onda di quella di Calvin Harris e David Guetta. Aveva collaborato con Madonna, i Coldplay e Rita Ora. Gli stessi che, ieri, hanno riversato il loro dolore sui social: «Non ho parole. Ricordo quanto fosse straordinario realizzare Lonely Together e mi sembra ieri che stavamo parlando», ha scritto la Ora. «Un'anima bellissima ed appassionata e piena di talento e con tante altre cose da fare», ha twittato Harris. E su Twitter tutti ricordano quel capolavoro del 2013, quando il biondo di Osterlmam cantava: «Ho provato a portare da solo il peso del mondo, ma ho solo due mani».


 

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