Gomorra, il ritorno di Ciro l'immortale: nel prequel anche don Pietro Savastano e Salvatore Conte

Gomorra, il ritorno di Ciro l'immortale: nel prequel anche don Pietro Savastano e Salvatore Conte
di Alessandra Farro
Martedì 11 Settembre 2018, 11:00
3 Minuti di Lettura
Torna Ciro l'Immortale, morto nella terza stagione di «Gomorra» e non stiamo parlando delle puntate della quarta serie che saranno dirette da Marco D'Amore, interprete di un personaggio seguitissimo dai telespettatori. Ma proprio di lui, Ciro Di Marzio, e stavolta i riflettori saranno puntati solamente su di lui: nel prequel sulla sua storia dal titolo provvisorio «Immortale». Il film, prodotto da Cattleya, sarà diretto e, chiaramente interpretato, dallo stesso D'Amore.

Sarà Leonadro Fasoli, dopo aver lavorato anche alle serie «Zero, zero, zero» ispirata al romanzo di Roberto Saviano, a occuparsi della sceneggiatura del film. La speranza della produzione è quella di riuscire a cominciare a girare nel primo trimestre del 2019. Alla distribuzione, invece, ci penserà la Vision Distribution, che ha già portato sul grande schermo le prime puntate della terza stagione di «Gomorra» e porterà anche quelle della quarta, prima della messa in onda su Sky Atlantic.

Per il prequel ancora top-secret i dettagli della trama. Fino ad adesso, ciò che è trapelato è che lo spin-off dovrebbe raccontare la formazione di Ciro Di Marzio, svelando come ha ottenuto il soprannome di «Immortale» e quando ha cominciato a unirsi alla camorra, partendo dalla sua infanzia fino al suo primo incontro con Gennaro Savastano. Ciro, infatti, è l'unico superstite al crollo del palazzo in cui viveva con i genitori, durante il terremoto dell'Irpinia. Così la nascita del suo soprannome e la sua infanzia in orfanotrofio. Comincia presto a frequentare il mondo della criminalità, diventando in adolescenza il braccio destro di Don Pietro Savastano e, poi, mentore del figlio del boss. Da qui comincia l'escalation che lo porterà dritto verso la fine.
 
Possibile la ricomparsa di alcuni personaggi morti nelle stagioni scorse, come lo stesso boss, interpretato da Fortunato Cerlino, e Salvatore Conte, interpretato da Marco Palvetti, entrambi uccisi nella seconda.

«Marco ha fatto un ottimo lavoro dirigendo diversi episodi della quarta serie di Gomorra», spiega Riccardo Tozzi, produttore di Cattleya: «Questo film mostrerà come Ciro Di Marzio divenne Immortale e il suo approccio al clan dei Savastano. È importante ricordare che lo stesso terremoto del 1980 a cui è sopravvissuto da bambino ha contribuito a far rinascere la camorra in Campania, quindi c'è un parallelo nelle loro storie».

Prossimamente, l'attore sarà nel cast del film «Drive me home» con Jennifer Ulrich, Lous Castel e Vinicio Marchioni e, al momento, è impegnato a Torino sul set per la produzione della commedia «Dolcissime», di cui è regista e sceneggiatore con Francesco Ghiaccio. Con Vinicio Marchioni, Valeria Solarino, Margherita De Francisco, Giulia Barbuto, Giulia Fiorellino e Alice Manfredi, una storia lontana da «Gomorra»: «I personaggi principali di questo film sono due generazioni di donne, mamme e teenagers. Un'età complicata che viene raccontata dal punto di vista femminile», spiega il regista.

Intanto, per la quarta stagione della serie che ha avuto un successo straordinario non solo nazionale, ma internazionale, e che è stata acquistata in oltre duecento mercati e in Italia ha ascolti più alti di «Il trono di spade», i fan devono attendere la primavera 2019. Intanto, D'Amore scrive sui social: «Sapete quando all'improvviso la malinconia vi stringe la gola? Ecco... finisce così l'ultimo giorno di riprese, con due regali inaspettati e meravigliosi da parte della mia troupe... il famigerato #ciak e una maglia che in due immagini racconta 6 anni di vita! Non sarò mai abbastanza grato ai compagni di questo viaggio, alla sorte benevola e un po' anche al mio coraggio! Evviva le avventure, i percorsi accidentati! Evviva le difficoltà, i limiti e i suoi superamenti! A quelli che mi domandano come sarà... rispondo con la voce che si fa stranamente cupa... nun sapit che v'aspetta!».
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