Addio a Carlo Vanzina, ha raccontato con un sorriso l'Italia e gli edonisti anni Ottanta

Addio a Carlo Vanzina, ha raccontato con un sorriso l'Italia e gli edonisti anni Ottanta
di Gloria Satta
Domenica 8 Luglio 2018, 09:22 - Ultimo agg. 11:04
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Il mondo del cinema piange la prematura scomparsa di Carlo Vanzina. Il regista romano, autore di oltre 60 film di successo sceneggiati dal fratello Enrico, aveva 67 anni ed è stato portato via da un male senza scampo contro cui, come hanno annunciato straziati dal dolore la moglie Lisa e lo stesso Enrico, ha lottato fino all’ultimo con lucidità e coraggio.

Coltissmo, gentile, riservato, generoso con i colleghi e con gli amici, dall’opera prima ”Luna di miele in tre” (1976) fino all’ultimo film ”Caccia al tesoro” (2017), remake del cult ”Operazione San Gennaro”, Carlo ha firmato in coppia con Enrico una lunga serie di commedie che hanno raccontato con divertita precisione ed esilarante attendibilità un’epoca italiana, gli edonisti e sfrenati anni Ottanta e Novanta, attraverso personaggi e situazioni destinati a rimanere nella storia del costume nazionale: faccendieri, arricchiti, finte bionde, lussi, eccessi.

Nato a  Roma, dov’è sempre vissuto, il 13 marzo 1951, figlio d’arte del maestro della commedia Steno, studi al liceo fracese Chateaubriand insieme con Enrico, Vanzina ha diretto successi come ”Vacanze di Natale”, che nel 1983 inaugurò il ”filone” dei cinepanettoni, ”Eccezziunale veramente” che lanciò Diego Abatantuono, ”Via Montenapoleone”, ”Sapore di mare”, ”Sotto il vestito niente” (1985), ”Yuppies” (1986), ”I miei primi quarant’anni” (1987) dalla biografia di Marina Ripa di Meana, ”I mitici - colpo gobbo a Milano” (1994), ”A spasso nel tempo” (1996), ”Il cielo in una stanza” (1999). Il regista ha lanciato Renato Pozzetto, Jerry Calà, Diego Abatantuono, Christian De Sica, Carol Alt, ma ha anche diretto star internazionali come Faye Dunaway, Matthew Modine, Bo Derek, Rupert Everett oltre al mostro sacro Gian Maria Volonté protagonista del noir ”Tre colonne in cronaca”.

Vanzina aveva imparato il mestiere dal padre Steno e si era fatto le ossa sul set come ”aiuto” di Mario Monicelli. Fino all’ultimo ha coltivato la passione per il cinema, andando a vedere un film ogni giorno. Oggi il mondo del cinema ha perso un protagonista appassionato che con il suo mestiere, la sua competenza e la sua passione ha lasciato un segno indelebile non solo nel cinema ma nella cultura del Paese.
 
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