Dall'olio al prosciutto, il duello delle etichette

Dall'olio al prosciutto, il duello delle etichette
di Maria Pirro
Domenica 16 Settembre 2018, 09:00 - Ultimo agg. 09:14
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La lotta alle malattie non trasmissibili - tra cui cancro, disturbi cardiovascolari e diabete - può colpire e addirittura mettere in ginocchio il made in Italy? È la preoccupazione condivisa dalle associazioni di categoria, decise a difendere le eccellenze agroalimentari in vista dell'assemblea generale dell'Onu programmata giovedì 27 settembre. Il timore di un crollo del mercato si basa infatti su un documento preliminare, a firma dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che prevede l'indicazione di apporre bollini di pericolo (così li definisce il Sole 24 ore, il quotidiano che ha sollevato il caso) sui cibi a più elevato contenuto di zuccheri, grassi e sali. «Dieta mediterranea nel mirino»: le etichette, è la tesi sostenuta nell'articolo, rischiano di «causare danni enormi a tanti prodotti italiani dop, come ad esempio l'olio di oliva extravergine, il prosciutto di Parma, il parmigiano Reggiano. La lista è lunghissima». Il nostro paese con la Francia ha il maggior numero di marchi di qualità dell'Unione europea: per questo, potrebbe essere più danneggiato.
 
Il caso è al centro di un incontro tra il premier Giuseppe Conte e il direttore generale dell'Oms, Tedris Adganom Ghebreyesus, fissato per domani a Palazzo Chigi. Ma già l'altro giorno, in videoconferenza con New York, il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, e il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, hanno fatto il punto sui negoziati, spiegando che gli aspetti più controversi del testo originario sono stati mitigati.

«La mozzarella di bufala campana non è rientrata nei parametri negativi evidenziati», si affretta a chiarire Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di tutela. «Mi sembra, tuttavia, paradossale - aggiunge - che si ragioni su prodotti di livello, certificati; mentre i cibi spazzatura, detti junk food, non vengono presi in considerazione. Questa è una visione parziale ed eccessivamente burocratica di come tutelare la salute».

Carmela Loguercio è professore ordinario di Gastroenterologia all'università Vanvitelli e presidente Unigastro. Di ritorno da un corso sulla Dieta mediterranea, organizzato a Matera per 100 specializzandi in oncologia e medicina interna, la docente spiega che «si tratta una vecchia storia che ha tirato in ballo anche vino e birra». In che modo? «L'abuso va scoraggiato, ma alcune società scientifiche americane e l'Oms hanno definito l'alcol un cancerogeno primario, anche quando il consumo è limitato a un bicchiere o una pinta». Misure eccessive. Al pari, l'obesità è una patologia grave, sempre più diffusa, che causa altre malattie metaboliche e il cancro. «Pertanto, ridurre l'assunzione di grassi, zuccheri e sale è fondamentale, anche a partire dalla prima infanzia. Ma sono gli zuccheri raffinati, il fruttosio, i grassi saturi, gli acidi grassi a catena lunga e trans quelli che fanno male», dice Loguascio, precisando che i nemici sono «contenuti nei cibi dei fast food e preconfezionati e nei grassi vegetali». Non nel prosciutto di Parma («Che è senza sale aggiunto, e poi non se ne mangia un chilo al giorno»), non nel parmigiano («Ricco di proteine nobili»), assolutamente non nell'olio extravergine di oliva, che ha «una forte azione anti arteriosclerosi e nessun effetto sull'insulino-resistenza, diabete e ipertensione». Non sarebbe giusto, aggiunge la professoressa, «far entrare questi prodotti nella lista Oms, ma alla fine la politica fa ciò che vuole. Pur se è riconosciuto da tutta la letteratura internazionale il valore della Dieta mediterranea».

Dieta mediterranea al top anche per Alberto Villani, primario al Bambin Gesù di Roma e presidente della Società italiana di pediatria. In qualità di componente della standing committee Oms, nella regione europea, lui ritiene, però, che la polemica sui bollini sia strumentale. «Tutti gli alimenti che eccedono il contributo di sale giornaliero vanno assunti con prudenza», premette per spiegare: «L'invito a limitarne l'uso è corretto e non mette in discussione né il potere nutrizionale né l'alta dei qualità prodotti italiani. Quelli elaborati dall'Organizzazione mondiale della sanità sono soltanto consigli di buon senso: suggerimenti e non norme di legge. Inoltre, nel documento non viene citato alcun prodotto specifico». Villani conclude mostrando un'altra prospettiva, la sua: «Le etichette potrebbero esaltare di più la Dieta mediterranea, perché aiuterebbero a calibrare meglio i consumi».
 
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