Jorit racconta il nuovo murale: «Il mio Che da record nel Bronx»

Jorit racconta il nuovo murale: «Il mio Che da record nel Bronx»
di Ugo Cundari
Venerdì 7 Settembre 2018, 12:00
3 Minuti di Lettura
Lo street artist napoletano più famoso, Jorit Agoch, ha appena iniziato il nuovo murale su un palazzo di san Giovanni a Teduccio. È tornato da alcune settimane da Israele, dove è stato arrestato mentre ritraeva sul muro della Cisgiordania il volto dell'attivista palestinese diciassettenne Ahed Tamimi. Fino a metà settembre Jorit lavorerà dodici ore al giorno a via Taverna del ferro, zona Bronx come la chiamano da queste parti. A 27 anni Jorit ha esposto da Berlino a Sidney, sue opere si trovano anche a Cuba, Londra, New York. Tranne brevi esposizioni al Pan e al Museo nazionale, Napoli è core ingrato per lui, nessuna proposta concreta di progetti a lungo termine. Jorit non concede interviste e non si fa fotografare, ha scelto di esprimersi solo con lo spray delle sue bombolette. Questa è un'eccezione.
 

Jorit, brutta esperienza a Betlemme?
«Tra il fermo e l'arresto sarò stato trattenuto ventiquattr'ore. Non mi hanno maltrattato fisicamente ma pretendevano a tutti i costi che confessassi di essere legato a organizzazioni palestinesi, di cui facevano loro i nomi. Il mio interrogatorio è durato tre ore, come quello delle persone fermate insieme a me. Rimane la brutta sensazione di non aver saputo il perché del fermo, e di essere rimasto un paio d'ore sotto la pioggia in manette».

Con lei c'era un avvocato?
«No, solo il traduttore».

Come è finita?
«Per dieci anni non posso più mettere piede in Israele, pena l'arresto».

Che disegnerà a san Giovanni?
«Abbiamo iniziato da un paio di giorni, sarà una seconda versione di Che Guevara, sulla palazzina a fianco a quella dove già l'ho dipinto. Stavolta sarà in una posa più classica, con basco verde e stella rossa».

Nella palazzina sul retro c'è Maradona.
«Quando finirò l'altra versione del Che sarà una sorta di record in Europa. Quattro facciate di quattro palazzine di dieci piani concentrate in pochi metri».

Che hanno in comune Maradona e il Che?
«L'amore e l'interessamento per la povera gente, per gli ultimi. Maradona non sarà stato un grande esempio in alcuni aspetti della sua vita, ma rimane un campione molto impegnato nel sociale, uno che tende a schierarsi, dice quello che pensa e spesso lo fa andando contro gli Stati Uniti e i potenti della Terra. Entrambi sono uomini di lotta».

Prossimi suoi murales?
«Più che murales io li chiamo graffiti, finisco questo e poi vediamo. Non sono un tipo che programma».

Se avesse la possibilità di disegnare un altro personaggio, magari napoletano, chi sceglierebbe?
«Non ho una teoria. Vado sul posto, frequento un po' la gente, cerco di capire come la pensa e che aria tira, in base a questo mi immagino il personaggio giusto da rappresentare, che sia Sergio Bruni a Villaricca, san Gennaro a Forcella, Rocco Hunt a Quarto».

Nessuna preferenza al momento?
«Al di là del volto, dell'aspetto decorativo, credo nel messaggio, che nasce in rapporto agli abitanti della zona, soprattutto ai suoi bambini. Mi sento di voler lasciare qualcosa».

Se non chi, dove le piacerebbe disegnare un nuovo volto?
«Sarebbe bello tornare al centro di Napoli, ma non è facile».

A quando una mostra a Napoli?
«Non c'è niente in programma. Dipende anche dai fondi. Il ponte che stiamo usando qui a san Giovanni costa 1500 euro, poi ci sono le altre spese».

Ad agosto, dopo la disavventura in Israele, è stato ricevuto dal sindaco, nessun accordo?
«Gli ho parlato di alcuni miei progetti, ma finora non ho avuto nessuna offerta concreta».

Perché non si fa fotografare a volto scoperto e non concede interviste?
«Preferisco esprimermi con i murales, sono contro la personalizzazione di ogni forma artistica, contro il protagonismo dei narcisi. Sono i miei graffiti a parlare per me».

Durante l'intervista Jorit riceve un pugno di caramelle da una vecchietta, che gli confessa di essersi spaventata nel blitz all'alba della polizia. Lui l'abbraccia. Alcuni bambini gli chiedono come si sventola una bandiera, lui sale su un muretto e muove le braccia a vortice, col cappuccio ben attorcigliato intorno al volto.
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