Carmen, la farmacista più longeva d'Italia

Carmen, la farmacista più longeva d'Italia
di Ettore Mautone
Martedì 18 Dicembre 2018, 11:26 - Ultimo agg. 19 Dicembre, 10:53
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È Carmen Spiezia Bifulco, classe 1927, la più longeva farmacista d'Italia. Ma la medaglia ricevuta domenica a Napoli - nell'Auditorium della Mostra d'Oltremare, durante la cerimonia promossa dall'Ordine dei Farmacisti per celebrare i 70 anni di laurea - è solo uno degli straordinari traguardi segnati nel corso della sua lunga e intensa vita. Quasi un romanzo il percorso di studi e di carriera portato avanti da questa donna che, nell'immediato dopoguerra, decise di studiare contro la volontà dominante di un'epoca erede del fascismo, assorbita dalla passione per la scienza, rapita dai libri che le prestava il suo fidanzato segreto (che poi diventerà suo marito), Vincenzo Bifulco. Quest'ultimo a quel tempo studiava Medicina.

Un consorte che oggi, a 93 anni, è anche lui alla soglia dei 70 anni di laurea. «Mamma aveva, ed ha, una prodigiosa memoria - ricorda il figlio Maurizio Bifulco, oggi ordinario di Patologia generale alla Federico II, anch'egli dagli interessi molteplici che vanno dall'editoria, alla storia della Medicina, al giornalismo - studiava sodo e con grande profitto. Ma di nascosto a causa dell'ideologia e della cultura imperante a quell'epoca. Mia madre prendeva la Circumvesuviana da San Vitaliano, il paesino del nolano dove viveva con la famiglia, per raggiungere Napoli insieme a quello che poi sarebbe diventato mio padre. Quest'ultimo però viaggiava in un altro vagone, perché se mio nonno li avesse scoperti sarebbero stati guai seri per tutti. Poi si ricongiungevano a Napoli». Si emoziona il professor Bifulco nel leggere qualche pagina di «Guardando Lontano», il testo che sua mamma ha scritto per incidere nella memoria di famiglia i ricordi di una vita. Ed è costante, in quelle pagine, la proiezione verso il futuro. Questo, forse, il segreto della straordinaria longevità, anagrafica e professionale, che la conduce oggi, con rara lucidità, a continuare a inseguire sogni e traguardi. «Un libro che in famiglia conserviamo gelosamente - continua Bifulco - perché in quelle pagine c'è il distillato di una storia e di vicissitudini che abbiamo respirato nei racconti di infanzia. Anni lontani che mamma ci ha sempre raccontato con lo spirito pionieristico di chi guarda avanti senza indulgere in nostalgie». Un racconto in banco e nero che si snoda in epoche diverse e si colora, di volta in volta, dii circostanze, aneddoti, successi, sacrifici personali. Una donna che è riuscita a dividersi sempre tra la famiglia e il lavoro senza rinunce su entrambi i fronti.

IL LICEO
Dopo aver frequentato il ginnasio e il liceo classico Carducci a Nola, Carmela Spiezia si iscrive a 17 anni a Farmacia a Napoli, senza dire nulla a nessuno in famiglia ma di comune accordo con il suo fidanzato. Dopo 4 anni di intenso e oscuro lavoro sui libri, di esami superati nel silenzio e nella gioia contenuta, facendo tesoro del tempo rubato sui libri che le prestava il suo Vincenzo, consegue il diploma di laurea in Farmacia il 7 dicembre del 1948. «Quella mattina - narra ancora il figlio - prese un treno della Circumvesuviana da San Vitaliano, attraversando le gelide stradine di campagna, vestita con un anonimo cappotto che doveva dissimulare la festa che di lì a poco la aspettava a Napoli. Che cosa ha provato quella mattina? Le chiede dal palco del Mediterraneo Vincenzo Santagada presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Napoli, nel corso della premiazione di domenica scorsa. «È stato per me un giorno come un altro - risponde lei - pensavo semmai cosa avrei potuto fare con quella laurea». Sempre proiettata nel futuro la neo dottoressa Spiezia che oggi manda a memoria i numeri di telefono di decine di nipoti. A 21 anni, con la laurea appena conseguita, è l'unica donna del suo paese ad aver raggiunto studi superiori. A quell'epoca all' Università di Napoli c'erano solo altre due donne che frequentavano le aule dell'Università. Non stava bene che signorine di buona famiglia frequentassero un mondo tutto declinato al maschile. Quel fidanzamento, nato sui libri dell'Università, intanto si consolida in un legame che diventerà indissolubile, suggellato con il matrimonio il 18 ottobre del 1952.

IL LABORATORIO
Dopo la laurea Carmela Spiezia, accompagnata dal padre, si presenta a Francesco Pentimalli, docente, medico e politico italiano. Quindi l'incontro con il professor Califano, nonno dell'attuale Luigi che presiede la facoltà di Medicina a Napoli. Sotto la sua guida la giovane Spiezia segue un tirocinio di laboratorio. A quell'epoca di gabinetti di analisi ve ne sono pochissimi. Si divide tra l'università e una farmacia alla Torretta che frequenta al pomeriggio facendo il doppio lavoro. Ma l'attività in laboratorio la attrae a tal punto da aprire all'ospedale civile di Marigliano, vicino San Vitaliano, in primo laboratorio di analisi di tutto il territorio. Ricordo che a quel tempo i test di gravidanza si facevano iniettando l'urina nella pancia delle rane. La gonadotropina coronica le faceva gonfiare in caso di positività. Noi figli frequentavamo quel laboratorio e ne eravamo tutti affascinati». Una donna moderna, innovativa e sempre competitiva che nel 1962 vince anche il concorso e assume il posto di ruolo al Carducci e poi in un liceo classico a Napoli. Il mio segreto? La testardaggine e aver partecipato attivamente alla mia famiglia. Il mio motto è stato sempre dare. A tutti: parenti, amici, estranei».
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