Dovranno dimostrare di saper usare il computer, di avere dimestichezza con il digitale, con l’inglese e con gli studenti direttamente in classe: in che modo? Simulando una lezione vera e propria, davanti alla commissione d’esame. Così si svolgeranno le prove del concorso per i futuri 44mila docenti della scuola italiana. Da ieri, sul sito del ministero dell’Istruzione e del merito, sono disponibili i bandi per i nuovi concorsi con le modalità previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per l’assunzione in ruolo di oltre 30mila docenti nelle scuole di ogni ordine e grado.
I bandi
I bandi, a cui ci si potrà candidare fino alle 23,59 del 9 gennaio prossimo, prevedono infatti la copertura di 9.641 posti nella scuola elementare e dell’infanzia e di 20.575 posti in quella secondaria, sia media sia superiore. A breve arriverà anche il decreto per allargare il numero di posti da 30mila a oltre 44mila: il ministero di viale Trastevere ha chiesto infatti l’autorizzazione al Mef per mettere a bando 14.438 posti, si tratta di unità già destinate in passato alle assunzioni ma mai effettivamente coperte a causa della mancanza di candidati abilitati nelle liste da cui si convoca per le immissioni in ruolo.
Da qui ai prossimi due anni, il piano di immissioni in ruolo dovrebbe arrivare a coprire complessivamente 70mila cattedre. «Questi nuovi bandi e le future assunzioni – ha dichiarato Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del merito – confermano il nostro convinto proposito, nel quadro degli impegni assunti in sede europea con il Pnrr, di valorizzare il ruolo dei docenti, garantendone nuove competenze e la presenza anche nelle aree più disagiate del Paese».
Concorso docenti scuola 2023, al via il bando: cosa c'è da sapere
Il precariato è uno dei nodi più difficili da sciogliere nella scuola italiana, dove in questo momento circa un docente su 4 è precario. Vuol dire che la didattica si regge per buona parte sui supplenti e ogni anno il ministero non riesce ad assumere tutti i docenti che potrebbe mettere in ruolo, con tanto di autorizzazione da parte del Mef, solo perché i candidati abilitati all’assunzione non ci sono. In questo modo le cattedre restano scoperte e vengono date ai supplenti in una rincorsa di chiamate e nomine che dura anche mesi.
I requisiti
I precari potranno accedere al concorso per le medie e superiori dimostrando di aver insegnato nelle scuole statali almeno 3 anni negli ultimi 5 e almeno un anno nella materia per cui si presentano. Oppure, per candidarsi, oltre al titolo di studio sempre necessario, devono aver già conseguito i 24 CFU, i crediti formativi universitari. Per quanto riguarda i titoli di studio, per le scuole secondarie serve la laurea relativa alla classe di concorso per cui ci si candida mentre per la scuola dell’infanzia e primaria è necessario avere l’abilitazione tramite i corsi di laurea in scienze della formazione primaria oppure il diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002. Per accedere invece ai posti di sostegno, sia per infanzia sia per primaria, è necessario possedere, oltre ai requisiti per il posto comune, anche il diploma di specializzazione per il grado richiesto.
Le prove
I candidati verranno valutati in base a tre prove differenti: una scritta, una orale e una pratica. Quella scritta verrà svolta in modalità “computer based”, quindi al computer, e i candidati avranno a disposizione 100 minuti per rispondere a 50 quesiti a risposta multipla: dieci di ambito pedagogico, quindici di ambito psicopedagogico e quindici di ambito metodologico didattico. Ci sono poi cinque quesiti sulla conoscenza della lingua inglese al livello B2 e cinque quesiti sulle competenze digitali in merito all’uso didattico delle tecnologie e dei dispositivi multimediali per potenziare la qualità dell’apprendimento.
LE DUE PROVE FINALI
Una volta superata la prova scritta si accede a quella orale che mirerà invece ad accertare la conoscenza nella materia su cui ci si presenta ma anche le competenze didattiche generali, la capacità di progettazione, l’uso delle tecnologie e dei dispositivi elettronici multimediali. Poi si passa alla simulazione di una lezione in classe: il candidato dovrà sottoporsi a questo test davanti alla commissione. Una prova che diventa cruciale: insegnare e trasmettere conoscenze ai ragazzi non è un mestiere che si impara solo sui libri universitari.