«Rivoluzione Giffoni, eventi tutto l'anno»:
intervista esclusiva a Gubitosi, patron del festival

«Rivoluzione Giffoni, eventi tutto l'anno»: intervista esclusiva a Gubitosi, patron del festival
di Carla Errico
Sabato 4 Agosto 2018, 16:20
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«Giffoni è rivoluzione. Giffoni è una rivoluzione. Culturale, sociale, economica, antropologica. E io, finita quest’edizione che apre il triennio del cinquantenario, ho voglia di chiedere: perchè Giffoni sì e altri no? Cos’è che rende unico questo festival? Vedo in giro un sistema Italia soporifero, incapace di guardare al nuovo. Mi dicono: fatti i fatti tuoi. Non è nelle mie corde. Ho voglia di chiedere a tutti di osare di più, di fare rete, di avere il coraggio di distruggere le certezze acquisite e ricostruire insieme un “evento del possibile”, una politica della cultura e degli eventi che parta dal basso e di cui i cittadini siano fruitori consapevoli».
Claudio Gubitosi è un fiume in piena. Come sempre. Più di sempre. Le luci del festival si son spente sabato scorso, ma lui non si è preso neanche un giorno per godersi il successo dell’edizione numero 48 (5.600 giurati, cento film inediti in concorso, 300mila presenze, nove giorni di incontri con star, concerti, mostre). No, l’ideatore dell’evento internazionale dedicato al cinema per ragazzi resta nel suo ufficio alla Multimedia Valley di Giffoni Valle Piana, a rispondere a ringraziamenti, a verificare dati, a contare (a migliaia) i messaggi dei giurati e dei loro genitori. «Sovrastato dal silenzio delle montagne», come ha scritto nell’accorato messaggio di saluto ai giffoners, l’uomo che ha inventato il festival ora vuol «mettere a posto le idee». Idee che vanno ben oltre Giffoni.
Non sarà un’idea romantica questa della rivoluzione, direttore Gubitosi?
«E perchè mai? Io penso che dobbiamo uscire dalle nostre torri d’avorio, noi direttori come le istituzioni. Un evento non ha senso se si conclude dopo due mesi. Ho letto che a Taormina fanno un bando per un anno per gestire il festival. Che significa? La creatività non può essere messa a bando. La rivoluzione è non limitarsi a proporre Shakespeare o la commedia napoletana, ma mettere in rete eventi culturali che creino sviluppo tutto l’anno».
E lei dice che Giffoni lo fa.
«Giffoni è anomalo. Non è un evento che nasce e muore. Abbiamo il festival, certo, che poi è sette festival uno dentro l’altro. Ma è anche un portfolio di 540 attività che si svolgono tutto l’anno in Italia e nel mondo. È un bene immateriale. Esportabile».
Infatti il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, ha detto che vorrebbe esportare il format Giffoni in Cina.
«Il ministro ha parlato di “diplomazia culturale” per Giffoni. Mi ha fatto molto piacere. In realtà con la Cina, dopo due anni di trattative, abbiamo messo a punto un progetto di formazione degli studenti su eventi culturali. Lavoriamo con un’associazione di mille università cinesi. Nel 2019 verranno a Giffoni tra 100 e i 150 studenti ogni due mesi. Formeremo i formatori».
Comunque lei ne ha approfittato per chiedere al ministro una legge speciale per Giffoni, come per il festival di Venezia.
«Nel 2018 Giffoni è stato classificato dal Mibac primo festival italiano, e finanziato con 850.000 euro. Cento punti su cento. Ci ho messo 47 anni per avere fondi per 450.000 euro, e un solo anno per arrivare a 850. Ho fatto presente al ministro che visto che già siamo in questa posizione, una legge ad hoc non sarebbe altro che un trasferimento di soldi da una parte all’altra».
Invece la sottosegretaria al Mibac Lucia Bergonzoni ha lanciato l’idea di una scuola del cinema a Giffoni.
«Una bella sorpresa. Noi alla Multimedia Valley siamo pronti. Avere qui una succursale della Scuola nazionale di cinema consentirebbe ai nostri ragazzi di non dover andare a Roma o a Torino per studiare. E forse aiuterebbe anche la Campania a ripensare al proprio ruolo di polo culturale».
Che vuol dire, Gubitosi?
«Io credo che la Campania abbia un ruolo fondamentale. E sono grato alla Regione per quel che fa per Giffoni e per la cultura. Però mi chiedo: possibile che questo festival sia l’unico evento richiesto all’estero? Vedo attività svogliate, eventi logorati dal tempo. La mia non è una critica bensì un invito: possiamo diventare la regione più creativa d’Europa, se solo ci svegliamo e abbiamo più coraggio. Non è coraggio fare il Don Giovanni in mutande, lo è chiedersi cosa fare perché i cittadini si riconoscano nell’evento che produciamo. Bisogna distruggere i luoghi comuni e rivoluzionare il nostro modo di arrivare al pubblico. Giffoni è competitiva in qualità perché è costruita dal basso. Noi dialoghiamo con i ragazzi tutto l’anno, 4,5 milioni di contatti sul sito. Aspettano e creano il festival tutto l’anno. E li avete visti, come piangono quando vanno via? ».
A proposito di Regione, quest’anno Vincenzo De Luca non è venuto al festival e girano gossip...
«Niente gossip. De Luca non è potuto venire per una serie di coincidenze particolari. Ma è come sempre vicino al festival. Con De Luca ci avviamo a costruire i 50 anni di Giffoni».
Già, i cinquant’anni. Anticipazioni?
«Innanzitutto l’edizione numero 50 non si chiamerà 50 bensì +1. Non posso gravare col peso della storia le generazioni che verranno... Poi, nel 2019 finisce Giffoni Experience ed inizia Giffoni Opportunity. Per dare un senso completo al ventaglio delle cose che facciamo».
Non solo cinema?
«Tanto cinema, non solo cinema. A maggio 2019 avremo le Olimpiadi delle eccellenze scolastiche italiane. A marzo 2020 il festival/mercato dei videogames. E, finalmente, la serie in animazione dedicata alle streghe di Benevento. Ci credo molto, ho già contatti con produttori e distributori. Se va bene sarà una cosa che spacca, con 50 giovani al lavoro nell’animazione seriale».
E finalmente film prodotti a Giffoni.
«I film a Giffoni li abbiamo già prodotti. Quello su “Il Mattino”, sul “Sole24Ore”. Quattro film con Cariplo in Lombardia. Il primo spot di Telefono Azzurro made in Giffoni con la Comello. A ottobre 2018 realizzeremo “a scuola di cinema con Giffoni”, 10 film di venti minuti nelle scuole. Ma, certo, le streghe di Benevento sono una scommessa importante. Non l’unica, però. Nel 2020 all’edizione numero 50, anzi +1, voglio arrivare con trecento ragazzi al lavoro qui a Giffoni e mille giurati».
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