Raqqa, le ambulanze e i luoghi comuni che offendono la città

Raqqa, le ambulanze e i luoghi comuni che offendono la città
di ​Anna Trieste
Lunedì 14 Maggio 2018, 10:30
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«Per i medici e per chi in generale lavora per la salute dei cittadini, Napoli è come Raqqa». A paragonare Napoli alla città siriana, ex roccaforte dell’Isis dove si continuano a rinvenire fosse comuni con centinaia di cadaveri di donne e bambini, non è Libero o uno dei tanti giornali del Nord che per vendere qualche copia in più e legittimare la propria presenza in edicola dipinge Napoli come teatro delle peggiori schifezze e nefandezze ogni volta che qui si verificano, come in tutte le città del mondo, fatti di cronaca. No. A dirlo, in occasione dell’aggressione, gravissima, subita ad Antignano da un mezzo del 118 in pronto soccorso, è Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei Medici napoletani. Una provocazione? Un modo per attirare l’attenzione e ottenere da chi di dovere condizioni di lavoro più degne per chi opera nel mondo della sanità campana e napoletana? Forse. Nel frattempo però l’unico risultato ottenuto è stato quello di agevolare il lavoro di chi per mestiere fa titoli a effetto su Napoli, alimentandone la percezione e l’immagine di inferno gomorristico abitato esclusivamente da diavoli. È legittimo che un medico chieda condizioni più degne e sicure per esercitare il suo lavoro. Ma quanto è giusto che per farlo si sfrutti la già pessima e il più delle volte ingiustificata reputazione della città?
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