Il Papa chiude il Sinodo, inedito laboratorio generazionale per un patto giovani-Chiesa,

Il Papa chiude il Sinodo, inedito laboratorio generazionale per un patto giovani-Chiesa,
di Franca Giansoldati
Domenica 28 Ottobre 2018, 20:01 - Ultimo agg. 21:05
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Città del Vaticano – «Cari giovani vi chiediamo perdono per non avervi ascoltato. Dovevamo aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie». Papa Francesco ha chiuso ieri mattina a San Pietro, dopo un mese di lavori a porte chiuse, un inedito laboratorio inter-generazionale. Nulla del genere era mai stato organizzato prima.

Il Sinodo sui giovani ha aiutato a mettere a fuoco quanto può essere rischiosa la mancanza di un patto generazionale nella Chiesa, collocandola tra le emergenze da risolvere, visto l'allontanamento progressivo dei ragazzi, o l'inesistente trasmissione della memoria tra nonni e nipoti, ormai ridotta al lumicino anche nelle famiglie praticanti, mentre l'età media dei preti e degli educatori cattolici avanza inesorabilmente. Persino le strutture ecclesiali non sembrano più adeguate ad arginare le necessità educative e le risposte da dare ai ragazzi.

Il Sinodo è stato al centro di uno scambio continuo, di una formidabile elaborazione di dati, di sogni, di speranze per individuare un terreno comune e un linguaggio capaci di rendere di nuovo attraente il messaggio evangelico agli occhi dei Millennials. Naturalmente la missione non è facile. Tanto per cominciare occorre individuare un sentiero per riannodare i fili tra generazioni distanti tra loro anni luce. Le tecnologie in quest'ultimo decennio hanno cambiato la vita delle persone e la globalizzazione ha reso la vita dei ragazzi ancora più precaria.

Durante il Sinodo i ragazzi invitati a prendere la parola hanno raccontato di quanto manchi la speranza ai Millennials. Nel documento finale elaborato dai padri sinodali in base alle discussioni in aula – una sessantina di pagine per un totale di quasi duecento paragrafi – non ci sono passaggi rivoluzionari o impegnativi. Contrariamente alle aspettative dei più progressisti non è stata inserita la sigla Lgbt (che sta per lesbiche, gay, transessuali e bisex), inoltre si è evitato di affrontare in modo compiuto il tema del gender gap e della questione femminile, liquidati purtroppo in due soli paragrafi («La differenza tra uomini e donne può essere un ambito in cui nascono forme di dominio, esclusione, discriminazione da cui tutte le società e la Chiesa stessa hanno bisogno di liberarsi»).

Il capoverso dedicato all'apertura alla pastorale per le persone gay - che aveva riscontrato la maggiore divisione tra i vescovi - è stato approvato ma a fronte di 178 voti a favore ci sono stati 65 'non placet', il più alto numero di voti contrari nelle votazioni assieme al tema della sinodalità da tutti non compresa fino in fondo. E' stato accolta la richiesta di favorire percorsi di accompagnamento per le persone omosessuali visto che «Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale. Ugualmente - si legge nel documento - si riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra uomo e donna e si ritiene riduttivo definire l'identità delle persone a partire unicamente dal loro orientamento sessuale».

Tra le idee affiorate in un mese di lavori c'è stata quella di individuare in ogni comunità degli accompagnatori – «persone equilibrate di ascolto, fede e preghiera» – capaci di accogliere i giovani ma «senza moralismi e false indulgenze». Durante le discussioni, inoltre, non ci sono stati momenti di tensione, il clima è stato giudicato buono e positivo da tutti, anche se venerdì scorso sono emerse spaccature evidenti negli espiscopati per le votazioni dei 16 membri che entreranno a fare parte della Segreteria del Sinodo.

Lo scontro sotterraneo si è consumato tra candidati progressisti e candidati conservatori. L'unico italiano che è stato eletto – monsignor Zuppi di Bologna – è considerato un super progressista e aperturista facendo storcere il naso a qualche padre sinodale anche perchè a suo favore ci sarebbe stata una massiccia campagna elettorale da parte di monsignor Vincenzo Paglia. Ieri mattina, in basilica, nel messaggio al mondo rivolto ai giovani, la Chiesa ha riconosciuto la loro ricerca della felicità. «Vogliamo essere collaboratori della vostra gioia affinché le vostre attese si trasformino in ideali. Siamo certi che sarete pronti a impegnarvi con la vostra voglia di vivere, perché i vostri sogni prendano corpo nella vostra esistenza e nella storia umana».
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