Osservatore Romano protesta per la mancanza di riconoscimento delle donne nella Chiesa

Osservatore Romano protesta per la mancanza di riconoscimento delle donne nella Chiesa
di Franca Giansoldati
Venerdì 26 Ottobre 2018, 16:59 - Ultimo agg. 28 Ottobre, 18:26
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Città del Vaticano -  L’Osservatore Romano se da una parte rileva con grande enfasi di come sia caduta l’ultima limitazione per le donne in servizio nelle forze armate britanniche visto che «sono ormai ammesse in tutti i reparti di combattimento e anche nelle unità speciali», dall’altra fa seguire un diplomatico silenzio sul fatto che al Sinodo sui giovani, dove sono state invitate per la prima volta sette religiose, non è stato data loro nemmeno la possibilità di votare il documento finale come ai colleghi maschi.  Ancora una volta discriminate. In compenso il giornale vaticano rileva, in un’altra notizia, di come la regina Elisabetta abbia conferito a Imelda Poole, religiosa cattolica di Mary Ward di recente festeggiata all’ambasciata britannica presso la Santa Sede, il prestigioso Order of the British Empire per l’impegno profuso nel combattere le moderne forme di schiavitù.

«Il suo luminoso esempio ricorda a tutti che sono le suore le persone più impegnate, nelle varie parti del mondo, a contrastare la tratta di esseri umani e condizioni di vita e di lavoro che rimandano ai tempi bui della schiavitù e sono ancora purtroppo molto diffuse. Forse persino in espansione» si legge sul quotidiano della Santa Sede che mette in evidenza di come le donne, in vari ambiti, dimostrino di essere «le più tenaci e coraggiose nella battaglia contro gli sfruttatori». E sono anche quelle che, se pure non si riesce a debellare la piaga dal punto di vista sociale, rimangono «accanto alle vittime per condividere con loro condizioni disumane di vita. Perché sanno che solo l’amore silenzioso ma costante può sanare ferite spaventose e ridare speranza, o anche solo il coraggio di tirare avanti».

L'Osservatore Romano si chiede se possa bastare riconoscere alle donne il genio femminile, evocato da Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem. «Ma oggi ci domandiamo se questo riconoscimento può bastare, se può la chiesa, soprattutto in una situazione di crisi interna ed esterna, continuare di fatto a ignorare queste donne, continuare a non ascoltare la loro voce, il loro pensiero. Se può continuare a pensare che non siano proprio loro le testimoni più credibili e convincenti del Vangelo, soprattutto perché ricche di esperienze spirituali e umane che sono oggi particolarmente necessarie all’evangelizzazione, indispensabili per una istituzione in difficoltà».
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