Migranti, la Chiesa raddoppia: ospitalità per altri 40mila

Migranti, la Chiesa raddoppia: ospitalità per altri 40mila
di Francesco Lo Dico
Martedì 28 Agosto 2018, 08:00 - Ultimo agg. 14:48
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Dopo il caso Diciotti la Chiesa ha deciso fare da sola e di accelerare l'avvio di una nuova fase su cui papa Francesco insiste da tempo: accoglienza a tutto campo. Sia in Italia, dove si punta a realizzare nelle strutture diocesane fino a 30-40 mila posti aggiuntivi; sia in Europa, dove i primi censimenti delle strutture e dei fondi ecclesiastici disponibili consentono di fissare l'asticella molto in alto. L'obiettivo, ambizioso ma non irrealistico, è quello di fare posto nel Vecchio Continente a 250mila persone tra richiedenti asilo e migranti economici.

I cento ospiti accolti dalla Cei a Rocca di Papa non sono dunque che l'inizio. Ma anche la conferma che dall'Europa sarà difficile attendersi soluzioni concrete all'emergenza degli sbarchi. Il paradigma sarà dunque rovesciato. Sarà il Vaticano a presentare soluzioni all'Europa. Certo non risolutive, ma di certo esemplari. Non sarà facile né veloce. La Chiesa sa di dover andare controcorrente.
 
La svolta a partire dai vescovi: la fase due dell'accoglienza è già stata abbozzata nelle sue linee guida principali. All'insegna della determinazione, ma anche della prudenza. Il timore è che sul tema dell'immigrazione si sia aperta una faglia profonda tra i fedeli, sempre più intolleranti e diffidenti verso lo straniero, e il dettato del Vangelo che al contrario si fonda sull'amore per il prossimo. I recenti sondaggi che assegnano a favore del pugno di ferro di Salvini sette cattolici su dieci, sono stati in questo senso una doccia fredda. Come fare dunque ad accogliere di più senza inimicarsi i fedeli? La soluzione al dilemma è quella accennata da papa Francesco nella sua recente intervista. «Un accogliere ragionevole» ha spiegato Bergoglio. Ossia accoglienza diffusa.

Il piano italiano è pertanto quello di integrare piccoli gruppi di migranti nelle diocesi che ancora mancano all'appello. Molte, secondo gli ultimi dati del monitoraggio Cei compulsati in queste ore dai vescovi. A oggi infatti nelle strutture ecclesiastiche risultano presenti circa 25mila persone. Ma sono soltanto 136 diocesi su 220, ossia soltanto il 60%, quelle che si sono fatte carico di ospitarle. Si tratta di canoniche, seminari, associazioni, strutture ecclesiali, episcopi, che accolgono 25mila persone. La maggior parte fa capo al sistema dei Cas, i Centri prefettizi di accoglienza straordinaria, mentre un 16% è compreso nel sistema Sprar gestito dal Viminale con i Comuni. Si tratta in buona sostanza di posti sovvenzionati dallo Stato con i celebri 35 euro al giorno, in base al concetto di sussidiarietà dell'articolo 118 della Costituzione. Se invece si guarda alle persone interamente a carico dei fondi ecclesiali, siamo a quasi 3mila migranti accolti dalle parrocchie non poco, più o meno l'equivalente di quanti sono nello Sprar e 500 in famiglia. L'intento è dunque quello di coinvolgere le diocesi che ancora mancano all'appello della solidarietà, nel tentativo di raddoppiare, o quasi, il numero di ospiti (sia in forma sussidiaria che con risorse autonome) al netto di difficoltà organizzative e ragioni di consenso che finora hanno indotto alcuni territori a sollevare resistenza. Laddove si lamentano carenze di risorse, si cercherà di provvedere con erogazioni compensative ad hoc, tratte dall'otto per mille, finanziamenti privati, offerte e risorse Caritas. C'è infatti la consapevolezza che nei piccoli centri mancano spesso volontari a sufficienza, e che l'imminente taglio delle quote di assistenza per i migranti renderanno più difficile strutturare l'accesso a nuovi posti letto. Servirà dunque del tempo: l'obiettivo non è correre, ma garantire accoglienza di qualità. Per ampliare l'integrazione, si confida inoltre anche sui corridoi umanitari ideati dalla Comunità Sant'Egidio (circa 2mila profughi accolti in tre anni in accordo con lo Stato) e si punta a stanziare inoltre nuove risorse per il tutoraggio che finora ha assegnato a famiglie o singoli accolti in case della diocesi e di organizzazioni cattoliche 500 persone, tutte a carico della Chiesa.

Ma la vera partita, ancora più difficile, si gioca nel cuore dell'Europa. Dove la Chiesa è disposta a fare all-in, mediante un lavoro di sponda che vede schierati in campo i vescovi europei riuniti nel Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, e la Caritas Europa, all'interno della quale sul piano di Francesco è emersa una forte sinergia tra Germania, Francia, Spagna e Italia.

Data per persa la partecipazione alla causa delle reti cattoliche dei Paesi di Visegrad (Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria) dove il conflitto con i relativi Stati sarebbe ingestibile, la Chiesa mira a estendere dunque il modello dell'accoglienza diffusa anche nelle diocesi europee a più forte tradizione cattolica. Dove, in base alle prime stime potrebbero essere creati per i migranti fino a 250mila posti, tutti sovvenzionati con risorse ecclesiastiche. E a prescindere dallo status: richiedenti asilo o migranti economici sarebbero accolti tutti, senza distinzione. Anche in questo caso la parola d'ordine è prudenza. Trattare con gli Stati nazionali non sarà facile. Ma è doveroso. Come ha ricordato il vescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, di fronte allo stallo dell'Europa e dei suoi egoismi, «la Chiesa non può restare a guardare».

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