Emanuela Orlandi, la Procura di Roma indaga sul ritrovamento di ossa in un edificio del Vaticano

Emanuela Orlandi, il Vaticano indaga su ritrovamento ossa
Emanuela Orlandi, il Vaticano indaga su ritrovamento ossa
Martedì 30 Ottobre 2018, 21:24 - Ultimo agg. 31 Ottobre, 11:42
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Accertamenti sono in corso sul ritrovamento di alcune ossa in area extraterritoriale vaticana. Si sta cercando di verificare se i resti rinvenuti si ricolleghino al caso di Emanuela Orlandi. La Procura di Roma indaga per omicidio. Le ossa secondo quanto si apprende sono state trovate ieri nel pomeriggio nel seminterrato di alcuni locali della Nunziatura Apostolica di via Po a Roma. Sul posto sono intervenuti uomini della Squadra mobile e della scientifica. In queste ore la Procura provvederà a delegare le indagini per avviare subito gli accertamenti sui resti.

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Emanuela Orlandi, figlia quindicenne di un dipendente del Vaticano, è sparita nel nulla il 22 giugno del 1983. Da allora sono passati 35 anni di indagini, illazioni, depistaggi che hanno portato a una altalena di speranze e delusioni ma senza mai una spiegazione plausibile di cosa sia avvenuto. 

 


Allo stato attuale non è ancora certo a che epoca risalgano i resti e se riguardino una sola persona. In passato si sarebbero verificati altri episodi analoghi. Si stanno eseguendo comparazioni, concentrate in particolare sul cranio e sui denti. Le indagini vaticane si svolgono in collaborazione con la magistratura italiana. L'autorità giudiziaria italiana ha disposto accertamenti tecnici per cercare di individuare a chi appartengano questi resti. Il lavoro degli inquirenti punta in particolare a verificare se le ossa possano essere compatibili con il Dna di Emanuela Orlandi ma anche di Mirella Gregori, le due minorenni scomparse a Roma nel 1983.

Durante «alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura apostolica in Italia, sito in Roma in via Po 27, sono stati rinvenuti alcuni frammenti ossei umani» spiega il comunicato della Santa Sede. Il Corpo della Gendarmeria, spiega la nota, è «prontamente intervenuto sul posto informando i Superiori della Santa Sede che hanno immediatamente informato le autorità italiane per le opportune indagini e la necessaria collaborazione nella vicenda». Allo stato attuale, spiega il Vaticano, il procuratore capo di Roma, dottor Giuseppe Pignatone, ha delegato la polizia scientifica e la squadra mobile della questura di Roma al fine di «stabilirne l'età, il sesso e la datazione della morte».

 
 

Non è dunque Palazzo S. Apollinare l'edificio del Vaticano in cui sono state trovate le ossa che vengono esaminate dalla Procura. L'edificio, in cui era stato sepolto anche Renatino De Pedis, il boss della banda della Magliana, è oggi la sede dell'Università Santa Croce dell'Opus Dei. Ai tempi dell'esumazione della salma di De Pedis furono controllate alcune ossa trovate nella basilica senza però che ci fosse alcun riscontro sulla loro provenienza. In realtà il centro di Roma è pieno di edifici di proprietà del Vaticano su cui esiste un diverso livello di «extraterritorialità». 

Quello di Emanuela Orlandi è uno dei grandi misteri d'Italia. La famiglia non si è mai arresa in tutti questi anni. «È un sacrosanto diritto avere verità e giustizia, non ci rinunceremo mai», aveva detto all'agenzia Ansa, in occasione dell'ultimo anniversario della scomparsa, il fratello Pietro che, dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Roma, è tornato a chiedere giustizia direttamente al Tribunale Vaticano. E infatti da alcuni mesi la denuncia di scomparsa è di nuovo sui tavoli della Gendarmeria e del Promotore di Giustizia.

La famiglia Orlandi l'aveva presentata per la prima volta un anno fa, lo scorso novembre. Il fascicolo è stato aperto «ma da allora non è stato fatto niente, non è stato interrogato nessuno», ha denunciato più volte l'avvocato Laura Sgrò, legale di Pietro Orlandi. Che invano ha anche chiesto che venisse sentito il boss mafioso Pippo Calò, oggi 87enne, attualmente detenuto al 41 bis nel carcere di Opera. All'epoca dei fatti, nel 1983, era a Roma, era un personaggio a conoscenza «di quello che succedeva», collegato alla banda della Magliana, ritenuta invischiata nella scomparsa della ragazza.

Emanuela Orlandi, che oggi avrebbe cinquant'anni, scompare verso le 19 del 22 giugno 1983, dopo essere uscita da una scuola di musica. La ragazza è la figlia quindicenne di un messo della prefettura della Casa pontificia ed è cittadina del Vaticano. A maggio era già scomparsa un'altra ragazza romana, Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, e i due casi vengono quasi subito collegati.

In questi termini - come di «una stessa cosa» - ne parla Ali Agca, l'attentatore del Papa, ma non sono mai emersi elementi concreti che avvalorassero questa pista. Mirella Gregori, figlia dei titolari di un bar di via Volturno, a Roma, studentessa, non conosceva Emanuela Orlandi, né le due ragazze avevano frequentazioni in comune. Mirella scomparve dopo aver detto alla madre che «aveva un appuntamento» al monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, che peraltro quel pomeriggio era impegnato altrove. Da quel momento la famiglia non ha più avuto notizie della ragazza.

Tornando al caso di Emanuela, quella che sembrava la comune scomparsa di una adolescente si trasforma in un giallo internazionale che coinvolge in pieno la Santa Sede. Il presunto rapimento finisce infatti per intrecciarsi anche con l'attentato di Agca contro Wojtyla. Il Papa interviene con diversi appelli. La presenza di Emanuela Orlandi, negli anni, è poi segnalata in diverse località ma le rivelazioni non risultano mai attendibili.

Senza elementi, la prima inchiesta viene chiusa nel luglio 1997.
Poi la banda della Magliana, che spesso era stata tirata in ballo nella vicenda, rientra in primo piano a giugno 2008 con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna di Enrico De Pedis, uno dei capi della banda. Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all'Ospedale San Camillo. Ma neanche su questa pista emergono prove concrete. Nulla di fatto neanche dopo le analisi svolte sulle ossa rinvenute nella cripta di Sant'Apollinare, a Roma, nella quale era stato seppellito De Pedis. Nel 2016 l'archiviazione dell'inchiesta da parte della Procura di Roma, confermata dalla Cassazione. Ma la famiglia va avanti, non si arrende. E si rivolge alla magistratura vaticana.

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