Dossier pedofilia, Viganò accusa anche tre cardinali

Dossier pedofilia, Viganò accusa anche tre cardinali
di Franca Giansoldati
Giovedì 30 Agosto 2018, 11:00
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CITTÀ DEL VATICANO - Contestazioni e silenzio. «Certo che questi lombardi fanno rumore». Ieri mattina un gruppetto chiassoso e vociante di fedeli provenienti da alcune diocesi lombarde è stato salutato con questa battuta spontanea da Francesco. Le parole spontanee che ha pronunciato al microfono hanno rimandato subito al rumore che sta provocando un altro lombardo: Carlo Maria Viganò, l'ex nunzio negli Usa che ha chiesto le dimissioni del Papa per non avere punito subito l'ex cardinale americano McCarrick, un predatore seriale di seminaristi. Dalla folla, in piazza San Pietro, è sembrato che si levasse persino un coro di protesta che scandiva da lontano il suo nome. «Vi-ga-no» L'impressione nel brusio generale e poi il silenzio.
 
Il baccano mondiale amplificato dal memoriale contro il pontefice che l'ex nunzio ha diffuso attraverso alcuni blog di area tradizionalista sta aumentando il disorientamento e la confusione. Visti i contorni ancora poco chiari delle accuse, in attesa di conferme o smentite ufficiali, è difficile immaginare dove possa sfociare quella che pare una congiura. Al momento le dimissioni richieste sono escluse da Papa Francesco che ai suoi più stretti collaboratori ha parlato con chiarezza, anche in questa circostanza, aggiungendo di essere sereno. Forse solo a fine mese, in occasione del suo prossimo viaggio nei paesi Baltici, il Papa potrebbe tornare di nuovo sull'argomento, magari offrendo all'opinione pubblica mondiale qualche spiegazione in più di quel laconico: «leggete e fatevi una opinione voi». Ad oggi resta ancora da appurare se quello che ha messo nero su bianco Viganò corrisponde al vero oppure no, o se sia l'ennesima fake news che gira senza essere fermata. Poiché la guerra persino dentro la Chiesa ha una matrice mediatica, l'arcivescovo accusatore, a sua volta screditato sui media per una vicenda familiare legata all'eredità paterna, si è palesato utilizzando uno dei suoi canali sicuri, un blog che nei giorni scorsi ha diffuso il memoriale. Dalla sua residenza segreta dove si trova per ragioni di sicurezza, Viganò ha fatto sapere di non agire per vendette personali e di non sentirsi un corvo. Anzi, ha alzato il tiro, tirando in ballo altri tre cardinali (Herranz, Tomko e De Giorgi), chiedendo loro che fine hanno fatto le vecchie denunce di corruzione in Vaticano, specie quelle contro un funzionario dei Musei Vaticani che doveva essere licenziato già nel 2011 e che, invece, è ancora al suo posto.

«Ho parlato perché oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa». Ha incalzato Viganò. Che fine ha fatto la cassa di documenti che fu consegnata a Castelgandolfo da Papa Benedetto a Papa Francesco nel 2013? Poi ha chiesto perché la pulizia in curia è rimasta a metà? Insomma, altra benzina sul fuoco. Il cardinale Wuerl, dagli Usa, per esempio, smentisce di essere stato informato che il suo predecessore McCarrick fosse un orco, capace di molestare schiere di seminaristi. Un particolare non secondario visto che Wuerl avrebbe permesso a McCarrick di risiedere proprio in seminario, in barba a qualsiasi prudenza. Che il problema delle coperture fosse sistemico forse non c'era bisogno di quest'ennesimo brutto capitolo che mette in evidenza i problemi di percorso accumulati da Francesco in questi cinque anni. Così come certi inspiegabili ritardi nell'affrontare i problemi aperti già ai tempi di Papa Benedetto come la ramificazione della lobby gay in curia ampiamente denunciata con Vatileaks, la copertura ai cardinali insabbiatori. Forse la mancanza di dialogo interno e l'iper decisionismo che ha finito per scomporre lo spirito di squadra non hanno aiutato ancora a trovare una soluzione.
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