Visite, liste di attesa mai oltre i tre mesi

Visite, liste di attesa mai oltre i tre mesi
di Ettore Mautone
Giovedì 6 Dicembre 2018, 10:30
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Liste di attesa: con alcune novità sostanziali - sui limiti massimi fissati per le prestazioni ambulatoriali e di ricovero e riguardo alla presa in carico dei malati cronici - e con una dote finanziaria di 350 milioni arriva ai nastri di partenza il nuovo Piano nazionale. È inserito per la prima volta un tetto di attesa massimo per prestazioni non urgenti: 120 giorni per le attività in ambulatorio e 12 mesi per i ricoveri. Immutati invece i tempi massimi per le altre prestazioni. Qui le classi di priorità ambulatoriali restano da U (Urgente entro 72 ore) a B (Breve entro 10 giorni) a D (Differibile da eseguire entro 30 giorni per le visite o 60 per la diagnostica. Anche qui c'è la novità che tali tempi massimi di attesa non riguarderanno solo alcune prestazioni traccianti (erano 58 di cui 14 specialistiche, 29 di diagnostica strumentale, 15 per interventi chirurgici in day surgery o in regime di ricovero ordinario a cui si aggiungevano 5 prestazioni in regime di ricovero diurno e 10 in regime ordinario).
 
Sarà inoltre obbligatorio, per le prestazioni ambulatoriali, l'indicazione di prima visita o accesso successivo sulla prescrizione, il quesito diagnostico per le indagini strumentali e le classi di priorità indicate. Per tutte le prestazioni ambulatoriali oggetto di monitoraggio (visite specialistiche e prestazioni strumentali), il tempo massimo di attesa indicato dalla Regione dovrà essere garantito (ai fini del monitoraggio) almeno per il 90% delle prenotazioni con Classi di priorità B e D, riferite a tutte le strutture sanitarie. A decorrere dal 1 gennaio 2020, il monitoraggio sarà esteso anche alla Classe P. La classe di priorità è obbligatoria solo per i primi accessi. Per i cronici c'è la presa in carico da parte della struttura che eroga la prestazione. Lo specialista dovrà fasi carico di prescrivere e prenotare il paziente attraverso l'accesso al Cup aziendale o regionale e non sarà più il paziente a fare la spola dal medico di famiglia. Passa inoltre il principio che strutture pubbliche e private accreditate dovranno far confluire tutte le disponibilità di tempi per visite e diagnostica nel Cup unico regionale massimizzando l'offerta.

Previsti ancora percorsi di tutela se non siano rispettati i tempi massimi di attesa, con la garanzia di una prestazione in regime intramoenia con solo pagamento del ticket. Una norma che esiste già dal 1998 ancorché del tutto ignorata. Nel testo tuttavia tale previsione è limitata alle sole prestazioni di carattere specialistico e non diagnostiche e strumentali. Infine arriva lo stop all'intramoenia che scatterà sia se i volumi dell'attività privata superano il tetto del 50% (come oggi) delle attività istituzionali sia che sono superati i tempi massimi di attesa. Proposta già ipotizzata in Campania dal governatore Vincenzo De Luca.

«Abbiamo partecipato alla stesura del Piano - dice il presidente nazionale di Cittadinanza attiva Tonino Aceti - e consideriamo positivo l'impianto della norma. Oltre agli elementi di novità esistono anche risorse dedicate all'attuazione che dovranno incrociare il potenziamento della dotazione di personale di Asl e ospedali, e ile azioni di monitoraggio e controllo cui sono deputate le Regioni. Nella norma è previsto che i direttori generali siano responsabili dell'attuazione del piano ed è un bene che ciò entri tra gli indicatori dei Livelli di assistenza ai fini della valutazione delle Regioni».

In una nota, il ministro della Salute Giulia Grillo annuncia: «Ho trasmesso alle Regioni il nuovo Piano nazionale sulle liste di attesa per riportare la salute dei cittadini nelle priorità dell'azione politica, il piano mancava da quasi 10 anni e conteneva generiche azioni di governo. Ora mettiamo regole certe e stanziamo fondi. Insieme alle Regioni garantiremo tempi certi per ogni prestazione. Grazie ai 350 milioni previsti in legge di bilancio per il triennio 2018-20 aiuteremo i territori a potenziare i servizi di prenotazione implementando i Cup digitali e tutte le misure per rendere più efficiente il sistema. Non erano mai state stanziate risorse dedicate specificatamente alle liste d'attesa. Noi lo stiamo facendo. A Sud e a Nord, le regole saranno uguali per tutti». Norme uguali per Regioni del Nord e del Sud che però restano disuguali nella dotazione strumentale, strutturale e di personale. Elementi cruciali per garantire omogenei criteri di accesso alle cure. Basta pensare a quanto accaduto finora alla Campania dove, a fronte di tagli negli ultimi dieci anni, per circa 15 mila unità di personale si è assistito al progressivo allungamento delle attese per le attività non urgenti e programmate a causa della concentrazione dell'offerta assistenziale nella rete dell'emergenza-urgenza.
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