Giulia Grillo: «Pronti 350 milioni per ridurre le liste d'attesa negli ospedali»

Giulia Grillo: «Pronti 350 milioni per ridurre le liste d'attesa negli ospedali»
di Mauro Evangelisti
Lunedì 24 Dicembre 2018, 09:10 - Ultimo agg. 16:05
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Giulia Grillo, ministro della Salute, M5S, è un medico e da quando si è insediata ha messo tra le priorità l'abbattimento delle liste di attesa. Nel Lazio, ma anche nel resto del paese, la situazione è sempre critica.
«Le confermo che al nostro numero di telefono di pubblica utilità, il 1500, che raccoglie anche le segnalazioni di problemi con le liste di attesa, in maggioranza le chiamate su questo tema arrivano da Roma e dal Lazio. Noi sulle attese eccessive per esami e visite punteremo molto nel 2019. In alcune regioni abbiamo trovato anche liste di attesa bloccate, cosa che sarebbe vietata dalla legge. Ho chiesto un report alle Regioni, ma il sistema trovato era così fuori controllo che non ci sono dati uniformi. Ogni Regione usa un criterio differente. In finanziaria sono stati previsti 350 milioni di euro in 3 anni che le Regioni dovranno utilizzare per questo, tenendo conto del nostro piano di azione nazionale. Serviranno a potenziare le piattaforme informatiche; i risultati sulle liste di attesa saranno un criterio per giudicare i dg. E quando la sanità pubblica non sarà in grado di fornire la prestazione nei tempi previsti, il cittadino dovrà avere il diritto di rivolgersi al privato, ma a pagare sarà il sistema sanitario regionale».

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A Roma, ma anche nelle regioni più virtuose, esplodono i pronto soccorso: lunghe attese per un ricovero ma anche per una semplice visita.
«Nei pronto soccorso c'è sì un problema di risorse, perché mancano medici e infermieri. Ma c'è anche il tema dell'organizzazione, che va rivista. Non c'è un'adeguata gestione dei codici. Arrivano troppi codici bianchi e verdi, che invece doverebbero trovare risposta nella sanità di territorio. Dovremo ripensare alla riorganizzazione delle guardie mediche, ad esempio».

Ma la Regione Lazio sta effettivamente uscendo dal commissariamento?
«Non è una decisione politica, dipende da un tavolo tecnico in cui ci sono Mef e Ministero della Salute, ci sono requisiti da soddisfare. Ripeto: deciderà il tavolo. Ma nel Lazio, come nelle altre Regioni, non siamo più disposti a tollerare i dati sulle liste di attesa. Lo Stato c'è e lavora a un rapporto costruttivo con le Regioni».

Perché c'è un rapporto così conflittuale tra gli scienziati e questo governo? Abbiamo assistito a molti cambiamenti all'Istituto superiore di sanità e al consiglio superiore di sanità.
«Io penso che chi fa politica non si debba occupare di scienza e chi fa scienza non si debba occupare di politica. Il presidente dell'Iss, Walter Ricciardi, ha chiarito che non c'era alcuno conflitto con me. Non c'è un singolo mio atto che possa fare pensare a una interferenza con il mondo scientifico. Ci sono state semmai posizioni di alcuni componenti di questo governo, criticate dal mondo scientifico, ma Ricciardi si è dimesso autonomamente. Per l'Istituto superiore di sanità nominerò un commissario poi cercherò un esperto indipendente, come abbiamo già fatto all'agenzia del farmaco».

È soddisfatta del voto sulla manovra?
«Questa manovra per noi è un motivo di grande soddisfazioni, siamo riusciti a raggiungere tantissimi risultati, anche oggetto di battaglie nella scorsa legislatura. Pensi al reddito di cittadinanza o agli incentivi per le auto elettriche e ibride. Fino alle risorse per l'abbattimento delle liste di attesa e per il fondo della sanità».

Si è arrivati però all'approvazione in Senato di questa manovra in modo confuso e contestato.
«Certamente è stata una legge di bilancio difficile perché ambiziosa. È stato necessario un confronto con l'Europa per far comprendere il potenziale di questa manovra espansiva dopo anni di austerità. Avere dovuto fare collimare l'ambizione di una manovra espansiva dopo tante manovre repressive e la necessità di evitare la procedura d'infrazione ha portato a dei ritardi nella presentazione nella presentazione del maxi emendamento che correttamente, nel loro ruolo, le opposizioni hanno criticato. Ma visto il risultato ne è valsa la pena».

Cosa ha ottenuto per la Sanità? Il timore è che per fare tornare i conti in questo settore vi fossero dei tagli.
«Siamo riusciti a mantenere il finanziamento già previsto sul fondo sanitario nazionale di 1 miliardo per il 2019, 3,5 per il 2020 e il 2021. Dunque, 4,5 miliardi nel triennio per il fondo sanitario nazionale. E abbiamo un vero e proprio piano Marshall per l'edilizia sanitaria: 4 miliardi in più su questo. Si tratta di progetti già definiti sui territori, su rischio sismico, antincendio e nuovo parco tecnologico. Abbiamo inserito per la prima volta un fondo per l'abbattimento dei tempi di liste di attesa, 350 milioni di euro in 3 anni. Questo si aggiunge al piano sulle liste di attesa. Inoltre, abbiamo ulteriori finanziamenti, diverse decine di milioni di euro per borse di studio, la ricerca, le farmacie rurali».

C'è il problema del contratto dei medici. E uno sciopero già programmato. E' preoccupata?
«No, lo sciopero è un diritto dei lavoratori ed è giusto che lo esercitino. Medici e infermieri per anni sono stati abbandonati dalla classe politica. Noi, in collaborazione con le regioni, abbiamo preso un impegno per i primi mesi del 2019 a rispondere alle richieste dei medici per le indennità di esclusività. Sulla Ria (Retribuzione individuale di anzianità) potrebbero esserci della difficoltà, ma sul resto daremo risposte, le risorse saranno sufficienti».
 

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