Attenzione alla prostata: un over 50
su tre ignora il rischio tumore

Attenzione alla prostata: un over 50 su tre ignora il rischio tumore
Venerdì 26 Ottobre 2018, 20:25
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Dall’Australia all’Italia per educare gli uomini alla prevenzione per il tumore della prostata. Questo l’intento principale di «Movember» movimento di informazione sulla salute maschile promosso da SIU (Società italiana urologia) e Janssen che lo affianca per il sesto anno di fila. «Queste campagne dedicate alla prevenzione e alla sensibilizzazione sui tumori sono fondamentali per rafforzare la collaborazione tra società scientifiche, associazioni di pazienti e mondo dell’industria», le parole di Massimo Scaccabarozzi, presidente e AD di Janssen Italia. «Il nostro impegno in particolare in quest’area è significativo: basti pensare che Janssen ha ben 3 nuove molecole, attualmente in sviluppo specificatamente per tumori urologici».

Eppure, Il tumore alla prostata, il più frequente negli uomini di sesso maschile, non sembra far paura agli italiani: neppure al 31% di maschi over 50, i più a rischio per lo sviluppo della malattia, che lo ritengono poco pericoloso così da abbassare la guardia sull’informazione, insufficiente o molto scarsa per circa il 54% degli uomini e, peggio, sulla prevenzione. Il 37%, infatti, non ha mai effettuato una visita specialistica dall’urologo e il 25% non ha mai eseguito un esame del PSA, con un totale di 20% di maschi over 50 che non si è mai sottoposto ad accertamenti mirati. Sono i dati, allarmanti, emersi da una indagine condotta da DoxaPharma per conto di Janssen fra 350 uomini di età superiore ai 50 anni, equamente distribuiti sul territorio italiano. 

Fra questi, 1 maschio su 2 (poco più del 44%, per lo più fra 50 e 70 anni e residente al Nord) è al corrente dell’esistenza del tumore tanto da citarlo spontaneamente fra quelli a più larga diffusione nei maschi, influenzati per lo più dal sentito dire dei media (49%) o da un’esperienza indiretta con la malattia (56%) di amici e parenti. Ma il 58% non ne ha mai parlato con il medico di medicina generale o lo specialista. Deriva da qui una percezione errata – o una conoscenza personale insufficiente – di questo tumore che vede quasi 35 mila nuovi casi l'anno solo in Italia (2017), con forte probabilità per 1 uomo su 8 di incappare nella malattia nell’arco della vita, ma di sopravvivere ad essa nel 91% dei casi a cinque anni dalla diagnosi. Questa ‘certezza’ di guaribilità (dichiarata dal 76% dei maschi), rappresenta tuttavia il maggiore fattore di rischio per la disinformazione: solo 1 maschio su 2 conosce i sintomi del tumore alla prostata. Solo pochi ritengono il tumore alla prostata invalidante, con un impatto importante sulla qualità della vita e la sessualità (38% circa), a rischio per la vita (57%) o lo associano a cure chemioterapiche sfiancanti (53%), che fanno perdere i capelli (41%) e obbligano ad andare in ospedale (70%). In questo panorama critico, un dato positivo c’è: i maschi ritengono di dover essere educati (83%) sul tumore della prostata, specie riguardo la prevenzione e alle nuove cure chemio free.

Una conferenza, quella tenuta a Milano, in cui Vincenzo Mirone, ordinario di urologia all’Università Federico II di Napoli e direttore della scuola di specializzazione in urologia dello stesso ateneo, ha fatto il punto: «Oggi anche il tumore alla prostata sta vivendo il suo ingresso in una nuova era fatta di terapie più personalizzate e meno invalidanti, grazie alle quali si può cominciare a parlare di cronicizzazione della malattia. Farmaci orali a domicilio, rappresentano una valida alternativa terapeutica anche nelle forme di carcinoma prostatico più aggressivo, come quello metastatico alla diagnosi, garantendo oltre al beneficio in sopravvivenza anche una buona tollerabilità ed un miglioramento della qualità di vita». 
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