L'autonomia di Zaia: «Nord mai favorito». Ma i conti dicono altro

L'autonomia di Zaia: «Nord mai favorito». Ma i conti dicono altro
di Marco Esposito
Martedì 22 Gennaio 2019, 12:00
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«Mi rifiuto di accettare che il Nord abbia avuto più del Sud. Spesso si vuole far passare l'idea che il Nord è così perché ha avuto di più: non è vero». Frasi secche, quelle del presidente del Veneto Luca Zaia, con le quali si apre un post su Facebook in cui il governatore torna a sventolare la bandiera dell'autonomia. Ma sono affermazioni che non reggono alla prova dei fatti. I dati certificano, come si vedrà, che lo Stato italiano tratta i residenti del Centronord decisamente meglio di quelli del Mezzogiorno, con un vantaggio procapite di 3.000 euro l'anno a favore dei primi. Ma quei dati, per quanto ufficiali, sono nascosti da mesi tra le pagine web del sito dell'Agenzia per la coesione territoriale. Mentre in rete circolano decide di simulazioni della spesa pubblica, con valori in genere parziali, pronte a dimostrare che Veneto e Lombardia siano territori sfavoriti dalla perfida Italia mentre il Mezzogiorno naviga se non nell'oro, almeno tra monete argentate. L'ignoranza di Zaia non è isolata e appare, per certi aspetti, scusabile. Meno difendibile è il «rifiuto di accettare» una visione diversa dalla sua: la verità dei i fatti.
 
A sentire per primo l'esigenza di capire dove fosse indirizzata la spesa pubblica fu, un quarto di secolo fa, il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi, che nel 1994 avviò il progetto di una contabilità territoriale. Il piano divenne operativo nel 1997, con Ciampi ministro del Tesoro. Nei primi anni, il Rapporto Cpt (Conti pubblici territoriali) fu un riferimento per gli studiosi al pari dei rapporti Svimez. Poi l'attenzione si è affievolita e nel 2018, addirittura, non solo il Rapporto Cpt è stato pubblicato in ritardo ma non ha avuto ancora nessuna presentazione pubblica. I numeri sono chiari e confermano del resto un trend ormai ventennale. Lo Stato in tutte le sue articolazioni (comprese le società partecipate nazionali e locali) orienta la sua spesa nel territorio come l'ago della bussola: verso Nord. Nell'ultimo anno disponibile (Rapporto 2018 con dati 2016) l'azione pubblica per ogni residente è stata di 14.988 euro al Centronord e 12.033 euro al Sud. Spesa comprensiva di tutto: ordinaria e straordinaria, per la gestione e per gli investimenti, compresa la cattiva spesa - da combattere ovunque - come quella per le pensioni d'invalidità immeritate o per il personale in eccesso di qualche ufficio pubblico. Equità vorrebbe che 40 miliardi l'anno fossero reindirizzati dal Centronord al Sud.

Arrivare alla metodologia dei Conti pubblici territoriali non è stato facile. La Ragioneria generale dello Stato elabora dei conti regionali ma dimentica per esempio le Ferrovie. La Banca d'Italia per ripartire le somme tra i territori segue il principio della finalità. Cosa vuol dire? Che se in un ministero di Roma si elabora un piano per l'intera Italia il costo di quel ministero va suddiviso tra tutte le regioni perché tutti sono beneficiari del piano. Secondo il metodo Cpt, invece, quella spesa va assegnata al Lazio perché lì lavorano, mangiano, vivono quelle persone e il beneficio per gli altri territori lo si misura solo nel momento in cui si traduce in un'azione. La differenza non è da poco: con il metodo della Banca d'Italia, la spesa pubblica nel Lazio è di appena 12.124 euro procapite, al livello della Calabria, mentre secondo i Conti pubblici territoriali è di 17.530, valore inferiore solo al procapite della Valle d'Aosta. Per capire quale criterio raffiguri meglio la realtà, è sufficiente ricordare la vicenda dell'Agenzia europea del farmaco la quale, dopo la Brexit, andava spostata da Londra in una città della Ue. L'Italia ha insistito per Milano, considerando i vantaggi di avere sul proprio territorio una struttura comunitaria; ma, secondo il metodo della Banca d'Italia, la scelta fra Amsterdam e Milano sarebbe stata indifferente per gli italiani, perché le finalità dell'agenzia sono indirizzate verso tutti i cittadini europei, ovunque residenti. L'impegno che il governo italiano ha messo (invano) per far scegliere Milano invece di Amsterdam dimostra che la scelta di dove si spendono fisicamente i soldi non è affatto neutrale, per cui il metodo di Ciampi e dei Conti pubblici territoriali è senza dubbio preferibile.

Zaia quindi dovrà prima o poi rassegnarsi all'evidenza di uno Stato che spende e investe più al Nord che al Sud. E magari aiutarci a capire come invertire la rotta. Ma perché tale verità è difficile da vedere? Perché la bugia del denaro pubblico speso in modo omogeneo lungo la penisola consente una risposta facile al ritardo del Sud: è tutta colpa dei meridionali. Furbastri o incapaci. Certo, nessuno cade più nell'errore di Cesare Lombroso di credere che un calabrese sia delinquente per natura, però ci sono analisi sofisticate sul «capitale sociale» tese a dimostrare che ai meridionali manca un quid necessario a far fruttare le risorse copiose. Insomma: se cade la premessa del Sud ricco ma inefficiente, Zaia è costretto ad ammettere che l'autonomia va accompagnata sia con il senso di responsabilità che con l'equità. E al Veneto non toccherebbero più soldi di oggi, ma di meno.
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