Terremoto nei Campi Flegrei, intervista al ministro Musumeci: «Un piano ad hoc per il rischio idrogeologico»

«I rilievi sulla vulnerabilità del costruito, fino ad ora, hanno impegnato circa 90 tecnici organizzati in 55 squadre»

Il ministro Nello Musumeci
Il ministro Nello Musumeci
Gianni Molinaridi Gianni Molinari
Sabato 20 Aprile 2024, 08:00 - Ultimo agg. 21 Aprile, 09:00
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Ministro della Protezione civile e del Mare, Nello Musumeci, l'aumento dell'attività sismica della scorsa estate, ha creato non poche tensioni tra i cittadini, che avvertivano i terremoti molto più che nel 2012, quando ci fu il passaggio dal livello base-Verde a quello di attenzione-Giallo. Non crede che la scala dei livelli di livelli di allerta debba essere più elaborata per i Campi Flegrei, se non altro per andare incontro a una sorta di rassicurazione tra la cittadinanza?
«La scala dei livelli di allerta per i Campi Flegrei, data la rilevanza del tema, la propone la Commissione Grandi Rischi, che periodicamente si riunisce, su richiesta del nostro dipartimento, per esaminare le singole questioni che le vengono sottoposte. Anche nell'ultima recente seduta la Commissione ha ritenuto di mantenere il vigente livello di allerta, raccomandando comunque di lavorare sulle diverse attività di prevenzione. Le scosse di volta in volta avvertite dagli abitanti - pur nella comprensibile paura, come capita anche a me che vivo ai piedi dell'Etna - dovrebbero stimolare non il panico ma una maggiore consapevolezza verso la natura del fenomeno. È come chi ha paura di prendere l'aereo: se gli si spiega perché l'apparecchio “balla” quando attraversa una perturbazione e se gli si dice come deve comportarsi, il passeggero si abitua ad avvertire meno il problema».

Ai Campi Flegrei c'è stata solo una prova di evacuazione nel 2019. La prossima, avete annunciato, ci sarà lunedì e ancora il 30 e 31 maggio ma solo per una piccola parte della popolazione di Pozzuoli. A ottobre invece una più grande. Non crede sia trascorso troppo tempo, e ogni anno, si debba pianificare un'esercitazione su campioni diversi, nelle aree più a rischio?
«Le attività esercitative sono sicuramente una misura concreta di riduzione del rischio e quindi di prevenzione dei possibili danni: proprio per questo è essenziale che si svolgano periodicamente a ciascun livello - locale, regionale e nazionale.

Nello specifico, le esercitazioni di maggio e di ottobre servono a testare il coinvolgimento del Servizio nazionale della protezione civile. C'è anche una terza esercitazione “per posti di comando” cioè rivolta ai soli addetti ai lavori, che si terrà lunedì prossimo per testare l'operatività dei centri di coordinamento e delle sale operative. Spero che la Regione o ciascun Sindaco si premuri ad organizzare esercitazioni finalizzate a verificare la pianificazione comunale di protezione civile e a diffonderne la conoscenza tra i cittadini. Dobbiamo tutti convincerci che la paura del cittadino cresce se e quando non gli si spiega la natura del fenomeno naturale e come comportarsi in caso di necessità. In Giappone il governo lo fa già con i bambini. La verità è che nel passato i governi nazionali non hanno prestato la necessaria attenzione al bradisismo di quell'area. Noi in un mese abbiamo incontrato gli amministratori locali e varato il decreto legge. È solo il primo passo di un percorso lungo e impegnativo, che deve vedere coinvolte le istituzioni e le comunità locali. Rispettare gli impegni stabiliti dalla nostra legge e coinvolgere attivamente la popolazione, senza creare inutile allarmismo ma anche ricordando che le proprie case sono state costruite su un vulcano. Le esercitazioni, nazionali o locali, sono solo delle tappe all'interno di un percorso più ampio che dovrà vedere impegnati tutti, scuole, imprese, organi di stampa».

L'analisi di vulnerabilità speditiva fatta in queste settimane a che punto è? Inserirete nella mappa di pianificazione del rischio anche quelle che sono le problematiche del dissesto idrogeologico delle aree flegree?
«I rilievi sulla vulnerabilità del costruito, fino ad ora, hanno impegnato circa 90 tecnici organizzati in 55 squadre. I sopralluoghi procedono spediti, anche più celeri di quanto avevamo immaginato: sono stati già realizzati circa 4.000 sopralluoghi. In questa prima fase ci stiamo concentrando sulla vulnerabilità legata al bradisismo, che è la causa della più diffusa preoccupazione tra la gente. Il rischio idrogeologico, altro tema da non sottovalutare, sarà oggetto di un successivo programma».

Quando sarà presentato il piano mare, quali saranno le prime azioni.
«Il Piano del mare è stato approvato nel luglio dello scorso anno e presentato a Trieste subito dopo, nel Forum Risorsa Mare, nel quale ha parlato anche il premier. È la prima volta che un governo italiano si dota di uno strumento di programmazione e di coordinamento sulle politiche marittime. Vi è indicata una ventina di obiettivi che impegneranno d'ora in avanti undici ministeri e un comitato di esperti, tutti riuniti nel Cipom, il Comitato interministeriale per le Politiche del mare che ho l'onore di presiedere. Si sta già lavorando ai primi obiettivi: la riforma del Codice della navigazione, le criticità della Nautica da diporto ed una legge che disciplini la dimensione subacquea. Saremo i primi in Europa ad essersi dotati di regole sulle attività nel dominio sottomarino, pronti a confrontarci con Bruxelles».

La portualità turistica: la Campania soffre della carenza di posti. È un'occasione importantissima di sviluppo di un turismo ricco. Però serve una normativa che faciliti nuovi insediamenti. A che punto siamo?
«Come le dicevo, quello della portualità turistica è uno dei temi sui quali lavorerà il Cipom. L'Italia in questa filiera detiene la leadership nel Mediterraneo. La Campania si colloca in un buona posizione tra le regioni italiane per numero di posti barca. La domanda è in crescita e non possiamo perdere questo importante segmento turistico. Si può e si deve fare di più, specie in un territorio come quello campano dove la bellezza della costa e le risorse dell'entroterra si coniugano perfettamente. Servono programmazione, progettualità, condivisione delle comunità locali e intesa tra le Istituzioni pubbliche e gli attori privati che intendono investire. Lavoriamo per semplificare le procedure e rimuovere ostacoli alimentati da integralismo ambientale».

L'Europa (ferrobonus e marebonus) è sempre titubante sulla concessione di incentivi per sostenere lo sviluppo delle autostrade del mare che hanno tolto traffico dalle strade e sviluppato il trasporto merci. Il governo è pronto a un'iniziatva più strutturale per la difesa di questi strumenti ?
«Il nostro governo è fortemente impegnato nel potenziamento delle autostrade del mare ed nel trasporto combinato strada-rotaia. Nell'ottobre scorso è entrato in vigore il relativo regolamento e le procedure per l'assegnazione del contributo sono già state avviate da tempo dalla competente struttura dei Trasporti. Finanziare stabilmente le due modalità di trasporto è tra i propositi da raggiungere, dando peraltro così un notevole contributo alla qualità dell'ambiente.L'obiettivo è quello di completare nel 2032 i corridoi europei e aumentare la capacità logistica in Italia». 

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