Terra dei fuochi, Centinaio apre: «Sì, al decreto: poteri a Costa, ma per le bonifiche servono le risorse»

Terra dei fuochi, Centinaio apre: «Sì, al decreto: poteri a Costa, ma per le bonifiche servono le risorse»
di Francesco Lo Dico
Sabato 30 Giugno 2018, 10:00 - Ultimo agg. 1 Luglio, 08:31
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«Nessun problema sulla cessione delle competenze al ministro Costa» che sembravano aver portato nelle secche il provvedimento. Il ministro dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio, annuncia il via libera al decreto sulla Terra dei fuochi «che sarà in pre-consiglio dei ministri già lunedì».

Il ministro Costa ha detto che mancano solo «alcuni tecnicismi giuridici». Poi sarà luce verde per il primo decreto sulla Terra dei fuochi, che pure continua a slittare da ormai dieci giorni perché è necessaria la cessione di due competenze, quelle sulle bonifiche e sull'agroalimentare, che sono in capo al suo ministero. Ha intenzione di cederle ministro?
«Da parte nostra c'è stata disponibilità a 360 gradi sin dall'inizio. Anche perché con il ministro Costa vado d'accordissimo: non nego che è il rappresentante del governo con il quale finora ho collaborato di più».

Ma allora perché finora non siete riusciti a trovare una quadra sulla cessione delle competenze?
«Da parte nostra c'è stata massima disponibilità e collaborazione. Il ministro Costa avrà la delega sulla Terra dei fuochi, mentre a me sarà ceduta dal ministro Bonasoli quella sul turismo. I rallentamenti sono dipesi unicamente a causa di alcune lungaggini burocratiche, ma il decreto sarà presente già nel pre-consiglio dei ministri di lunedì».

Lasciare la competenza sui prodotti agricoli in capo al suo ministero, ha detto Costa, darebbe una percezione negativa ai consumatori. Sarebbero indotti a credere che i cibi non sono sani. Osservazioni che condivide?
«Condivido. Il ministro Costa ha sulla Terra dei Fuochi una competenza indiscussa. Se c'è una persona che in materia è molto più competente di me e che ha delle idee brillanti, perché non dovrei cedergli le competenze? È la persona giusta al posto giusto, nessun problema a fare un passo indietro».
 
Alcuni esponenti leghisti si sono detti però contrari al decreto definitivo sulle Terre dei fuochi, perché non è nel contratto. Lei è favorevole al modello di intervento unico che applicherebbe gli stessi standard anche al Nord?
«È un modello assolutamente condivisibile, non ci sarà alcuna obiezione e nessun problema nel merito».

L'altro nodo sarebbe legato alle coperture per le bonifiche. Alcuni sostengono che potrebbe essere un decreto a costo zero. Ma senza le risorse, come si fanno gli interventi?
«Giusta obiezione. Se si vuole affrontare seriamente il fenomeno e consentire al ministro Costa di lavorare, bisognerà metterci dei soldi. Senza risorse, le bonifiche chi le fa?».

I comitati della Terra dei fuochi hanno attribuito i ritardi sul decreto alla scarsa attenzione che il contratto di governo dedica al Sud, e allo storico scarso interesse che la Lega manifesta per il Meridione. Che cosa risponde?
«Non ho tempo per le polemiche. Preferisco lavorare. Appena diventato ministro dell'Agricoltura, ho detto che la priorità dev'essere data al Sud. Al contrario, vorrei capire invece che cosa ha fatto finora per il Sud chi polemizza».

È presto detto. Si tratta di militanti che denunciano da anni i guasti e i veleni che affliggono la loro terra.
«Se hanno lavorato tanto, mi va benissimo. Ma mi spiace il fatto che siano sollevate polemiche senza conoscere bene le cose. Sono proteste alle quali guardo con sospetto».

Il sospetto è che con il rafforzamento delle autonomie inserite nel contratto, e un surplus fiscale di 50 miliardi da trattenere al Nord, il Sud possa ulteriormente finire danneggiato da politiche di coesione di per sé discutibili e penalizzanti ormai da molti anni. Non vede questo rischio?
«No. Penso che oggi Lombardia e Veneto siano le due locomotive d'Italia: se si fermano, si ferma tutto il treno italiano. Detto questo bisogna lavorare affinché le regioni del Sud colmino il gap che le divide da quelle del Nord. Dobbiamo rimboccarci le maniche tutti. A partire da alcuni governatori del Sud che mi piacerebbe vedere impegnati al massimo sui fondi europei. Se li usassero bene, potrebbero fare il bene delle loro Regioni».

Si potrebbe fare il bene del Sud anche in Parlamento. Ad esempio sostenendo la proposta del ministro Lezzi, che intende approvare una legge che dia attuazione ai Lep, i livelli essenziali delle prestazioni previsti in Costituzione e mai applicati. Trova necessario anche lei intervenire, dato che da anni il Sud è fortemente danneggiato da un federalismo fiscale poco equanime in materia di trasporti, mense, e asili nido per i bimbi?
«Condivido tutte le strategie che servono per rilanciare le Regioni italiane: da Bolzano a Lampedusa, indistintamente».

Dunque è favorevole a una legge che dia attuazione ai Lep.
«Certamente».

Il ministro Costa pone tra le sue priorità anche una legge che fermi il consumo del suolo. Concorda anche su questo?
«Pienamente d'accordo con il ministro. Una legge analoga è stata approvata tra l'altro dalla Regione Lombardia nell'intento di ridare dignità alle aree dismesse e tutelare quelle agricole da ulteriori guasti».

Fondi europei. Sarebbe intenzione del presidente Juncker tagliare 5 miliardi di risorse per la coesione territoriale per il 2021-2027. Come salvare risorse così preziose?
«Per quanto riguarda i fondi di mia competenza, circa 3 miliardi di euro, già il 18 giugno siamo stati in Europa per segnalare come tagli del genere sarebbero deleteri. Faremo tutto il possibile».

Di Maio e Salvini sostengono che è necessario introdurre dazi sui prodotti dell'agroalimentare in arrivo dall'estero. Confindustria però è in disaccordo e lo è anche lei. Che cosa farete dunque?
«Occorre bloccare ciò che viene importato nel nostro Paese, ma non ne rispetta le regole. Penso ad esempio a quei prodotti alimentari coltivati con prodotti chimici, fitosanitari e diserbanti che in Italia sono vietati da anni e sono cancerogeni. Li definirei dazi sanitari».

Lei si è più volte scagliato contro i migranti che bighellonano e che non fanno nulla. Ma allora perché da ministro dell'Agricoltura non ha alzato la voce di fronte all'uccisione del sindacalista Sacko e dello schiavismo di San Ferdinando, lo stesso che dalla Calabria alla Sicilia alla Campania affligge lavoratori immigrati regolari? Non è anche questo il business dell'immigrazione che denunciate?
«Io la voce l'ho alzata, però non se n'è accorto nessuno. Ho detto che sono cose che non devono più accadere. E che occorre capire se la legge sul caporalato funziona, e semmai di tentare di migliorarla per porre fine allo sfruttamento. Ho già previsto di recarmi in quelle zone per capire insieme agli imprenditori e ai magistrati del posto, che cosa posso fare come ministro. Occorre evitare che l'anno prossimo situazioni come quelle di San Ferdinando possano ripetersi».
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