Terra dei fuochi, vertice ad alta tensione: Salvini firma e scappa via

Terra dei fuochi, vertice ad alta tensione: Salvini firma e scappa via
di Adolfo Pappalardo
Martedì 20 Novembre 2018, 07:30
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Inviato a Caserta

È inutile girarci attorno: il nervosismo tra i due alleati/avversari a Caserta è palpabile. Tra Salvini e Di Maio che, senza contare i giorni scorsi, sin dalla mattina duellano sempre sul tema termovalorizzatori. Con il titolare del Viminale che si rende conto come in Terra di Lavoro sia nettamente in minoranza rispetto a mezzo esecutivo che è tutto grillino. Non una parola con i giornalisti all'ingresso in Prefettura e poi, subito dopo la firma del protocollo per la terra dei fuochi, via verso il Quirinale. Nessuna tensione si affrettano a sottolineare Conte e poi l'ufficio stampa di Salvini. C'era anche la sua targhetta al desco in sala stampa ma viene tolta alla spicciolata. «La firma del protocollo si è prolungata», la spiegazione ufficiale.
 
Le mascelle, dice chi c'era, dei due vicepremier sono contratte quando si parlano brevemente a margine della firma. Ma entrambi rimangono sulle proprie posizioni rispetto ai termovalorizzatori. Contrarissimo Di Maio, favorevolissimo Salvini. Anche se in questa partita i punti sono tutti a favore del primo. Ma Salvini non si sposta di un millimetro anche quando è chiaro come la variante impiantistica non verrà mai contemplata e nemmeno accennata nel piano. «Non capisco però perché all'estero si fanno», sbotta il titolare del Viminale con il collega del Lavoro prima della firma citando il caso di Dalmine dove la Lega volle l'impianto e perse le elezioni. Ma ormai va bene a tutti e in Lombardia ve ne sono ben 13. Salvini, insomma, rimane delle sue idee e al collega quasi gli lancia un'ultima stilettata prima della firma: vediamo se senza inceneritori portate a casa qualcosa di concreto...Certo non è proprio un guanto di sfida ma una scommessa, politicamente parlando, che vale da qui alle prossime Europee dove i due andranno divisi. Poi, una volta a Roma, Salvini continua a stuzzicare: «Io spero di riuscire ad andare a dicembre a Copenaghen dove inaugureranno una pista di sci a nove euro l'ora sopra un inceneritore stupendo architettonicamente, sanitariamente e economicamente». Replica a Caserta, quasi in diretta, l'alleato di governo: «Peccato, io avevo una pista da sci ad Acerra...», ironizza Di Maio che in conferenza stampa è costretto comunque a giustificare l'assenza del leghista. «Siamo una grande squadra», avanza il leader grillino e smentisce che l'alleato/avversario abbia abbandonato ieri il campo campano perché in netta minoranza e gli abbia dato fastidio l'attivismo del rivale in Campania: «Non siamo cani che marcano il territorio, lui qui è il benvenuto e può fare molto per la sicurezza», gli concede.

Il tema termovalorizzatore però è solo un pretesto perché i due maggiori azionisti di governo sono divisi dalla manovra di Bilancio che domani potrebbe subire l'ennesimo no da parte della Commissione europea. E in quest'ultimo caso potrebbe esserci un'accelerata rispetto allo scenario che si prefigura da giorni: un rimpasto di governo. Anche se i due leader guardano già alle Europee dove andranno divisi. Salvini, ovviamente, con Berlusconi. «È normale, sono alleati, noi invece abbiamo un contratto. Si rivedranno per progettare liste per le prossime elezioni regionali, come faremo noi per andare contro di loro anche alle comunali», ribatte Di Maio. E il barometro della tensione continua a salire.
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