Terra dei Fuochi, parla Cantone
«Tanti buoni propositi, ora i fatti»

Terra dei Fuochi, parla Cantone «Tanti buoni propositi, ora i fatti»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 21 Novembre 2018, 08:23 - Ultimo agg. 10:50
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Una valutazione del protocollo «assolutamente positiva, dal momento che i piani di azione toccano tutti gli argomenti sensibili, dagli aspetti sanitari a quello della prevenzione, dalla cabina di coordinamento alle indagini, anche se ora resta il problema della attuazione concreta».
Da cittadino campano, magistrato e presidente dell'Anac, Raffaele Cantone conosce tutte le facce dell'emergenza rifiuti regionale e non si sottrae ad una valutazione delle mosse dell'esecutivo gialloverde.
Presidente Cantone, mezzo governo a Caserta, varato un protocollo ad hoc. Qual è il suo giudizio?
«C'è innanzitutto una rinnovata attenzione sull'emergenza rifiuti e sulla cosiddetta terra dei fuochi. Si tratta di questioni che erano sparite dall'agenda politica negli ultimi anni e la presenza del governo a Caserta è un fatto positivo. Nel decreto si insiste sul monitoraggio dell'aria e dell'acqua, sui temi sanitari e sulla necessità di creare una cabina di regia in grado di coordinare gli interventi sul territorio. Restiamo però alle premesse, ora la sfida è realizzare i punti elencati a Caserta dal governo».

A cosa fa riferimento?
«Da napoletano, da magistrato e da presidente dell'Authority anticorruzione, devo constatare che tutti questi buoni intendimenti li abbiamo già visti esplicitati. Non sempre a grandi prese di posizione sul piano programmatico sono seguite azioni concrete. Vede, un protocollo è un insieme di semplici istanze, ora occorre verificarne l'attuazione».

Entriamo dunque nel vivo del dibattito, quali sono i punti dolenti su cui bisogna intervenire?
«Uno dei temi cruciali per la nostra regione è legato alla presenza delle ecoballe. Parliamo di tonnellate di rifiuti non smaltiti che nessuno è riuscito a rimuovere. Ci sono stati degli investimenti, sono stati fatti gli appalti, su cui l'Anac ha vigilato, ma per assenza di strutture in cui smaltire, siamo ancora lontani dalla risoluzione del problema. In questi anni, è stato rimosso un quantitativo di ecoballe decisamente limitato».
 
Torniamo al protocollo «casertano»: prefetture, esercito, videosorveglianza, interventi sanitari, ma cos'altro manca a suo giudizio?
«L'obiettivo è rendere autonomo ed efficiente il ciclo raccolta dei rifiuti in Campania, sottrarlo a logiche emergenziali. Il ciclo rifiuti dalle nostre parti non può dipendere all'infinito da fattori esterni come le spedizioni all'estero. È questa la vera sfida degli anni che verranno».

Tre anni fa, il governo Renzi varò la riforma sugli ecoreati: da allora appiccare un incendio non è più un illecito da punire solo con una contravvenzione. Come mai non c'è stata la svolta attesa? Lei rimetterebbe mano al codice penale per rendere più incisiva la repressione penale?
«La riforma sugli ecoreati è stata una buona riforma. Non ha creato gli effetti sperati da un punto di vista processuale, ma non metterei mano al codice penale. Credo sia necessario intervenire per affinare le armi di chi indaga, specie quando si tratta di affrontare un problema complesso come la cosiddetta terra dei fuochi che, come è noto, dipende da tanti fattori».

A cosa fa riferimento?
«Occorre un maggiore coordinamento delle forze di polizia locale sul territorio, mentre sul piano puramente investigativo sono d'accordo con Franco Roberti quando esprime (sul «Fatto», ndr) riserve sulla questione delle indagini in materia di traffico di rifiuti».

Cosa cambierebbe in materia?
«Bisogna riportare il reato del traffico dei rifiuti semplice (non aggravato dal metodo mafioso o comunque scollegato dai clan) fuori dalle competenze della Dda. Si tratta di un reato che andrebbe perseguito meglio se affidato al pm ordinario, in una Procura di prossimità, mentre rischia di passare in subordine di fronte alle priorità esistenti sulla scrivania di un magistrato del pool anticamorra».

Sui rifiuti in Campania, c'è stata la spaccatura a proposito di termovalorizzatori. Qual è il suo giudizio?
«Premesso che se iniziassimo oggi a lavorare per un nuovo termovalorizzatore avremmo uno strumento utile solo di qui a sei anni. Secondo me non sono la soluzione giusta, ma se proprio non ci sono alternative non sono contrario. Non credo però che siano necessari altri quattro impianti e comunque posso confermare che nessun termovalorizzatore ha fatto registrare tentativi di infiltrazioni mafiose».
 

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