Il Quirinale: «Basta tensioni». E chiede alla Ue di mediare

Il Quirinale: «Basta tensioni». E chiede alla Ue di mediare
di Marco Conti
Venerdì 19 Ottobre 2018, 08:48 - Ultimo agg. 10:00
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«Il dovere del Presidente è far rispettare la Costituzione» e, avere i conti «solidi e in ordine», è una delle regole della Costituzione. I richiami di Sergio Mattarella sulla solidità dei conti pubblici italiani si sono infittiti nelle ultime settimane. Ieri mattina il presidente della Repubblica, ricordando a Pontedera la figura di Giovanni Gronchi, ha ricordato come il Capo dello Stato può «essere, se vuole, la viva vox constitutionis». E quella voglia Mattarella la trova nelle preoccupazioni dei giovani che ha davanti per il loro futuro e in quelle delle famiglie per risparmi e stipendi che rischiano di essere falcidiati dallo spread e da una manovra che, caricando l'Italia di altro debito pubblico, fa salire il costo del suo finanziamento che presto si scaricherà sui contribuenti.
I RISPARMI
L'articolo 97 della Costituzione, novellato nel 2012, che impone «l'equilibrio nel bilancio e la sostenibilità del debito pubblico», citato un paio di settimane fa da Mattarella, si compone con il richiamo di ieri per il momento delicatissimo che vive il Paese che non ha bisogno di scontri con Bruxelles e con altri partner europei. Tensioni e polemiche, anche interne alla maggioranza, che allarmano i mercati, le agenzie di rating e che anche ieri hanno fatto salire lo spread a livelli mai visti negli ultimi anni. «Basta scontri», è l'invito che esce dal Quirinale dopo l'incontro che Mattarella ha avuto ieri con il Commissario europeo Pierre Moscovici. Un appuntamento sollecitato dal responsabile europeo degli Affari Economici e che è terminato con l'auspicio «che ci sia il massimo di collaborazione con l'Italia. E che attraverso il dialogo e il confronto si trovi una intesa».
L'arrivo di Moscovici al Quirinale, non richiesto e anche un po' irrituale, con in tasca la dura lettera della Commissione, segnale le difficoltà che hanno a Bruxelles nel discutere della manovra con interlocutori che abbiano un ben che minimo peso politico. Sia il premier Conte (al quale riesce difficile persino convocare un consiglio dei ministri), che il ministro dell'Economia Tria (più volte sull'orlo di una crisi di nervi), non hanno quel peso politico tale da impegnare l'esecutivo come invece lo avrebbero - presi insieme - i due vicepremier.
Ma che il Quirinale si stia attrezzando per analizzare con attenzione il testo della manovra per verificare la compatibilità con il dettato costituzionale, si comprende quando Mattarella dice che il Colle guarda agli «indirizzi fondamentali della Costituzione, rispetto ai quali i programmi di governo sono un'espressione». Ovvero, libero il governo e la maggioranza di fare le scelte di politica economica, ma compatibilmente con «l'esigenza inderogabile di mantenere condizioni di sanità monetaria, attraverso una saggia politica per gli investimenti e le spese».
I RIGURGITI
Niente fughe in avanti e piani B, ma conti in ordine. Mattarella confida che tale impegno sia anche del governo, seppur non manchino tensioni. Il Presidente attende i testi della manovra di bilancio, e i provvedimenti ad essa collegati, prima di esprimere una valutazione. Nello scontro interno alla maggioranza esploso con la questione delle varie bozze circolanti di decreto fiscale, il Quirinale non intende entrare e tantomeno fa trapelare preferenze per l'una o l'altra versione.
L'Europa per Mattarella non si tocca perché «ha assicurato un patrimonio inestimabile di pace e di benessere», ma è interesse ora anche dell'Unione contribuire ad abbassare i toni e cercare una soluzione perché uno scontro tra Roma e Bruxelles non conviene a nessuno. Resta il fatto che «i vuoti rigurgiti nazionalisti» sono cosa ben diversa dalla Patria e dalla difesa dei suoi interessi. Anche perchè i sovranisti francesi o tedeschi sono pronti a trattare l'Italia molto, ma molto peggio di Macron o Merkel.
 
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