Boeri all'attacco: «Io minacciato da chi dovrebbe garantire la mia sicurezza». L'ira del governo

Boeri all'attacco: «Io minacciato da chi dovrebbe garantire la mia sicurezza». L'ira del governo
di Michele Di Branco
Venerdì 20 Luglio 2018, 07:00 - Ultimo agg. 12:43
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La Relazione tecnica è stata inviata al ministero del Lavoro una settimana prima della trasmissione del decreto dignità alla Presidenza della Repubblica: «Bastava sfogliarla per carpirne i contenuti». Tito Boeri tiene il punto e respinge verso il governo, contrattaccando, le accuse di scarsa lealtà istituzionale in merito alla questione della stima Inps sull'impatto occupazionale negativo prodotto dal decreto. E si attira dure repliche dall'esecutivo. Nel corso dell'audizione davanti alle commissioni Finanze e Lavoro della Camera, il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza ha ricostruito il carteggio intercorso a inizio luglio con l'esecutivo per cercare di dimostrare la sua verità sul punto centrale della vicenda: il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha avuto il tempo necessario ed anche gli elementi per sapere che il decreto messo a punto da Palazzo Chigi rischiava di produrre un aumento della disoccupazione. Entrando nel dettaglio Boeri ha ricordato, in particolare, che il 2 luglio il ministero del Lavoro aveva inviato la richiesta di una valutazione della platea di lavoratori coinvolti dai provvedimenti, «per stimare il minor gettito contributivo dai lavoratori a termine, da compensare con il maggior gettito derivante dal rincaro dei contributi dopo il primo rinnovo».
 
Insomma, secondo Boeri, dalla stessa formulazione della richiesta appariva già evidente che gli uomini di Di Maio avevano messo in conto che «ci sarebbe stata una riduzione dei lavoratori del tempo determinato». Le valutazioni, ha anche specificato Boeri, sono state condotte su base dei dati forniti dallo stesso dicastero del Lavoro e, ha aggiunto il numero uno dell'Inps, quegli 8 mila lavoratori in meno «possono apparire addirittura una stima ottimistica». A giudizio di Boeri, infatti, con la riduzione della durata dei tempi determinati aumenta il turnover di questi lavoratori. Nella fase del ricambio, il datore di lavoro potrà stabilizzare il lavoratore, assumerne un altro a tempo o in somministrazione, oppure chiudere il rapporto. Il ragionamento di Boeri è che il datore di lavoro sarà disincentivato a stabilizzare visto che è stata aumentata l'indennità di licenziamento, e che sarà disincentivato anche a trovare un nuovo lavoratore a causa dei costi di ricerca ad essa collegati. «Non sono affatto contrario al decreto dignità che ma bisogna fare i conti con la realtà che, spesso, ci impone delle scelte» ha detto Boeri. Il quale ha attaccato frontalmente Di Maio dicendo che «affermare che le relazioni tecniche esprimono un giudizio politico significa perdere sempre più contatto con la crosta terrestre». Boeri ha anche difeso il proprio ruolo. «L'esecutivo che mi ha nominato ha avvertito non mi ha mai chiesto di giurare fedeltà al suo programma. Chiedo lo stesso rispetto a questo esecutivo, non tanto per me stesso, quanto per la carica che ricopro». Poi, rivolto a Matteo Salvini, si è sfogato affermando che «se nelle sedi istituzionali mi venisse chiesto di lasciare il mio incarico anticipatamente ne trarrei le conseguenze. Quello che non prendere in considerazione sono le minacce da parte di chi dovrebbe presiedere alla mia sicurezza personale». Parole che hanno provocato l'immediata reazione del ministro dell'Interno. «Il presidente super-attaccato alla poltrona ha tuonato il leader della Lega dimostra ancora una volta grande fantasia, come quando chiede più immigrati per pagare le pensioni, o quando difende la legge Fornero. Se vuole fare politica con la sinistra che l'ha nominato si candidi». Anche Di Maio ha replicato accusando l'economista di «essersi seduto sui banchi dell'opposizione». E Palazzo Chigi ha fatto filtrare «irritazione» per i «toni inaccetabili» dell'intervento.

Intanto ieri l'Osservatorio dell'Istituto ha reso noto che nei primi 5 mesi del 2018 c'è stato un aumento di 145 mila contratti stabili.

Nella stessa fase si conferma l'aumento delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (+70 mila), che registrano un forte incremento rispetto al periodo gennaio-maggio 2017 (+45,7%).

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