Ambiente, duello M5S-Lega: in bilico il ministro della Terra dei fuochi

Ambiente, duello M5S-Lega: in bilico il ministro della Terra dei fuochi
di Francesco Lo Dico
Lunedì 21 Maggio 2018, 10:53
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Per il Sud ignorato dal contratto di governo, il ministero dell'Ambiente sarebbe un segnale importante. Sul quale il Movimento 5 Stelle che ha eletto in Campania 60 parlamentari da anni impegnati nella Terra dei fuochi, si gioca una fetta importante della propria credibilità. Eppure a poche ore dalla visita al Colle, il dilemma non è stato ancora sciolto: sul candidato all'Ambiente del M5s, Sergio Costa, incombe l'ombra della senatrice leghista Lucia Borgonzoni. La candidatura del generale Sergio Costa, colui che alla guida della forestale ha individuato la discarica di rifiuti più pericolosa d'Europa, ha regalato al M5s consensi che nella Terra dei fuochi sono arrivati sino al 60%. Eppure, la dura legge della realpolitik potrebbe avere la meglio sulla moral suasion che le truppe pentastellate campane. Che ieri hanno in buona parte disertato i banchetti informativi per lanciare dalla piazza un caveat a Luigi Di Maio. Sulla poltrona dell'Ambiente nulla è stato ancora deciso, fanno sapere dal quartier generale della Lega. Eppure, i più maliziosi fanno notare che nel contratto di governo ci sono tre chiari indizi che indicano nella senatrice leghista Borgonzoni la probabile titolare del ministero. Innanzitutto il programma relativo all'Ambiente. Che, fanno notare alcuni parlamentari del M5s, è «in buona parte copiato e incollato da quello di Salvini». Il secondo indizio sarebbe nascosto in un punto preciso del contratto di governo. E precisamente a pagina 13, dove si legge che occorrono «piani ambientali specifici per le aree più colpite del nostro Paese. Pensiamo, ad esempio, al bacino della Pianura Padana».

È proprio dalla Pianura Padana che viene la senatrice Borgonzoni, che ha alle sue spalle molti anni da consigliera comunale della Lega a Bologna, e una corsa a sindaco perduta contro Virginio Merola. Ma perché proprio lei all'Ambiente e non un esperto come il generale Sergio Costa? Padre moderato di sinistra, ex barista del centro sociale Link, ex pittrice laureata all'Accademia delle Belle Arti, la senatrice del Carroccio è una militante della Lega sin dai primi anni del 2000.
 
A far scoccare la scintilla tra i due (molti la chiamano ormai la Maria Elena Boschi dell'altro Matteo), fu la visita del leader del Carroccio al campo rom bolognese di via Erbosa, dove la consigliera denunciò di essere stata aggredita a calci e schiaffi da un'ospite del campo. Fu allora che Salvini apprezzò i toni assai spicci della pasionaria bolognese. Celebre per la sua durezza in materia di contrasto agli zingari, Borgonzoni sostiene che «i campi vanno tolti per un problema igienico sanitario». Smantellare tutto, e senza alternative allo sfratto. «Perché gli dovremmo dare una casa? Anch'io allora mi faccio una baracca da un'altra parte», è il pensiero della leghista.

Parole che si attagliano alla perfezione alle 13 righe (contro le appena sette dedicate al Sud), che descrivono il piano anti-nomadi del nascituro governo. «Il dilagare dei campi rom», recita il contratto, ha prodotto un «aumento esponenziale di reati commessi dai loro abitanti» e prodotto «pessime condizioni igienico-sanitarie». Pertanto è necessaria «la chiusura di tutti i campi nomadi irregolari» e «il contrasto ai roghi tossici». Eccolo il terzo indizio che toglie il sonno ai militanti grillini della Terra dei Fuochi: i roghi tossici. «Salvini ha intenzione di scipparci l'Ambiente per fare la guerra agli zingari con la scusa dei roghi».
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