Gli alleati di governo ai ferri corti: dalla sicurezza al sisma, tutte le leggi a rischio

Gli alleati di governo ai ferri corti: dalla sicurezza al sisma, tutte le leggi a rischio
di Marco Conti
Sabato 20 Ottobre 2018, 08:00
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Un'alleanza sull'orlo di una crisi di nervi che prova a ricompattarsi oggi in un vertice ad alta tensione al quale seguirà un consiglio dei ministri che potrebbe mettere fine alla pratica dell'approvazione salvo-intese.

A palazzo Chigi si ritroveranno in mattinata il premier Conte, i due vice Di Maio e Salvini, il ministro dell'Economia Giovanni Tria e quello degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Ma il condono fiscale e la manovra non sono gli unici elementi di contrasto e la sensazione è che sia entrato in crisi l'intero contratto di governo. Perché più della distanza sui singoli temi pesano i sospetti reciproci, i timori di passare ora per «fesso» ora per «bugiardo». Sino a qualche giorno fa per nascondere l'incapacità o la difficoltà a trovare intese venivano tirati in ballo tecnici ministeriali, alti dirigenti pubblici, manine varie e financo il Quirinale. Da ieri lo scontro è diretto e ha finito con il coinvolgere anche l'avvocato e premier Conte indicato da Salvini come colui che dettava a Di Maio l'articolo 9 del condono.
 
L'elenco dei temi irrisolti, e che potrebbero finire oggi sul tavolo lo hanno fatto ieri i due vicepremier. La Lega di Salvini ha rilanciato sul decreto sicurezza e il condono edilizio per Ischia inserito nel decreto per Genova. Segue la questione di come distribuire l'rca auto. Di Maio ha risposto con le «81 buone idee» grilline - come le ha definite il ministro Fraccaro - utili per stravolgere il decreto sicurezza che una M5S-doc, come la senatrice Paola Nugnes, definisce «incostituzionale».

Un mix di provvedimenti ancora in attesa del vaglio parlamentare ai quali si aggiunge, ovviamente la manovra di bilancio, e la risposta che il ministro Tria dovrà a breve inviare a Bruxelles dove si fanno poche illusioni sulla possibilità che la manovra venga cambiata. Il rischio di una bocciatura a stretto giro di posta, con conseguente giudizio negativo delle più importanti agenzie di rating, comincia a minare le certezze leghiste. La bocciatura della manovra da parte di Assolombarda, le lettere e le mail che arrivano da imprenditori veneti, innervosiscono non poco la base leghista del Nord che continua a chiedersi perchè dare 8 miliardi per il reddito di cittadinanza e poco o niente per investimenti e crescita. Nessuno nella Lega si augura si avveri ciò che il ministro Paolo Savona ha messo in conto solo pochi giorni fa. Ovvero che «se lo spread ci sfugge occorre cambiare la manovra». Ma la velocità con la quale la Commissione sembra voler respingere il testo conferma l'intenzione di voler mettere sotto pressione l'Italia lasciandola da sola alle prese con i mercati e con lo spread che ieri ha toccato quota 400.

Ma se il Nord ribolle e molti amministratori locali del Carroccio sono in fibrillazione, anche nel M5S le tensioni sono fortissime. Malgrado il Movimento sia di fatto militarizzato e da giorni getta acqua sul fuoco temendo che le polemiche possano rovinare la festa del Circo Massimo, i gruppi parlamentari M5S sono sul piede di guerra. «Non ci potrà essere alcuno scambio tra condono e decreto sicurezza», spiega un deputato pentastellato che ricorda come sia stato lo stesso Di Maio ad assicurare che il testo sarebbe stato cambiato in aula. Anche sul condono edilizio per Ischia, che Di Maio vorrebbe, ci sono forti perplessità.

I toni di ieri tra M5S e Lega svelano quanto si difficile gestire un'alleanza di governo quando si cerca di prescindere dalla politica e ci si affida ad un contratto di governo molto generico e che, ovviamente, non dettaglia emergenze ed imprevisti. L'esplosione delle contraddizioni, che nemmeno Conte riesce a tenere nell'alveo del contratto, chiude la fase di miele tra alleati e con il Paese. Condurre in porto la manovra, evitando che si trasformi in un bagno di sangue per famiglie, imprese e risparmiatori, sarà il prossimo ed immediato obiettivo, ma sullo sfondo resta il nodo del rapporto con l'Europa che Salvini - alleandosi con Afd e Le Pen - intende abbattere e il M5S cambiare. Chissà che le categorie di destra e sinistra non tornino di nuovo di moda.
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