Il ritorno di Berlusconi: «Migranti, giustizia e tasse: così cambio l'Italia»

Il ritorno di Berlusconi: «Migranti, giustizia e tasse: così cambio l'Italia»
di Pietro Perone
Lunedì 19 Febbraio 2018, 07:55 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 09:50
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Una cosa è certa, il premier che ha in mente Silvio Berlusconi non è una donna e neanche un neofita delle istituzioni, anche se «l'esperienza che conta dice il leader di Fi non è solo quella politica». Gli indizi finora portano al presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, ma l'ex premier continua ad alimentare il giallo. Salvini intanto «non è bellicoso come viene dipinto», assicura Berlusconi che si dice pronto ad appoggiare il tentativo di formare il governo da parte del segretario leghista, al pari della Meloni, qualora uno dei partiti alleati prendesse più voti: «È un criterio che ho indicato io per primo spiega - e se accadrà noi lo sosterremo lealmente». Ipotesi di scuola, visto che Berlusconi un attimo dopo sostiene di essere fermamente convinto che «Forza Italia sarà di gran lunga il primo partito del centrodestra».

Intanto lei torna a parlare di taglio delle tasse ma il debito pubblico è aumentato di altri 36 miliardi. D'accordo che si tratta di un suo cavallo di battaglia, ma come è possibile diminuire la pressione fiscale con questo livello di debito?
«L'esperienza storica delle maggiori economie del mondo dimostra che ridurre le tasse fa bene non soltanto all'economia, ma anche ai conti dello Stato. Solo la sinistra in Italia non lo ha ancora capito. Un esempio classico è quello degli Stati Uniti: negli anni '60 Kennedy e poi di nuovo negli anni'80 Reagan vararono un grande piano di riduzione delle imposte e in entrambi i casi le entrate dello Stato, invece di diminuire, nel giro di alcuni anni aumentarono del 30% netto. Al contrario, l'esperienza italiana dimostra che le tasse e il debito pubblico continuano a crescere insieme. Perché questo apparente paradosso? La spiegazione è semplice, ed è quella che abbiamo chiamato equazione liberale della crescita: meno tasse sulle famiglie e sulle imprese uguale più consumi e più investimenti, quindi più posti di lavoro, più ricchezza diffusa, meno persone che dipendono dallo stato sociale, e questo a sua volta genera nuovi consumi e nuovi investimenti, innescando un circolo virtuoso che serve anche ai conti dello Stato. Più contribuenti, contribuenti più ricchi versano di più allo Stato. Un'economia depressa, invece, per quanto martoriata di tasse, più che tanto non può dare».

La flax tax è stata finora sperimentata soltanto su economie completamente diverse dalla nostra, Paesi dell'Est che venivano da decenni di buia povertà. Proporre un tale sistema in Italia, con i vincoli Ue e i legacci burocratici, non le sembra fantasioso?
«È vero che la flat tax è molto usata nei Paesi dell'Europa dell'est, alcuni dei quali fanno parte dell'Unione Europea e quindi hanno gli stessi vincoli che abbiamo noi, ma è altrettanto vero che proprio in quei Paesi ha consentito una crescita economica sorprendente considerando il drammatico punto di partenza dopo la caduta del sistema comunista».

Intanto lei ha governato questo Paese a lungo, perché non l'ha attuata prima la flax tax?
«Lo chieda a certi nostri ministri e ai nostri alleati di allora, che ce lo hanno impedito».

Questa campagna elettorale all'improvviso è virata quasi esclusivamente sui problemi della sicurezza e dell'immigrazione dopo i fatti di Macerata, un fronte favorevole più a Salvini che a Forza Italia. Ma se il Leader della Lega si ritrovasse al Viminale, come lei ha proposto, ci ritroveremo il Mediterraneo in assetto di guerra, scenario ben diverso dagli accordi stipulava con Gheddafi.
«Guardi che Salvini non è così bellicoso come viene dipinto. In ogni caso, eviterei ogni strumentalizzazione politica di quanto è accaduto a Macerata: è morta una ragazza in circostanze drammatiche e poi un folle ha tentato di far giustizia da sé. Invece di domandarci a chi conviene tutto questo, dobbiamo domandarci come si è arrivati a questo punto. Io mi guardo bene dal criminalizzare gli stranieri, anche quelli che sono entrati e vivono da clandestini nel nostro Paese. Ma qualunque persona responsabile si rende conto che 600.000 persone, l'equivalente di una città come Palermo o Genova, che vivono ai margini della società, di elemosina o di piccola criminalità, sono una bomba sociale pronta ad esplodere. E il dramma colpisce soprattutto gli italiani più deboli».

Come concilia le posizioni oltranziste del Carroccio con la sua adesione sempre più convinta al Ppe e il ritrovato rapporto con Angela Merkel?
«Mi permetta una precisazione: io non ho ritrovato ora un rapporto con la signora Merkel, al contrario abbiamo sempre avuto relazioni corrette e cordiali, ispirate a rispetto, stima e amicizia. Con lei condividiamo i valori cristiani e la visione liberale e moderata che è propria della grande famiglia del Partito Popolare Europeo. A queste idee e a questi valori sarà ispirata la nostra azione di governo se, come sono certo, il centro-destra vincerà le elezioni e Forza Italia avrà un ruolo trainante dal punto di vista numerico e politico. La Lega è un partito responsabile e consapevole di questa realtà, e noi rispettiamo i suoi valori e il suo apporto».
 
Sarebbe pronto ad appoggiare la candidatura di Matteo Renzi a presidente della Commissione Ue nella prossima legislatura dell'Europarlamento semmai su pressione di Macron?

«Mi pare uno scenario fantasioso. È vero però che Renzi dopo le elezioni avrà molto tempo libero...».

Stiamo vivendo elezioni inedite, visto che è la prima volta che viene applicato il Rosatellum bis. Non solo: Berlusconi è in campo ma non è candidato. Mi dirà che non sarà possibile un accordo tra Pd e Fi, ma se in Parlamento ci fossero i numeri non crede che sarà complicato spiegare al capo dello Stato che bisogna tornare a votare a stretto giro dopo che già ha appoggiato i governi Monti e Letta?
«Il presidente Mattarella è il più scrupoloso dei garanti della Costituzione. Non accadrà, ma nell'ipotesi che non vi fosse una maggioranza in Parlamento cos'altro potrebbe fare se non ridare la parola agli elettori?».

Ha detto che dirà il nome del suo candidato premier prima del 4 marzo, ma almeno ci dica: un uomo o una donna? Ha alle spalle una carriera politica o dobbiamo aspettarci un neofita come fu lei nel 94?
«Mi piacerebbe molto un premier donna, ma purtroppo non è ancora emersa la figura con le caratteristiche adatte. Sarà dunque un uomo, di straordinaria autorevolezza ed esperienza, in Italia e all'estero. Certo non un neofita, ma l'esperienza che conta non è solo quella politica».

Intanto Salvini sostiene che prenderà un voto in più di Fi e toccherà a lui provare a formare il Governo.
«È un criterio che ho indicato io per primo, e se accadrà noi lo sosterremo lealmente. Lo stesso vale naturalmente per Giorgia Meloni. Però io sono sicurissimo che l'apporto dei nostri alleati sarà importante, ma Forza Italia sarà di gran lunga il primo partito del centrodestra».

Ci spieghi meglio la sua idea di chiudere tutti i contenziosi aperti tra i cittadini e lo Stato: una maxi sanatoria che rischia di produrre disparità tra chi le tasse, le multe e altro le ha sempre pagate e chi invece è moroso?
«Nessuna sanatoria. Quando si passa da un regime fiscale all'altro, è però necessario chiudere con il passato, anche perché il contenzioso tributario come funziona oggi è al tempo stesso vessatorio per i cittadini e inefficiente per lo stato».

Ci risiamo dunque con i condoni?
«Sfido chiunque a dire di avermi sentito pronunciare la parola condono. Però io credo che anche in campagna elettorale non si debba parlare per slogan, ma usare il buon senso. Va benissimo dire no ai condoni, ma cosa facciamo quando troviamo una famiglia povera, con dei bambini, oppure una persona anziana senza redditi, che vive in un'abitazione abusiva? Sono situazioni diffuse, soprattutto qui al Sud. Abbattiamo la casa e li buttiamo in mezzo alla strada? Io questo non lo permetterò mai».

Tra tra le cose che le imputano è quello di aver sempre promesso una riforma radicale senza mai riuscire ad attuarla. Cosa propone adesso, visto che non la sentiamo più parlare di toghe rosse...
«La riforma della giustizia rimane una delle nostre priorità. Da un lato, la giustizia è lenta e inefficiente, dall'altro in molti casi è irrispettosa dei diritti delle persone. Noi pensiamo a una giustizia nella quale difesa e accusa siano sullo stesso piano, grazie alla separazione delle carriere; nella quale il carcere prima del processo sia possibile solo per reati di sangue, introducendo per tutti gli altri il meccanismo della libertà su cauzione, come in America; nella quale le sentenze di assoluzione, una volta pronunciate, non siano appellabili da parte dell'accusa. Un cittadino che un tribunale ha definito innocente ha diritto di vedere chiusa la sua vicenda giudiziaria».

I rapporti con la magistratura sono migliorati?
«Contrariamente a quello che si è detto o scritto, io non ho mai avuto motivi di polemica con la magistratura nel suo complesso. Anzi riconosco senza difficoltà che la grande maggioranza dei magistrati italiani sono persone di valore, che svolgono un lavoro difficile e delicato spesso in condizioni difficili, con sobrietà e senso di responsabilità».

M5S per tutti i sondaggisti sarà il primo partito: non prova un po' di invidia per Grillo che è riuscito a ripetere il miracolo creando un Partito di massa dal nulla come lei fece nel 94?
«Rifiuto con sdegno questo paragone. Noi nel 1994 abbiamo messo insieme l'Italia migliore, abbiamo raccolto in politica i ceti produttivi, che senza mai aver fatto politica in prima persona mandavano avanti il Paese. Lo abbiamo fatto in nome di un'idea liberale di trasformazione, anzi di rivoluzione, pacifica, positiva, costruttiva, basata sul sorriso. Grillo ha riunito un gruppo di attivisti che non hanno alcuna esperienza, che non hanno mai lavorato, che vivono di politica, che sono portatori su un progetto rancoroso, pauperista, ribellista, basato sull'invidia sociale, sull'odio, sulla menzogna. La nostra è l'Italia del fare, quella di Grillo è l'Italia del distruggere».

La vediamo particolarmente attivo sui social, meglio Facebook della tv?
«Facebook permette di interagire con i cittadini. I commenti a quello che pubblico su Facebook vengono letti tutti, da me o dai miei collaboratori, e le assicuro che ognuno di essi, anche quelli critici, mi sono utili».

Pensa che la bufera dei rimborsi che ha investito M5S possa influire sull'esito del voto o alla fine i cittadini penseranno che almeno i grillini restituiscono una parte dello stipendio da parlamentare a differenza degli altri, Forza Italia compresa, tanto che i conti del suo partito sono sempre in rosso?
«Guardi, le colpe dei grillini sono ben altre. Questa storia della mancata restituzione degli stipendi è ridicola, e conferma quello che dico di loro, sono dei mestieranti della politica pronti a tutto per lo stipendio. Ma è ancora più ridicola l'idea che i problemi delle imprese si affrontino decurtando lo stipendio dei parlamentari. Non possiamo davvero mettere l'Italia nelle mani di chi ragiona così».

Siamo ormai al giro di boa di questa campagna elettorale: la rivedremo in piazza?
«Vedremo. Naturalmente a me fa piacere incontrare i nostri sostenitori, il loro abbraccio caloroso mi fa bene al cuore. Però io credo che oggi sia più importante parlare con tutti gli altri, con i milioni di italiani che non sono sicuri di andare a votare oppure che pensano di votare per altri Partiti. È a loro che voglio spiegare qual è la posta in gioco e quale il rischio che corre l'Italia».

Quando pensa di venire a Napoli?
«Il più presto possibile, perché Napoli è la mia seconda città. Vorrei però anticipare una notizia: al Sud, e probabilmente proprio a Napoli, si terrà il primo Consiglio dei Ministri del nostro nuovo governo, con all'ordine del giorno provvedimenti per il rilancio del Mezzogiorno e in particolare dell'occupazione nelle regioni meridionali, un obbiettivo che per noi è un'assoluta priorità».

Sarà anche ad Acerra per celebrare l'apertura del termovalorizzatore inaugurato da lei nelle vesti di premier che però non è servito a eliminare il dramma della Terra dei fuochi?
«Non lo escludo. Tengo comunque a ricordare una cosa. Dopo che il nostro governo aveva risolto in pochi giorni l'emergenza rifiuti a Napoli, avevamo lasciato alle autorità locali una serie d'indicazioni per evitare che il problema si ripetesse. Il termovalorizzatore di Acerra era solo una parte di un progetto più vasto che le amministrazioni di sinistra non hanno mai completato. Per questo, una volta esaurito il nostro ruolo di supplenza, i problemi della terra dei fuochi sono rimasti irrisolti».

Insomma, qualora il centrodestra riuscisse a formare un governo quale sarà il ruolo di nonno-Silvio:
il premier ogni volta che dovrà prendere decisioni importanti dovrà consultarla?
«Il mio lavoro sarà creare lavoro. È l'impegno che ho preso, il nuovo impegno con gli italiani che ho firmato davanti a milioni di spettatori.

La crescita e il lavoro, temi strettamente connessi fra loro, insieme costituiscono oggi la vera emergenza del nostro Paese».

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