Manovra, sul tavolo il nodo risorse. Di Maio: «Non votiamo condoni»

Pensioni, Di Maio: mai più sotto 780 euro. M5S non voterà alcun condono
Pensioni, Di Maio: mai più sotto 780 euro. M5S non voterà alcun condono
Lunedì 17 Settembre 2018, 11:46 - Ultimo agg. 21:27
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I nodi della manovra restano tutti sul tavolo del governo, riunitosi a ranghi ristretti in serata a Palazzo Chigi per cercare di tirare le fila. A meno di un mese dal varo della legge di bilancio, gli interventi previsti dal contratto gialloverde sono in fase di piena discussione, con Movimento 5 Stelle e Lega pronti a rivolgersi in ogni occasione ciascuno al proprio elettorato. Dopo il ping pong di dichiarazioni domenica tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, anche oggi il leader 5S è quindi tornato a mettere i puntini sulle i, non più sulla flat tax, ma su un altro dei cavalli di battaglia leghisti, la pace fiscale: il Movimento, ha puntualizzato, «non è disponibile a votare alcun condono».

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E ha rilanciato anche la pensione di cittadinanza prevista dal Contratto di Governo: «D'ora in poi - ha detto - non ci deve essere più nessun pensionato che prende meno di 780 euro al mese». La Lega, così come il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha sempre negato che l'operazione studiata per sanare le posizioni anomale dei contribuenti davanti al fisco possa rivelarsi un vero e proprio condono. Il partito di Matteo Salvini punta è vero a renderla «il più ampia possibile», ad includere cartelle, multe e contenziosi, ma ponendo un tetto di 1 milione di euro. In questo modo, spiegano gli ideatori della misura, grandi - o grandissimi - evasori rimarrebbero dunque esclusi.

Nel disegno complessivo la pace potrebbe essere però accompagnata anche da una nuova voluntary disclosure sui capitali esteri e sulle cassette di sicurezza, quanto basta per rendere l'operazione estremamente delicata, da studiare con attenzione ed equilibrio e tenendo comunque presente che i potenziali incassi fiscali sono più che necessari come forme di copertura. I margini restano infatti stretti e il taglio «di tutti gli sprechi» promesso da Di Maio potrebbe non bastare, alla luce delle tornate già pesanti di spending review portate avanti negli ultimi anni. Più che dai risparmi, le potenzialità della manovra saranno dunque legate agli spazi in deficit, a dove insomma la Nota di aggiornamento al Def da presentare entro il 27 settembre fisserà l'asticella dell'indebitamento. La linea del ministro dell'Economia Giovanni Tria, l'unica che probabilmente non sarebbe in alcun modo osteggiata dalla Commissione europea, è quella di garantire un miglioramento - seppur minimo - del deficit strutturale.

Per farlo il deficit nominale dovrebbe fermarsi all'1,6/1,7% del Pil, ma Lega e Cinquestelle vorrebbero di più. Arrivando, o superando di qualche decimale, la soglia del 2% si riuscirebbe infatti a dare qualche segnale, più o meno evidente, su tutti i capitoli portanti del programma di governo: flat tax, riforma della Fornero, reddito di cittadinanza e anche, come rivendicato da Di Maio dopo le critiche del consulente vicino alla Lega Alberto Brambilla, pensione di cittadinanza. Sul tavolo c'è peraltro anche il dossier sanità portato da Giulia Grillo, sul quale Conte ha assicurato «molta attenzione». Il ministero della Salute chiede una riduzione dei ticket ma anche più risorse per il personale e per l'edilizia sanitaria.

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