Elezioni in Basilicata, scontro su sanità e autonomia, Schlein: «Ora il riscatto»

Per a regione è sfida Bardi-Marrese

Elly Schlein
Elly Schlein
di Andrea Bulleri
Giovedì 18 Aprile 2024, 23:54 - Ultimo agg. 19 Aprile, 10:56
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La sfida nelle urne si chiuderà lunedì pomeriggio. Quella delle piazze oggi, a Potenza, con il palco unitario dei leader del centrodestra. A due passi dal podio del teatro calcato ieri dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Ultime ore di campagna elettorale per le Regionali in Basilicata.

Dove i partiti di maggioranza confidano nella riconferma del forzista Vito Bardi, che negli ultimi sondaggi pubblicabili (quelli di due settimane fa) era dato avanti con un vantaggio tra i 5 e i 10 punti. Mentre il campo largo dem-Cinquestelle-sinistra (ma senza Azione e Italia viva) punta sul presidente della provincia di Matera Piero Marrese.

Nome al quale si è arrivati dopo un doloroso balletto di candidature lanciate, smentite, bruciate o ritirate: dall’oculista Domenico Lacerenza all’ex ministro della Salute Roberto Speranza, fino al “re” delle coop bianche Angelo Chiorazzo (che alla fine ha scelto di non correre e sosterrà Marrese). «È stata dura, ci abbiamo messo un po’ – riconosce Schlein – Ma ora siamo tutti insieme e possiamo farcela».

Il duello 

C’è anche un terzo candidato, l’outsider di Volt Eustachio Follia. Ma di fatto quello che si preannuncia è un duello, come quello di un mese fa in Abruzzo. E proprio come per l’Abruzzo, anche quella lucana – seppur più in piccolo, visto che gli elettori stavolta sono poco meno di 570mila – è una partita che inevitabilmente finirà per avere ripercussioni a Roma. Per il centrodestra, tramontato il sogno di fare filotto alle Regionali 2024, l’obiettivo è far sì che la sconfitta Sardegna di febbraio resti una mosca bianca. E andare così in volata alle Europee di giugno. Specie per Forza Italia, che qui punta a bissare il successo abruzzese andando oltre la doppia cifra.

Per il centrosinistra, e il Nazareno in particolare, un assalto riuscito in Basilicata significherebbe riprendere fiato dalle polemiche dopo settimane di strappi, distinguo e cannoneggiamenti incrociati tra Giuseppe Conte e Schlein. E mirare – almeno – a riportare in pari il pallottoliere, 2 a 2, nelle quattro sfide regionali della prima metà dell’anno (la prossima, a giugno, sarà il Piemonte).

Puntando, proprio come fatto in Abruzzo, su due cavalli di battaglia: Salute e no all’autonomia differenziata.

Eccoli, i due fronti su cui Schlein dal palco del teatro Don Bosco a Potenza vuol pestare i piedi alla maggioranza. «La sanità pubblica – va giù dura la leader dem – sta cadendo a pezzi per effetto dei tagli e della privatizzazione strisciante: i medici vanno all’estero, i reparti si svuotano: il governo tolga il tetto alle assunzioni dei sanitari». Prima di salire sul palco, dopo aver toccato diverse tappe (da Matera a Melfi) va in scena l’abbraccio tra Schlein e Antonio Decaro, il sindaco di Bari ormai a tutti gli effetti in campo da candidato di punta alle Europee per il Pd al Sud: «Sì, correrò», conferma.

E poi c’è il capitolo autonomia differenziata targata Calderoli. La battaglia cara alla Lega di Matteo Salvini, che vorrebbe fosse legge entro le urne per Strasburgo, ma che dem e 5s vedono come il fumo negli occhi. «La Fondazione Gimbe – attacca Schlein – ha detto che sarebbe il colpo letale per la sanità pubblica. Vorrebbe dire sancire la divisione tra pazienti di serie A e di serie B. Per la destra di Bardi evidentemente i lucani sono pazienti di serie B. Noi siamo qui per aprire una stagione diversa: una battaglia di riscatto per la Basilicata». Affondo che scatena la reazione al veleno del governatore.

«Chi pensa che la Basilicata sia una regione di serie B, snobbandola pubblicamente, è accanto a lei. Chieda ai suoi compagni di viaggio (citofonare chi da Potenza si è fatto eleggere a Napoli). Per me è la Champions League». Una stoccata a Speranza, che stando a retroscena smentiti dall’ex ministro avrebbe rifiutato la corsa a Potenza considerandola, appunto, “serie B” rispetto alla “nazionale”.

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Dopo Conte e Schlein, oggi tocca a Meloni, Salvini e Tajani. In formazione compatta insieme a Lupi, Cesa e Rotondi. Non ci saranno, invece, Renzi e Calenda, che pure sostengono Bardi. E chissà se la scommessa dei centristi di fare da ago della bilanccia – a cominciare da quella dell’ex governatore Pd e recordman di preferenze Marcello Pittella, che oggi milita in Azione – stavolta otterrà i risultati sperati.

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