#IranDeal EU Member States will set up a legal entity to facilitate legitimate financial transactions with Iran. This will allow European companies to continue trade with Iran, within EU law, and could be opened to other partners in the world @FedericaMog https://t.co/Rcq2sfNHGb pic.twitter.com/FQsMgLge9g
— European External Action Service - EEAS 🇪🇺 (@eu_eeas) 25 settembre 2018
L'intesa sul nucleare era stata firmata 3 anni fa a Vienna tra i Paesi del gruppo “5+1”, vale a dire i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, con potere di veto (Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia, Cina), più la Germania. L'accordo sul nucleare, fortemente voluto dall'ex presidente statunitense Obama e considerato uno dei suoi lasciti più importanti in politica estera, era arrivato dopo negoziati intensi ed estenuanti. L'Iran si impegnava a tagliare del 98% le scorte di uranio, a ridurre il numero delle centrifughe e a non costruire nuovi reattori in cambio della sospensione delle sanzioni economiche. A gennaio 2018 Trump aveva deciso di confermare il congelamento delle sanzioni alla teocrazia degli ayatollah, lasciando sostanzialmente inalterato l'accordo sul nucleare. Il 12 maggio, tuttavia, il Capo della Casa Bianca ha denunciato il patto reintroducendo di fatto le sanzioni economiche. L'accordo da un lato consentiva all'Iran del moderato Rouhani di continuare a produrre l'atomica per scopi civili, dall'altro aveva l'ambizione di permettere il riavvio dell'economia dell'ex Persia, dopo anni di isolamento internazionale. Lo sviluppo economico promesso dall'accordo è tardato ad arrivare e molti in Iran sono rimasti delusi dalle riforme economiche. Una delle cause che tra il 2017 e il 2018 ha portato a un'ondata di proteste in Iran sarebbe proprio il mancato sviluppo promesso dall'accordo unito al preoccupante tasso di disoccupati. L'intesa raggiunta nel 2015 era stata criticata da Trump e dall'israeliano Netanyahu a causa della politica aggressiva dell'Iran nelle guerre del Medio Oriente e a causa del sostegno dato dall'Iran a gruppi terroristici come Hezbollah. Anche se tecnicamente rispettano il patto, gli iraniani, come è noto, sono presenti in Siria al confine con Israele e forniscono missili ai ribelli sciiti Houti in Yemen. Alla Conferenza di Monaco dello scorso febbraio l'Italia si era unita al gruppo degli “EU 3”, Germania, Regno Unito e Francia, entrando nel team di Paesi che cercavano di stringere nuove intese con l'Iran.