Il giallo del Burkina Faso: «Luca ed Edith rapiti da gruppi jihadisti»

Il giallo del Burkina Faso: «Luca ed Edith rapiti da gruppi jihadisti»
di Michela Allegri
Domenica 20 Gennaio 2019, 14:00 - Ultimo agg. 21:14
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Prima il sollievo: Luca Tacchetto ed Edith Blais sono ancora vivi. Poi il dramma: sono stati sequestrati, probabilmente da un gruppo jihadista. È il sospetto della Procura di Roma, che ha ipotizzato il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo nel fascicolo aperto per indagare sulla scomparsa dei due ragazzi, lui ingegnere trentenne di Vigonza, in provincia di Padova, lei canadese. Sarebbero stati rapiti mentre erano in viaggio insieme in Burkina Faso. Di loro non si hanno più notizie dallo scorso 15 dicembre. Ad occuparsi del caso, il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il pm Sergio Colaiocco.

Dalla Farnesina, intanto, sono iniziati i contatti con i sequestratori e le prime trattative per la liberazione degli ostaggi. Trattative che potrebbero essere particolarmente complicate proprio per la probabile matrice jihadista del sequestro. Nel frattempo, gli inquirenti stanno cercando di capire l'attendibilità e la veridicità dei dettagli forniti per dimostrare che gli ostaggi sono ancora in vita. La svolta è arrivata ieri, con una comunicazione alla Farnesina. Ieri, la conferma del sequestro e le prime trattative. Nei giorni scorsi, il fascicolo aperto dagli inquirenti romani era privo di ipotesi di reato.
 
Venerdì il primo ministro canadese Justin Trudeau ha fatto visita ai familiari della ragazza. «Quello che so finora è che crediamo sia viva», ha fatto sapere in mattinata, riaccendendo la speranza per l'architetto veneto e per Edith, partiti verso l'Africa con il progetto di aiutare a costruire un villaggio in Togo. Anche il ministro per gli Affari esteri del governo di Ottawa, Chrystia Freeland, e Marie-Claude Bibeau, ministro per lo Sviluppo internazionale, hanno incontrato la madre e la sorella della compagna di viaggio di Luca Tacchetto.

Una visita che è arrivata dopo il ritrovamento, giovedì scorso, del cadavere di Kick Woodman, un altro cittadino canadese, manager di una compagnia mineraria, rapito da gruppi armati in Burkina Faso. «Sono due donne straordinarie e molto forti. È stato un incontro tra madri. Il governo sta facendo tutto quello che può», ha commentato la ministra Bibeau. I Blais, invece, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni e hanno chiesto riserbo.

«L'ipotesi più probabile è che si tratti di un rapimento. Gli inquirenti si stanno seriamente dando da fare e siamo fiduciosi - ha detto ieri il padre di Luca, Nunzio Tacchetto - O è stato rapito oppure inghiottito da un gorgo dove non si trova più niente. Penso a un rapimento a fini politici o economici, speriamo non da jihadisti, da gente che fa terrorismo». Intanto anche la Farnesina ha chiesto massimo riserbo sulla vicenda, specificando di aver attivato ogni canale sin dal 25 dicembre scorso, quando i familiari dei ragazzi avevano presentato una formale denuncia di scomparsa. Le autorità italiane sono in contatto con quelle del Burkina Faso e con il governo del Canada.

Luca ed Edith lavoravano a un progetto di riforestazione con l'ong Zion Gaia. Erano partiti in macchina il 20 novembre da Vigonza ed erano arrivati in Burkina Faso dopo avere attraversato la Francia, la Spagna, il Marocco, la Mauritania e il Mali. Sarebbero stati visti una settimana più tardi ad una cinquantina di chilometri dalla capitale, Ouagadougou.

Il 15 dicembre è il giorno dell'ultimo contatto con le famiglie, anche se alcuni testimoni sostengono di avere visto la coppia il 22 del mese.

Il 25, la denuncia di scomparsa e l'inizio delle ricerche e delle indagini. Quella di Luca ed Edith non è una storia isolata. Tra il 2015 e il settembre scorso in Burkina Faso ci sono stati altri tre casi di sequestri che hanno riguardato cinque stranieri. Nei giorni scorsi, la notizia del rapimento finito nel sangue di Woodman, crivellato di colpi d'arma da fuoco. E proprio l'ondata crescente di attacchi jihadisti e di prese di ostaggi sarebbe tra le ragioni che hanno spinto il premier del Burkina, Paul Kaba Thieba, e il suo governo a rassegnare le dimissioni.

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