La Baviera cambia pelle, Merkel trema. Exploit dei Verdi

La Baviera cambia pelle, Merkel trema. Exploit dei Verdi
Lunedì 15 Ottobre 2018, 08:31 - Ultimo agg. 19:52
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BERLINO Cristiano sociali sconfitti, socialdemocratici umiliati, verdi vincitori e salto dei populisti nel parlamento regionale: le elezioni in Baviera hanno portato ieri il terremoto politico annunciato dai sondaggi. La Csu, al governo dal 1962 sempre da sola con la maggioranza assoluta (tranne una sola volta nel 2008-2013), ha incassato il suo peggior risultato dal 1950.

La Spd, finora il secondo partito nel Land, è precipitata al quinto posto e perde la qualifica di partito popolare. Botto dei Grünen che diventano seconda forza politica, e ingresso per la prima volta dei populisti di estrema destra dell'AfD nel Landtag, il parlamento regionale. Secondo le proiezioni, la Csu ha raggiunto oltre il 37% e la Spd si è dimezzata al 9,5%. I Verdi prendono quasi il 18% e i Freie Wähler (liberi elettori), partito conservatore con connotazione regionale, arrivano all'11,6% seguiti dall'AfD al 10,6%. Con la Baviera l'AfD è ora rappresentata in 15 parlamenti regionali su 16 in tutto. I liberali (Fdp), potenziali alleati della Csu nel nuovo governo (ma da soli non bastano e ce ne vorrà probabilmente un secondo), entrano in parlamento con il 5%. Fuori invece la Linke con il 3,5%. Il nuovo Landtag ha 192 seggi e la maggioranza per governare è di 97.
 
Alla Csu ne dovrebbero andare ora 74, 20 alla Spd, 40 ai Verdi, 24 ai Freie Wähler, 23 all'AfD e 11 alla Fdp. L'affluenza è stata del 72,5% (63,6% nel 2013). Cinque anni fa la Csu era arrivata al 47,7%, (101 mandati su allora 180), la Spd al 20,6% (42), i Frei Wähler 9% (19), i Verdi 8,6% (18). Liberali e Linke erano rimasti fuori e l'AfD non aveva corso.

Al voto erano chiamati 9,5 milioni di aventi diritto, di cui 600.000 per la prima volta. I partiti in lizza erano 18. Il sisma in Baviera farà tremare la terra anche a Berlino rendendo ancora più fragile la posizione della cancelliera Angela Merkel, palesemente in affanno a tenere insieme questo suo quarto governo. In nemmeno un anno dall'insediamento nel dicembre scorso, la grande coalizione fra l'Unione Cdu-Csu e la Spd ha già affrontato due crisi che hanno portato il governo sull'orlo del precipizio.
La prima ruotava attorno alla migrazione e la seconda all'ex capo degli 007 sospettato di simpatie per l'AfD e alla fine sollevato dall'incarico. Responsabile in entrambi i casi era il ministro degli interni, Horst Seehofer, che in quanto leader della Csu, si era preoccupato più di pensare agli interessi del partito che di salvaguardare la pace di governo.
La Merkel si è trovata in mezzo travolta dagli eventi mettendo in luce una evidente perdita di autorità. La pagella degli elettori al governo non era buona e il primo conto è arrivato in Baviera. Per la cancelliera questo potrebbe essere solo l'inizio di una lunga via crucis.
Fra due settimane si vota in Assia, la regione governata dal premier Cdu Volker Bouffier assieme ai Verdi: anche nel Land di Wiesbaden e Francoforte si prevede una batosta per il partito della cancelliera. Se in Assia la Cdu venisse defenestrata dal governo, per la Merkel si porrebbe oggettivamente la questione delle dimissioni. I sondaggi non sono di buon auspicio e le liti scatenate dalla Csu degli ultimi mesi nell'esecutivo a Berlino, come non ma mancato di sottolineare mettendo le mani avanti ieri Bouffier, non sono state di aiuto in Assia. Nuove bordate potrebbero arrivare alle prossime regionali nel 2019: Sassonia, Turingia e Brandeburgo, tutti e tre Länder dell'Est dove la AfD raccoglie i maggiori consensi.
Difficile immaginare che la cancelliera, se facesse cappotto, potrebbe sopravvivere alla botta e tirare dritto fino alla fine legislatura. Il prossimo banco di prova per la Merkel sarà il congresso della Cdu a dicembre ad Amburgo dove dovrebbe ricandidarsi alla leadership con il doppio cumulo della cancelleria (la Merkel è sempre stata per la dottrina di non scindere le due cariche). Se si ricandiderà (pare di sì) dipenderà anche dal risultato della Cdu in Assia.
LA REAZIONE
Euforica la reazione del leader dei Verdi federale, Robert Habeck: «Davvero un risultato storico». Seehofer e il governatore Markus Söder (Csu) hanno parlato di «risultato amaro». «Accettiamo con umiltà il risultato, ma la Csu resta primo partito e ha avuto un chiaro mandato di governo», ha precisato Söder. La leader Spd federale, Andrea Nahles, ha ammesso la sconfitta e dato la colpa del disastro anche alla cattiva resa della Groko: «le cose devono cambiare», ha detto. Intanto la Spd ha rinunciato ai tradizionali party dopo voto sia a Berlino che Monaco, non era proprio aria di festeggiare.
Flaminia Bussotti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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