Dazi Usa, in gioco il 2% del Pil mondiale. E per l'Italia la chance di allargare l'export

Dazi Usa, in gioco il 2% del Pil mondiale. E per l'Italia la chance di allargare l'export
di Angelo Paura
Domenica 10 Giugno 2018, 07:58 - Ultimo agg. 07:59
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NEW YORK - Si sono presi a schiaffi per mesi, minacciando di iniziare una guerra commerciale che avrebbe completamente riscritto gli equilibri mondiali. Adesso sembra che dal G7 del Canada le sette potenze mondiali escano con una tregua. Così ora il mondo ha davanti a sé due strade. La prima prevede una marcia indietro almeno parziale di Trump, e dunque un ritiro dei dazi annunciati sull'alluminio e sull'acciaio nei confronti di Canada ed Europa.

La seconda è una guerra commerciale lenta e logorante che costerebbe l'1-2% della crescita mondiale. Trump ha ribadito ancora una volta che gli Stati Uniti non possono continuare a essere il salvadanaio del mondo, da cui tutti i paesi «rubano denaro».

Il presidente Usa si riferisce al deficit commerciale, che con l'Europa nel 2017 è salito a 151 miliardi di dollari. L'interscambio di beni tra Usa-Ue è invece aumentato del 4,7% a 718 miliardi di dollari. Più della Cina. La possibilità di un mercato di libero scambio tra i paesi del G7 potrebbe anche essere positiva per l'Italia che nei primi quattro mesi del 2018 ha esportato negli Usa quasi 18 miliardi di dollari. Nel 2017 le esportazioni sono salite del 10,4% e hanno sfiorato i 50 miliardi di dollari, facendo degli Stati Uniti il terzo paese dell'export italiano dopo Germania e Francia.

Dopo i macchinari e le apparecchiature, l'Italia esporta in America autoveicoli (il 12,6%) per oltre 5 miliardi di euro. Gli altri mezzi di trasporto (navi, locomotive, aerei e veicoli spaziali), arrivano a 3,5 miliardi di euro, seguiti da farmaci (3,9 miliardi di euro), prodotti manifatturieri (quasi 2 miliardi), lo stesso valore di tessile e abbigliamento, il 4,9% del totale delle vendite negli Usa.
 
Al contrario, i dazi sull'alluminio e sull'acciaio costerebbero all'Ue 2,8 miliardi di euro, e negli anni successivi potrebbero essere inaspriti, arrivando a colpire anche il settore auto e dunque direttamente l'Italia e le sue esportazioni. L'Europa ha già pronte le contromisure: tra i prodotti ci sono i jeans Levi's, le moto Harley-Davidson, i succhi d'arancia della California e ancora il bourbon del Kentucky e il burro d'arachidi della Georgia, insieme a manufatti metallici americani, per un valore simile a quello dei dazi di Trump.

Ma nonostante i buoni propositi, la guerra non sembra finita. Trump, prima di togliere i dazi su alluminio e acciaio vuole che i paesi europei stiano alle sue condizioni. Tradotto, che lavorino per un pareggio nella bilancia commerciale.

Il rischio è che l'Europa non accetti e apra uno scontro senza precedenti che indebolirebbe l'occidente dando spazio a nuovi equilibri. Uno spazio che potrebbe essere ben sfruttato dalla Cina di Xi e dalla Russia.
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