Gilet gialli, Macron attacca gli Usa: «Ma noi abbiamo fatto cavolate»

Gilet gialli, Macron attacca gli Usa: «Ma noi abbiamo fatto cavolate»
di Francesca Pierantozzi
Lunedì 10 Dicembre 2018, 10:00 - Ultimo agg. 12:48
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PARIGI - Il prossimo appuntamento è per il 15 dicembre: alle 5 del mattino sugli Champs Elysées per il quinto sabato, il Quinto Atto della protesta, che ormai ha un solo slogan, «Ma-cron Démission». I Gilets jaunes non smobilitano. Dopo la manifestazione di sabato (1700 fermi in tutta la Francia, 263 feriti, a Parigi ancora più danni del terribile primo dicembre) i francesi in rivolta continuano a puntare all'Eliseo.

Ma prima del Quinto Atto della protesta, Emmanuel Macron prepara il primo atto della risposta. Questa mattina il presidente incontra i rappresentanti di tutte le forze politiche, territoriali, economiche e sociali, e già questa sera sarà pronto per rivolgersi ai francesi. È arrivato il momento del mea culpa. «È combattivo, vuole che il Paese riesca», hanno raccontato dei sindaci che lo hanno incontrato venerdì sera.
 
Macron ha accettato le critiche: anche quando si è sentito dire che «il metodo delle sue riforme è inappropriato e catastrofico». Avrebbe anche ammesso di avere spesso sbagliato comunicazione. «Gli abbiamo detto ha raccontato Karl Olive, sindaco di Poissy che certe sue uscite sono state molti infelici e che non deve più pronunciare certe frasi. Ci ha detto di esserne consapevole». Il presidente avrebbe anche definito delle enormi «cavolate» la diminuzione del limite di velocità a 80 chilometri orari sulle strade secondarie, il taglio al sussidio sugli affitti per i redditi più bassi e in generale l'aumento delle tasse. «Non sono stato aiutato nel modo giusto», avrebbe commentato, cosa che potrebbe far pensare a prossime modifiche nella sua squadra o in quella di governo.

Cambio di tono e annuncio di misure concrete: questo dovrebbe offrire Macron alla Francia che gli si rivolta contro. «Se c'è odio c'è anche una richiesta di amore, sempre meglio dell'indifferenza», avrebbe detto ai suoi collaboratori. «Abbiamo sottovalutato il bisogno dei nostri concittadini di prendere la parola, di esprimere le loro difficoltà, di essere associati alla ricerca delle soluzioni. Il presidente saprà ritrovare il cammino verso il cuore dei francesi», ha assicurato da parte sua il portavoce del Governo Benjamin Griveaux.

Macron potrebbe annunciare un premio mobilità per i francesi costretti a usare l'auto per andare al lavoro, e anticipare sia la prevista soppressione della tassa sulla casa sia l'esonero dei contributi sociali sugli straordinari. Oltre al mea culpa del Presidente e alle concessioni ai gilets jaunes, l'Eliseo prepara però anche una controffensiva.

Ieri il ministro degli Esteri Le Drian ha risposto al presidente americano Trump che continua a esprimere sul twitter il suo compiacimento per la rivolta dei francesi contro la carbon tax, invitando la Francia ad abbandonare la conferenza sul clima e raccontando che per i cortei di Parigi si urla We want Trump (slogan che però ha sentito solo lui dagli Usa e nessuno sul posto). «Dico a Donald Trump e glielo dice anche il presidente Macron ha risposto Le Drian - noi non interferiamo nei dibattitti americani, lasci la nostra nazione vivere la sua vita».

Controffensiva di Parigi anche sui social.

La Segreteria generale della Difesa nazionale sta coordinando un'operazione di verifica su attività considerate sospette sui social network. Le autorità ipotizzano che una potenza straniera (in particolare la Russia) possa aver incoraggiato l'apertura di profili (soprattutto su twitter) per diffondere notizie sul movimento dei gilets jaunes. Si tratta di profili media creati nelle ultime due settimane e basati all'estero che diffondono soprattutto immagini e video che lasciano pensare che la Francia sia «in preda a una guerra civile» con l'obiettivo di polarizzare il dibattito pubblico.

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