Dai preti rapiti alla volontaria, il rebus degli italiani scomparsi

Dai preti rapiti alla volontaria, il rebus degli italiani scomparsi
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 21 Gennaio 2019, 08:34 - Ultimo agg. 11:34
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Mentre si cerca di riportare a casa Luca Tacchetto, scomparso in Burkina Faso, ci sono altri otto italiani nel mondo che ancora non sono rientrati in patria. C'è chi è stato rapito dall'Isis o da al-Qaeda, ma anche chi ha fatto misteriosamente fatto perdere le proprie tracce. Casi irrisolti, ma su cui resta alta l'attenzione della Farnesina, dell'intelligence e delle forze dell'ordine.

Il caso più recente riguarda il rapimento di Silvia Romano, giovane cooperante prelevata dal suo villaggio di Chakama, in Kenya, dove si trovava per portare avanti il progetto Africa Milele Onlus. Non sono state perse le speranze di riportare Silvia in Italia e la polizia keniota è stata sin da subito molto attiva collaborando con le autorità italiane. È stato arrestato uno dei tre rapitori insieme ad almeno un centinaio di persone ritenute informate dei fatti o coinvolte nel sequestro mentre altri due indiziati sono ancora in fuga. L'italiana è stata rapita lo scorso 20 novembre in una zona a ottanta chilometri da Malindi, da due mesi la sua famiglia è in ansia aspettando la sua liberazione per cui si sta lavorando a testa bassa con il massimo riserbo.
 
A settembre fu la volta di Padre Luigi Maccalli, religioso appartenente alla Società delle missioni africane (Sma). Il sacerdote è stato preso in Niger da presunti jihadisti attivi nella zona. Padre Maccalli è stato più volte in Africa, missionario in Costa d'Avorio per diversi anni, è originario della diocesi di Crema. Al momento del rapimento il prelato era nella sua parrocchia di Bomoanga nei pressi della capitale nigerina di Niamey. Le speranze di ritrovarlo vivo non sono ancora svanite.

Si protrae invece da quasi sei anni la storia di Padre Paolo Dall'Oglio. Del gesuita italiano non si hanno più notizie dal luglio 2013, quando fu rapito nella zona di Raqqa, in Siria, dove avrebbe dovuto incontrare un esponente dell'Isis per negoziare la liberazione di un prigioniero. Dall'Oglio, 64 anni, ha vissuto per quasi trent'anni in Siria, ed è conosciuto per aver rifondato la comunità monastica cattolico-siriaca di Mar Musa. In passato sono state diffuse notizie contrastanti sul suo conto, quando un mese dopo il suo rapimento venne annunciata la sua morte, l'allora ministro degli Esteri, Emma Bonino, non fu in grado di smentire o confermare la notizia. Ovviamente il tanto tempo trascorso rende molto complesso tenere vive le speranze per una felice risoluzione del caso.

Tra i rapiti nelle mani di al-Qaeda ci sarebbe anche il 32enne bresciano, Alessandro Sandrini. L'uomo è sparito nell'ottobre del 2016 dopo essere partito per una vacanza in Turchia dalla quale non ha fatto più ritorno. Da allora quattro telefonate, l'ultima nel gennaio dello scorso anno, in cui chiedeva aiuto. A luglio Sandrini comparve in un video in cui indossava la solita tuta arancione, utilizzata dagli estremisti islamici per i rapiti, con due uomini che gli puntavano un mitra contro. Secondo l'agenzia americana Site, l'italiano sarebbe stato preso da un gruppo che aveva tra le mani anche il giornalista giapponese Jumpei Yasuda, il nipponico è stato liberato lo scorso ottobre e si spera uguale sorte per Sandrini.

Il caso più particolare è quello che riguarda Sergio Zanotti, imprenditore bresciano, scomparso nell'aprile del 2016 mentre si trovava in una località al confine tra la Siria e la Turchia. Il Mattino entrò in contatto con i presunti rapitori dell'uomo, mettendo a disposizione delle autorità italiane le conversazioni intercorse con la persona che asseriva di essere il jihadista autore del rapimento. Al nostro giornale furono inviati video con richieste di aiuto da parte di Zanotti e alcune immagini tra cui la foto del passaporto dell'uomo. In tutti i messaggi l'italiano e il presunto aguzzino avevano chiesto l'intervento del governo per evitare una sua eventuale esecuzione. Da almeno un anno non se ne sa più nulla e la notizia del suo effettivo rapimento non è mai stata confermata né smentita dalle autorità italiane che sono comunque in contatto con la famiglia dell'uomo.

Complesso anche il caso dei tre napoletani rapiti in Messico un anno fa.

Si tratta di Raffaele Russo, 60 anni, suo figlio Antonio, 25 anni, e suo nipote, Vincenzo Cimmino, 29 anni. I tre napoletani sono scomparsi dopo essere stati fermati dalla polizia in una stazione di servizio a Tecalitlan, nello Stato messicano di Jalisco, il 31 gennaio 2018. Si ritiene che proprio questi agenti avrebbero venduto i tre italiani a un gruppo criminale. Le speranze di un loro ritrovamento sono purtroppo ridotte al lumicino, ma le autorità sono al lavoro su questo caso come per tutti gli altri.

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