Canadese condannato a morte
in Cina, scontro diplomatico

Canadese condannato a morte in Cina, scontro diplomatico
di Erminia Voccia
Martedì 15 Gennaio 2019, 15:50 - Ultimo agg. 16:12
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Pechino aveva promesso dure conseguenze se la direttrice finanziaria e figlia del fondatore dell'azienda di telecomunicazioni Huawei non fosse stata liberata. Dall'arresto di Sabrina Meng, avvenuto all'aeroporto di Vancouver il 1 dicembre 2018, le minacce si sono tramutate in duri avvertimenti e ritorsioni diretti al Canada, dove il numero 2 di Huawei, anche conosciuta come la «principessa Meng», è agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e resta in attesa di estradizione negli Stati Uniti.

L'improvvisa condanna a morte da parte di un tribunale cinese del cittadino canadese Robert Lloyd Schellenberg per traffico di stupefacenti va ben al di là di un avvertimento e segna inevitabilmente l'apertura di una nuova e più cupa fase del contenzioso diplomatico con il Canada e della guerra commerciale in atto tra Usa e Cina. Il premier canadese Justin Trudeau si è detto «estremamente preoccupato» e ha accusato la Cina di aver applicato in modo del tutto arbitrario la sentenza di condanna a morte al caso del cittadino canadese. Trudeau, inoltre, ha aggiunto che “tutti i Paesi del mondo dovrebbero essere preoccupati” per l'atteggiamento di Pechino. Parole definite “irresponsabili” dalla portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hua Chunying.


Come ha rivelato l'agenzia cinese Xinhua, i beni di Schellenberg sono stati confiscati e il condannato potrà appellarsi alla decisione della corte. Schellenberg, 36 anni, era detenuto dal 2015 nella provincia di Liaoning e a novembre dell'anno scorso era stato condannato a 15 anni di carcere per aver introdotto illegalmente in Cina più di 200 chilogrammi di metanfetamine. Aveva presentato ricorso al tribunale di Liaoning, ma la sentenza era stata considerata troppo lieve da parte dell'accusa. Come scrive il South China Morning Post, l'uomo avrebbe anche provato a fuggire in Thailandia, quando seppe che la polizia era sulle sue tracce, e venne intercettato nel Guangzhou. Schellenberg è dunque diventato il bersaglio di Pechino che sta provando a forzare la mano contro il Canada e contro il premier Trudeau per la vicenda di Meng.
Il livello di tensione tra Cina e Canada era salito dopo le dichiarazioni dell'ambasciatore cinese in Canada Lu Shaye che su una rivista canadese aveva accusato il governo di Ottawa di “supremazia bianca” per il trattamento di Sabrina Meng. Lu il 9 gennaio, riporta il quotidiano The Globe and Mail, aveva scritto che “il Canada chiedeva alla Cina il rilascio dei cittadini canadesi senza mostrare alcun riguardo per Meng, detenuta ingiustamente dal Canada”.


Lo scorso 8 gennaio, inoltre, i servizi di sicurezza interni della Polonia avevano arrestato un cittadino cinese dipendente di Huawei e uno polacco con l'accusa di spionaggio, sulla scia dei sospetti crescenti generati in Europa, in Canada e negli Stati Uniti dai timori di possibili legami tra Huawei e i servizi di intelligence cinesi, accusati da Washington di spionaggio internazionale per conto del governo di Pechino. Entrambi gli uomini rischiano fino a 10 anni di carcere. Secondo i media polacchi, il cittadino cinese sarebbe il direttore delle vendite del colosso cinese in Polonia. “Weijing W”, Il cui nome è stato reso noto solo in parte, è stato identificato con Weijing Wang, laureato presso una delle più importanti università cinesi e, come ha scritto il Wall Street Journal, anche ex dipendente del consolato cinese nel porto di Danzica. L'altro detenuto in Polonia, “Piotr D”, sarebbe invece un funzionario pubblico e un'ex spia dell'agenzia dei servizi segreti polacchi. “Piotr D” avrebbe lavorato recentemente per Orange Polska, controllata locale di Orange e operatore di telefonia mobile ancora in affari con Huawei. In Polonia Huawei lavora con Orange Polska per testare la linea urbana delle reti 5G, nonostante Orange abbia già sospeso la collaborazione con l'azienda cinese per la propria rete 5G in Francia. Il governo polacco teme che i legami con Huawei possano permettere all'intelligence di Pechino di accedere alle informazioni sensibili per la sicurezza dello Stato e ad altre importanti informazioni dei membri Nato. Anche se un portavoce dei servizi di sicurezza polacchi ha dichiarato a Reuters che le accuse farebbero rifermento ad azioni individuali e quindi non sarebbero da ritenersi strettamente connesse a Huawei.
Dall'arresto della "principessa Meng", diversi Paesi europei hanno iniziato a ripensare i loro legami con il colosso cinese e a congelare i progetti per lo sviluppo delle reti 5G per rischi relativi sicurezza nazionale. Di recente la Norvegia e la Svezia hanno aperto un'inchiesta sui possibili pericoli per la sicurezza interna connessi all'affidamento a Huawei dello sviluppo delle infrastrutture necessarie per le reti di telecomunicazioni di quinta generazione.  Anche Australia, Nuova Zelanda e Giappone, hanno espresso le stesse preoccupazioni degli Usa riguardo le attività di Huawei.


 
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