Attentato Mosca, dalla polizia assente (nonostante gli avvertimenti) alle targhe bielorusse: cosa non torna nella dinamica della strage

Da alcune testimonianze emerge che tutte le porte del Crocus City Hall, tranne una, fossero chiuse dall'interno durante l'attentato

Attentato Mosca, dalla polizia assente (nonostante gli avvertimenti) alle targhe bielorusse: cosa non torna nella dinamica della strage
Attentato Mosca, dalla polizia assente (nonostante gli avvertimenti) alle targhe bielorusse: cosa non torna nella dinamica della strage
di Mario Landi
Domenica 24 Marzo 2024, 13:28 - Ultimo agg. 25 Marzo, 07:37
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L'ultimo bilancio parla di 133 morti e 152 feriti, un'autentica carneficina. L'attentato al Crocus City Hall di Mosca ha messo in evidenza una certa inefficienza da parte dei servizi di sicurezza russi, incapaci di prevenire e poi arginare un attacco armato temuto da tempo in città. Gli Stati Uniti, infatti, avevano avvertito la Russia già a inizio marzo di un possibile attentato di matrice islamica. Con le ambasciate di numerosi paesi che, a loro volta, avevano consigliato ai propri cittadini a Mosca di evitare luoghi affollati come raduni e concerti.

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La polizia assente e in ritardo

Come è possibile che, nonostante una tale mole di informazioni, non sia stato possibile evitare l'attentato? In una ricostruzione su "La Stampa" si legge che, secondo testimonianze, la polizia ha impiegato dai 35 ai 45 minuti per intervenire al Crocus.

Un fatto piuttosto insolito in Russia, dove il controllo delle forze dell'ordine è solitamente capillare, a maggior ragione in un momento in cui il rischio di attentati è certificato dagli avvertimenti ufficiali delle intelligence di altri Paesi.

Il caso della targa bielorussa

È possibile, dunque, che i servizi di sicurezza russi abbiano provato a mascherare questo loro flop attribuendo la colpa dell'attacco all'Ucraina? Di certo c'è che diverse ricostruzioni che arrivano da Mosca non trovano conferma. Innanzitutto, gli arresti di alcuni terroristi sono avvenuti nella regione di Bryansk, ma a soli 16 km dal confine con la Bielorussia.

Un fatto, questo, che smentirebbe la voce sparsa dal Cremlino secondo cui i terroristi stessero scappando verso l'Ucraina. Ma non finisce qui: la targa di un furgone usato per la fuga sarebbe bielorussa e non ucraina come fatto passare dagli organi di informazione russi.

I problemi di sicurezza del Crocus

I servizi di sicurezza, insomma, avrebbero fallito su più fronti. Da alcune testimonianze emerge che tutte le porte del Crocus City Hall, tranne una, fossero chiuse dall'interno durante l'attentato. La struttura, inoltre, sarebbe accatastata come edificio non ancora completato: eppure quella sera doveva ospitare un concerto sold out per 6.200 persone. Un suicidio, dal punto di vista operativo.

I profili degli attentatori

Per quanto riguarda gli attentatori, invece, stupisce come non siano stati intercettati prima, nonostante l'attenzione fosse alta sul fronte del contrasto alle cellule fondamentaliste. Attraverso ricerche incrociate nei database, che in Russia sono quasi prassi, emerge di tutto sulle loro vite. Muhammad Faizov, presunto membro dell'Isis-K, avrebbe addirittura un profilo su V Kontakte dove scriveva in russo o arabo frasi di zelo religioso («Oh Dio, proteggici da tutte le afflizioni di questo mondo dal tormento della tomba e dal tormento dell'Aldilà»). Di legami con l'Ucraina, invece, nessuna traccia.

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