Milano, morto dopo un trapianto al San Camillo: serve una nuova perizia sul cuore

Milano, morto dopo un trapianto al San Camillo: serve una nuova perizia sul cuore
Venerdì 18 Maggio 2018, 16:50 - Ultimo agg. 20 Maggio, 23:11
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MILANO L’esame degli esperti disposto dalla procura di Milano non è stato sufficiente. Serve una perizia con la formula dell’incidente probatorio sul cuore prelevato al San Raffaele a un quarantottenne milanese e poi trapiantato a un sessantenne cardiopatico, morto nel settembre 2016 all’ospedale San Camillo di Roma. E’ la richiesta avanzata al gip dal pm Francesco De Tommasi, dopo che nuovi documenti depositati dai suoi consulenti e dai legali dei familiari della vittima hanno evidenziato «patologie pregresse» dell’organo. Una consulenza aveva, invece, segnalato che l’organo era «idoneo a scopo di trapianto».

«RISCHI DI ESITO SFAVOREVOLE»
Nell’inchiesta, trasferita da Roma a Milano nei mesi scorsi, risultano indagati per omicidio colposo cinque medici, due del San Raffaele e tre del San Camillo. A metà marzo erano stati depositati gli esiti di una consulenza disposta dalla Procura milanese e dal lavoro degli esperti Cristina Basso, Ugolino Livi, Massimo Montisci e Francesco Tona, nominati dal pm Francesco De Tommasi, era emerso che il «rischio di esito sfavorevole» dell’intervento era da considerarsi «standard e le anomalie riscontrate nel cuore del donatore potevano al più allertare gli operatori per un monitoraggio stretto post-trapianto, ma niente avrebbero potuto fare con l’insufficienza d’organo appalesatasi immediatamente dopo il trapianto». In sostanza, la conclusione della consulenza era che il cuore risultava «idoneo a scopo di trapianto». Dopo il deposito dell’elaborato, però, e dopo alcune controdeduzioni fatte pervenire in Procura dall’avvocato Loredana Vivolo, che assiste i familiari dell’uomo morto dopo il trapianto, il pm ha chiesto ai suoi consulenti alcuni approfondimenti e chiarimenti sul «tempo di ischemia», superiore alle «cinque ore». E in queste nuove analisi si parlerebbe di «patologie pregresse» dell’organo.
«IL CUORE ERA PERFETTO»
Per il team di cardiochirurgia del San Camillo, al contrario, il cuore era perfetto. «L’organo trapiantato non era malato - spiega dettagliatamente il direttore del reparto Francesco Musumeci - diverse sono le complicanze che possono aver portato alla morte». E ne indica cinque: «Un rigetto iperacuto, una riposta infiammatoria sistemica, una infezione da endotossina batterica, una sindrome legata ai farmaci per l’anestesia o a seguito di ipertensione polmonare struttuale». L’uomo, aggiunge il direttore, «era un paziente critico già operato al cuore, più volte ricoverato per scompenso cardiaco e con defibrillatore. L’intervento è andato bene, poi sono intervenute delle complicanze». Quanto al cuore, «è stato sottoposto a esame ecocardiografico al San Raffaele ed era risultato in condizioni ottimali per il trapianto. Stesso esito - precisa Musumeci - dall’esame di coronografia effettuato sempre a Milano. Tutto è avvenuto secondo quelli che sono i percorsi standard e tutto è stato fatto con grande attenzione e responsabilità, sia da parte dei medici del San Raffaele sia da quelli del San Camillo». Ribadendo le ottimali condizioni dell’organo trapiantato, lo specialista sottolinea come «in alcune situazioni, proprio a causa della scarsità di organi si accettano ed utilizzano per il trapianto anche cuori che presentino piccole disfunzioni o imperfezioni, ma in questo caso tutti i parametri erano perfetti e non c’era alcuna evidenza contraria, come dimostrato dall’esito degli esami effettuati».
La perizia, a quanto pare, non ha dissolto tutti i dubbi.
Da qui la decisione della procura di chiedere al gip Roberto Arnaldi di disporre una perizia in incidente probatorio per cristallizzare le prove in vista di un eventuale processo e soprattutto per dirimere i dubbi emersi in questa vicenda. Nel caso il giudice decidesse di dare l’ok alla perizia, dovrà nominare degli esperti per il lavoro peritale. Esami a cui potranno assistere anche i consulenti di accusa, difese e parti offese.
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