Anna, morta di overdose a 19 anni. Mamma Rosy: «Addio, vorrei riaverti per un'ora»

Anna, morta di overdose a 19 anni. Mamma Rosy: «Addio, vorrei riaverti per un'ora»
di Diego Degan
Giovedì 16 Agosto 2018, 09:37 - Ultimo agg. 15:19
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SOTTOMARINA - «Vorrei riaverti solo per un'ora». Inizia così la lettera che mamma Rosy ha voluto scrivere alla figlia Anna Boscolo Berto, nel giorno del funerale di quest'ultima, celebrato da don Fabrizio Fornaro, prozio di Anna, assistito da altri sette sacerdoti, tra cui l'attuale e il precedente parroco, ai quali Anna aveva fatto riferimento, in passato, come animatrice dei gruppi giovanili. Nella chiesa di san Martino quella lettera è stata letta alle moltissime persone (almeno 800) che, ieri, hanno voluto dare l'addio alla 19enne.

E' stata un'amica a leggere quelle parole perché lei, Rosy, non ce la faceva a esprimere pubblicamente i suoi sentimenti coperti dal pianto. «Vorrei dirti quanto ti volevo bene ha scritto Rosy chiederti perdono se sono stata, qualche volta, pesante. Quello che ho fatto, l'ho fatto per amore». Frasi che sembrano esprimere tutto il rimpianto e il dolore di chi si sente in colpa per non aver, probabilmente, capito fino in fondo quello che Anna stava passando. Eppure, a guardare ora i comportamenti della ragazza, che stesse chiedendo aiuto, sembra quasi scontato. Un anno fa aveva cercato di ricominciare a frequentare la palestra, lasciata tre anni prima; un mese fa, ha ricordato il parroco don Pierangelo Laurenti, aveva chiesto di tornare a fare l'animatrice nei campi scuola. Un'intenzione che sembra stridere con quell' «orientamento religioso: atea» scritto sul suo profilo facebook ma che, invece, dimostra la crisi interiore che Anna stava vivendo. Così come il suo trasferimento a Padova (per motivi di studio o di distacco da un certo ambiente?) o il lavoro parallelo agli studi («Negli ultimi due anni ho lavorato e non ho potuto frequentare la parrocchia» aveva scritto in una mail a don Pierangelo) che poteva essere un modo di tenersi impegnata. Insomma, tanti tentativi di farcela, tanti sforzi per trovare una strada diversa da quella percorsa, dapprima lentamente, poi, forse, anche a precipizio e senza averne completamente l'intenzione, quella domenica 7 agosto. Una strada finita a casa di un amico, insieme al recente fidanzato, entrambi con problemi di droga, tra fiale di metadone e pastiglie di Xanax, fino alla morte in un letto non suo, lontano da famiglia e amici. Amici che hanno voluto, invece, ricordare Annina come l'avevano conosciuta loro, prima che qualcosa, ancora non chiarito, se la portasse via. «I giochi insieme in piazza Todaro», «i tuoi occhi grandi e profondi», «il tuo sorriso contagioso», «la tua voce»: brevi flash di una vita troppo breve, illuminata dai racconti di chi l'ha conosciuta. Fino all'epilogo di quella bara bianca che esce dalla chiesa tra i pianti delle sue coetanee.

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