Mamma uccide la figlioletta di tre giorni. «Aveva dormito poco, si è sentita in difficoltà»

Uccide la figlioletta gettandola a terra. «Federica aveva dormito poco, si è sentita in difficoltà»
Uccide la figlioletta gettandola a terra. «Federica aveva dormito poco, si è sentita in difficoltà»
Martedì 22 Gennaio 2019, 13:19 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 11:31
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Ha ucciso la sua figlioletta neonata scaraventandola per terra. La donna 42anne, ora è piantonata nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Vicenza, dopo aver tentato di suicidarsi tagliandosi la gola con un coltello ma senza riportare ferite gravi. Il primario di psichiatria del San Bartolo e capo del dipartimento di salute mentale dell’Ulss 8, intervistato dal Giornale di Vicenza, ha parlato delle condizioni della donna, da esperto di depressione post partum (ECCO COS’È) e di disturbi che possono colpire la psiche.

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«Ho parlato a lungo con la signora - ha detto Danieli - ricorda tutto, è lucida. Ci ha raccontato in modo dettagliato ciò che ha fatto ed è consapevole delle conseguenze che si aprono dinanzi a lei: ci ha spiegato tutto senza difficoltà». «Quando si è vista a casa il primo giorno con la bambina si è sentita in difficoltà - ha aggiunto il medico - nonostante abbia una bella famiglia, un marito affettuoso, tante persone pronte a starle vicino. Nei giorni precedenti aveva dormito poco. Si è gradualmente insinuato un malessere e tutto è diventato problematico»​.

AVEVA POCHI GIORNI  La bimba era nata mercoledì 16 gennaio, nell'ospedale San Bortolo di Vicenza, e dimessa sabato. Nella villetta di Lisiera di Bolzano Vicentino, dove la coppia viveva da una decina d'anni, tutto era stato sistemato per il suo arrivo. Sui balconi di casa c'erano i fiocchi rosa di benvenuto, dentro i due aveva predisposto ogni cosa per l'inizio della nuova vita da genitori. Nella pagine di un social network che la neo-mamma aggiornava meticolosamente con foto e ritratti di bambini, c'era la sezione 'New Life': una infinita serie di consigli per i neonati, le «8 attenzioni post-parto che ogni mamma deve avere», i suggerimenti per evitare rischi al nascituro, i metodi migliori per l'allattamento. Una cornice perfetta, che era solo apparenza.

LA TRAGEDIA Qualcosa si è rotto subito domenica sera. La donna aveva appena dato la poppata alla figlia. Il papà era in un'altra stanza. All'improvviso - è il racconto fatto dall'uomo ai carabinieri - ha sentito un tonfo, sordo, come di qualcosa che cade a terra. Poi ha udito la moglie pronunciare frasi sconnesse, quindi un secondo colpo. Si è precipitato nella stanza, scorgendo la bimba a terra, ha cercato di prestarle soccorso, e in quel mentre la moglie, preso un coltello da cucina, si è barricata nel bagno, dove si è inferta un taglio alla gola, fortunatamente non profondo.

Le prime ipotesi indirizzano verso una crisi psichiatrica «post partum» che avrebbe colto la neo-mamma. Il marito, un 41enne originario della provincia di Padova, ha chiamato il 118, ed ha avuto il sangue freddo di avvisare un vicino di casa perchè uscisse in strada ad aspettare l'ambulanza. I sanitari del Suem, giunti in breve tempo, si sono resi subito conto delle condizioni disperate della neonata, che è stata rianimata sul posto per poi essere stata trasportata al San Bortolo. Ma nonostante il prodigarsi dei medici del reparto di terapia intensiva pediatrica non c'è stato nulla da fare. La bambina è spirata poco dopo la mezzanotte.

ARRESTATA La madre è stata arrestata e portata nel reparto di Psichiatria, guardata a vista dai militari dell'Arma. La ferita al collo non desta preoccupazioni, e la donna è considerata fuori pericolo.

I carabinieri della compagnia di Thiene (Vicenza), che stanno svolgendo le indagini, hanno potuto sentire solo il marito, che pur in stato di choc ha raccontato quanto successo. Una vicenda terribile, non priva tuttavia di molti, scioccanti precedenti. L'ultimo in ordine di tempo - pur se con dinamiche diverse - quello dei due bimbi di 6 e 19 mesi uccisi nel settembre scorso a Rebibbia dalla mamma, una detenuta tedesca di 31 anni, che li aveva lanciati dalle scale della sezione nido del carcere romano. 

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