Bimbi uccisi dalla mamma, strazio ai funerali ad Aymavilles: il pianto disperato del papà

Bimbi uccisi dalla mamma, strazio ai funerali ad Aymavilles. Il pianto disperato del papà
Bimbi uccisi dalla mamma, strazio ai funerali ad Aymavilles. Il pianto disperato del papà
Domenica 18 Novembre 2018, 18:51 - Ultimo agg. 19 Novembre, 10:00
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È rimasto impassibile per quasi tutta la funzione religiosa, circondato dai familiari, ma alla fine non ce l'ha più fatta ed è scoppiato in un pianto disperato. Nella chiesa stracolma di Aymavilles, seduto in prima fila, Osvaldo Empereur, assistente capo del Corpo forestale valdostano, ha assistito ai funerali della moglie Marisa Charrere e dei figlioletti Nissen e Vivien, di 7 e 9 anni.
 

È stata lei, con un micidiale cocktail a base di cloruro di potassio iniettato con la siringa, a ucciderli prima di togliersi la vita nella notte tra giovedì e venerdì scorso. Neanche tre giorni dopo, la comunità del piccolo paese alle porte di Aosta si è ritrovata per le esequie.
Un freddo pungente, mitigato solo in parte dal sole di novembre, ha accolto le oltre mille persone che hanno voluto dare l'ultimo saluto alla donna, infermiera nel reparto di cardiologia dell'ospedale Parini di Aosta, e ai suoi bambini.

 
 

Una lunga processione, iniziata un'ora prima dei funerali. Gli Charrere e gli Empereur a Aymavilles sono famiglie numerose, punti di riferimento per tutti. La piccola chiesa di Cristo Re traboccava, il resto dei presenti è rimasto fuori, sul sagrato. Sono sfilati i compagni di scuola di Nissen e Vivien, le giacche nerazzurre dello sci club Drink, le colleghe di Marisa. In mezzo i volti impietriti degli anziani, gli abbracci tra le mamme, l'incredulità degli uomini del paese. Poco dopo le quindici le campane hanno iniziato a suonare a lutto.

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«È un momento difficile, di sofferenza, dove siamo chiamati a vivere una grande solidarietà - ha sottolineato il parroco di Aymavilles, don Renato Roux - e tante persone vivono con noi questa preghiera. È uno dei momenti più tristi per questa comunità. Siamo attoniti, senza parole. Bisognerebbe chiudersi nel silenzio e nella preghiera. Ma sono chiamato a portare un pò di luce, un pò di speranza in questa situazione di dolore infinito e incomprensibile». Si leggono passaggi del libro del profeta Daniele, della Lettera agli ebrei, del Vangelo secondo Marco. Una bava di vento gelido agita il pino argentato a pochi passi dalla chiesa.

 

«La sofferenza che Marisa si è portata da sola - ha detto al microfono una cugina - ci ha stretto il cuore. Ora Marisa è in pace, con Nissen e Vivien. Ma noi dobbiamo imparare a stare vicino alle persone che sono sole. E non diciamo cose che fanno male, teniamocele per noi, non giudichiamo». I riferimenti ai «pettegolezzi» di paese che cercano di dare una spiegazione al terribile gesto della donna sono chiari.

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La cantoria di Aymavilles intona una struggente Hallelujah di Leonard Cohen, i singhiozzi spezzano il silenzio. La messa è finita. Osvaldo Empereur si inginocchia davanti alle bare, pochi riescono a trattenere le lacrime. I tre feretri si avviano quindi verso l'uscita, su quelli bianchi dei due bambini qualcuno ha appoggiato sciarpe e bandiere della Juventus. I bambini di Aymavilles liberano dei palloncini bianchi e uno, rosso, a forma di cuore, che il vento spinge verso le montagne.

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