Arancia meccanica in villa: «Una raffica senza fine di pugni in faccia, ero sicuro di morire»

Arancia meccanica in villa: «Una raffica senza fine di pugni in faccia, ero sicuro di morire»
di Walter Berghella e Serena Giannico
Lunedì 24 Settembre 2018, 07:30 - Ultimo agg. 19:20
4 Minuti di Lettura

LANCIANO - «Ho visto una luce fioca nel corridoio, credevo fosse mia moglie e invece in un attimo mi è arrivata una raffica di pugni in faccia, è stata una macelleria. Sono ancora terrorizzato, sono state scene da film dell'orrore, io e mia moglie siamo vivi per miracolo». Parla con un filo di voce Carlo Martelli in un letto nel reparto di Chirurgia all'ospedale Renzetti di Lanciano. Sul volto tumefatto i segni della notte da incubo di cui è stato vittima con la moglie Niva, per due ore ostaggio di una banda di rapinatori sanguinari. Si guarda intorno, il medico presidente dell'Anffas, e incrocia lo sguardo commosso delle figlie, che vivono altrove e che subito sono rientrate a Lanciano non appena hanno saputo del dramma vissuto dai genitori. Ma in quella stanza d'ospedale è anche continuo il viavai di colleghi e amici - Martelli è medico in pensione ma ha collaborato con molti di loro -. La moglie è invece ricoverata al Multidisciplinare.
 
Martelli prende fiato e trova la forza di raccontare quei terribili momenti: «Mi hanno tritato. Sbattuto a terra, legato mani e piedi con un filo di computer. A mia moglie hanno legato solo le mani» dice. E ricorda con un brivido le minacce: «L'unico che ha parlato, in buon italiano, è stato chiaro: dimmi dov'è la cassaforte, ripeteva. I banditi non credevano che non ci fosse, a ogni domanda mi mollavano un cazzotto e se non gliel'avessi detto minacciavano di fare a pezzetti mia moglie: lei dormiva in un'altra stanza perché al mattino presto sarebbe dovuta partire per Roma, l'hanno trascinata da me e a un certo punto hanno cercato di soffocarla. Quando ho visto un fiotto di sangue schizzare dal suo orecchio tagliato non ci ho capito più nulla: ero sicuro che ci avrebbero ammazzati».

I banditi si sono allontanati solo dopo aver prelevato soldi con le carte di credito di Martelli. E in quel momento c'è stata un'altra scena che il medico non potrà mai dimenticare: «L'unico della banda che ha parlato mi ha salutato dicendo: A dottò, se mettete la cassaforte fateci sapere che noi stiamo in zona. E' stato atroce».

Sotto choc Alfredo Martelli, fratello del medico che per primo è intervenuto per assistere Carlo e Niva: «Il film di Arancia meccanica fa ridere rispetto a quello che hanno fatto, qui non ci sentiamo sicuri, non c'è controllo del territorio» ha detto ricordando i precedenti casi di furti e rapine in zona, «anche se una cosa del genere così non si era mai vista». Un'azione criminale che ha turbato anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini: «Faremo di tutto per arrestare i colpevoli e a farli marcire in galera, non si può vivere con paura anche in casa propria» il suo commento. Turbata e incredula la comunità frentana, non solo per la rapina in sè - la terza in un anno da queste parti - ma per l'efferatezza con cui è stata compiuta. Il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, parla di «barbarie». Ieri è stato tra i primi ad andare in ospedale per sincerarsi delle condizioni di Carlo Martelli e Niva Bazzan: «Ho voluto testimoniare loro la stima mia e dei cittadini.

Anche se non sono in pericolo di vita hanno riportato danni visibili e importanti che fa capire atrocità e ferocia dell'aggressione». Pupillo, ex diabetologo, ha condiviso anni di lavoro con loro: «Carlo e Niva hanno lavorato per aiutare gli altri con impegno straordinario con l'Anffas e in ospedale con esperienza e contributo di umanità. Ciò fa più male. L'aggressione sorprende e fa rabbia e forte è la reazione emotiva».

© RIPRODUZIONE RISERVATA