Infermiera uccide i figli con un'iniezione letale: «Non ce la faccio più»

Infermiera uccide i figli con un'iniezione letale: «Non ce la faccio più»
di Giacomo Nicola
Sabato 17 Novembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 13:08
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TORINO - Ha usato la stessa sostanza utilizzata negli Stati Uniti per le esecuzioni. Marisa Charrère, 48 anni, ha ucciso così i suoi due figli, Nissen di 7 e Vivien di 9. Prima li ha sedati e poi ha fatto loro un'iniezione letale di potassio. Allo stesso modo si è poi tolta la vita. I due bambini sono stati trovati morti nei loro letti: la madre, un'infermiera esperta, era invece riversa in soggiorno. Un dramma che si è consumato nella notte tra giovedì e venerdì, in un'abitazione nel centro di Aymavilles, paese a pochi chilometri da Aosta. L'abitazione si trova proprio a fianco della chiesa parrocchiale del piccolo comune, una palazzina di pochi alloggi. Ad avvertire la polizia è stato il marito della donna, Osvaldo Empereur, agente del corpo forestale della Valle d'Aosta, in servizio alla caserma di Arvier, che dopo il suo rientro a casa, verso mezzanotte, ha trovato i corpi dei figli e della moglie.
 
Marisa, infermiera nel reparto di cardiologia dell'ospedale di Aosta, si è procurata il cocktail di farmaci sul posto di lavoro. Dopo aver ucciso i bambini con due iniezioni, li ha poi adagiati su un divano letto in una stanza degli ospiti al piano terra della loro casa. Per spiegare il suo gesto, ha lasciato due lettere, scritte a mano e indirizzate al marito, nelle quali si doleva del peso insopportabile delle avversità della vita. La polizia ha accertato che a scrivere le lettere è stata propria Marisa, confrontando la grafia con altri scritti presenti in casa. Il pm Carlo Introvigne, dopo un sopralluogo nell'abitazione, ha disposto l'autopsia sulle salme. La prima ipotesi è che siano stati avvelenati con il potassio, ma saranno gli esami tossicologici a confermare la composizione del cocktail letale. Nelle stanze sono state trovate soltanto delle siringhe. Giovedì pomeriggio, poche ore prima di uccidere i suoi figli, Marisa sembrava calma, lucida e tranquilla. Una quadro che emerge da uno scambio di sms con alcune colleghe di infermiere per discutere di lavoro. Anche in occasione del suo ultimo turno in ospedale sembrava serena. «Ci ha parlato dei figli, come solo una madre amorevole sa fare» hanno raccontato alcune colleghe ancora incredule. In ospedale sono rimasti tutti sgomenti. E hanno scritto una lettera per ricordare Marisa.

«Infermiera della cardiologia da molti anni, ha sempre dato prova di essere una professionista preparata, attenta ai bisogni dei pazienti, scrupolosa. La sua umanità si estendeva non solo ai bisogni dei pazienti, ma anche a quella dei familiari che, preoccupati dallo stato dei loro congiunti, ricevevano sempre da lei parole e gesti di conforto. Rappresentava per i suoi colleghi un esempio a cui ispirarsi Nei momenti di pausa del lavoro e nei momenti di incontri al di fuori dall'attività lavorativa ha sempre manifestato l'indole di una mamma attenta ai bisogni dei figli, presente, dedicata alla famiglia con un amore che solo le mamme sanno comprendere. Era rammaricata di averli avuti da grande ma questo era un motivo per accompagnarli sempre nelle loro attività scolastiche e sportive. Adorava i suoi figli. Il rammarico per le persone che l'hanno conosciuta e apprezzata e di non aver colto nei suoi occhi quella grandissima sofferenza che aveva nell'animo». I bambini frequentavano la scuola elementare del paese. Gli psicologi d'emergenza sono stati chiamati per avvisare i compagni. Sia Nissen che Vivien facevano sci di fondo: il più grande aveva iniziato le gare, voleva seguire le orme del nonno. Era il suo sogno.

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